Dott. Chiodi, Lei ieri ha rilasciato un’intervista a SkyTG24, in cui, ad una platea nazionale, ha descritto tanti aquilani come sognatori che sperano di veder riaperto il centro storico in 10 mesi. Forse dimentica che sta parlando degli stessi aquilani che sono rimasti per 8 mesi nelle tende, come può lontanamente pensare che aspirino a tanto? Ma forse il suo compito era soltanto quello di sminuire le manifestazioni in corso, senza peraltro dargli una connotazione politica, come miseramente tentato da Guido Bertolaso o da alcuni giornali che non sanno dove sia di casa l’informazione.
La maggior parte degli aquilani in questi mesi ha subito un’informazione a senso unico, in cui con la logica dell’emergenza sono state prese decisioni non in grado di soddisfare i bisogni alloggiativi di migliaia di cittadini, spendendo totalmente i pochi finanziamenti disponibili, di cui peraltro ancora si chiede trasparenza totale, con dubbi molto seri sull’impatto futuro sulla citta’.
Nel frattempo, niente si e’ mosso per il centro storico, a parte puntellare in modo indiscriminato, e la ricostruzione complessiva (quella vera) e’ appena agli inizi. Il centro storico non rappresenta una zona circoscritta della citta’, non e’ “solo un centro antico” come a qualcuno piace descriverlo. Il centro storico e’ il cuore dell’Aquila, e’ la casa (quella vera) di tanti cittadini, un luogo di ritrovo quotidiano, che rendeva differente ed unica questa citta’.
Ed analoghe considerazioni riguardano i tanti comuni del cratere.
Sappiamo che non sara’ possibile ricostruire tutto come prima e forse dov’era prima, ma pensare che molti cittadini stiano ad aspettare tranquilli i tempi della politica, le decisioni accomodanti, attendendo per decenni che la citta’ e le periferie siano ricostruite, potrebbe voler dire far morire lentamente la citta’ che abbiamo conosciuto e vissuta.
Lei dovrebbe occuparsi di risolvere problemi che sappiamo enormi: smaltimento delle macerie in tempi brevissimi (non 3-5 anni), finanziamenti adeguati ed in tempi brevi (quelli del decreto n.39 sono ridicoli per quantita’ e tempistiche), proroga delle tasse ed abbattimento della quota da restituire come per altri terremoti (sta facendo qualcosa su questa palese discriminazione?), zona franca urbana (minima cosa in confronto ai punti precedenti, e sappiamo che e’ intervenuto e qualcosa sembra muoversi), e così via, fino alla semplice proroga dei pedaggi autostradali per gli sfollati fuori citta’, ancora ferma dopo 1 mese.
Non vogliamo credere che il suo ruolo sia soltanto quello di fornire delle linee guida di ricostruzione dopo di che saranno i sindaci ad accollarsi tutti gli oneri.
Di certo, molti aquilani non saranno più ad aspettare nel silenzio. A quei pochi che nei mesi scorsi manifestavano, cercavano di informare, si indignavano per scelte ritenute poco idonee, messi con destrezza all’angolo da un’informazione senza scrupoli, se ne aggiungono ogni giorno tanti, tanti altri, man mano che aumenta la consapevolezza del proprio futuro. Cittadini di differente ideologia, mossi non dalla politica ma da una consapevolezza ed obiettivi comuni.
Siamo terremotati Dott. Chiodi, ma molti non hanno alcuna intenzione di restarlo per decenni. Rivogliamo le nostre case, quelle vere (ricostruite o nuove che siano), la nostra citta’, i nostri borghi. Questo e’ l’impegno che tutti gli aquilani dovrebbero sentire come obiettivo da raggiungere, in pochi anni, non decenni.
Il suo impegno, e degli amministratori che ci rappresentano, e’ di fare la vostra parte per rendere possibile questo obiettivo, essere a fianco della popolazione, delle sue esigenze, lottare per il suo futuro.
Il nostro incubo, come lo ha definito, non e’ quello di svegliarci dopo aver sognato. Ma e’ quello di non aver sperato, ed aver reso l’incubo realta’.