Un altro articolo da www.primadanoi.it (e da www.site.it), di approfondimento sulla poca trasparenza dei fondi utilizzati per la gestione dell’emergenza in Abruzzo. Un’ordinanza (n.382o del 12 novembre) che, secondo l’autore dell’articolo non solo impedisce gli accertamenti e le verifiche su almeno 132 subappalti sospetti, ma rende inutilizzabili le prove gia’ raccolte da parte delle forze dell’ordine. L’autore (Angelo Venti) e’ lo stesso che ha messo in evidenza il subappalto da circa 1 milione del Sen. Piccone del PdL; esatto, proprio quello ha gia’ spostato il Capoluogo a Pescara. Una domanda: perché di questi fatti se ne parla sono online, mentre la stampa cartacea ed i politici abruzzesi (anche dell’opposizione) sembrano ignorarli o rilasciare semplici comunicazioni di circostanza? Non varra’ mica il detto “O Francia o Spagna, purché se magna?”
Somma urgenza, leggi scritte da sé, enti pubblici esautorati, aggirate tutte le leggi urbanistiche del territorio, saltate tutte le procedure per gli appalti pubblici, affidamenti diretti, il 50% delle centinaia di milioni di euro affidati a ditte in subappalto “direttamente” e senza alcun controllo.
E poi al muro di gomma sollevato dalla Protezione civile su indicazione del governo corrisponde il depotenziamento delle istituzioni preposte al controllo, la Corte dei Conti e’ fuori, non sono ancora stati attivati i nuclei di controllo speciali in prefettura.
La procura che vuole vederci chiaro, invece, ha dovuto fare i conti con alcuni provvedimenti che in seguito avrebbero vanificato una serie di controlli ed indagini.
Benvenuti nel magico mondo della ricostruzione aquilana.
Mentre fiumi di soldi vengono spesi senza alcuna pianificazione, concertazione o interpellanza del territorio e della popolazione (vessata dalla tragedia del terremoto) c’e’ chi si arricchisce e chi, suddito, non riesce a scardinare un sistema di potere perfetto inattaccabile e blindato.
La precisa analisi di tutto quanto sta accadendo la fa ancora una volta site.it con Angelo Venti, del presidio locale di Libera, praticamente nel silenzio quasi totale della politica che finora non ha saputo esprimere un controcanto adeguato.
Anche i comitati della prima ora sembrano aver perso quella forza iniziale mentre la maggior parte delle persone hanno trovato una momentanea serenita’ con situazioni alloggiative più dignitose.
Ma quando il disagio e l’incubo saranno finiti e si sveglieranno, probabilmente stenteranno a riconoscere il loro territorio.
Venti descrive il sistema della Protezione civile come perfetto e funzionante per escludere i processi democratici che pure sono previsti dalla legge per l’emergenza e poi grazie a super poteri riesce ad essere immune anche dai controlli democratici.
Ma tra le polemiche e’ lungo l’elenco di segnalazioni sospette su operazioni dubbie che hanno contribuito all’emorragia di milioni di euro.
In principio fu l’affare dei 3500 bagni chimici affittati direttamente a prezzi elevati e poi tutte le forniture alimentari dei primi mesi dell’emergenza, acquistati tutti da fuori regione con aggravi di costi diretti e indiretti (si poteva aiutare l’economia abruzzese…).
Dubbie, secondo Venti, anche le modalita’ in cui sono avvenuti i ritiri dei certificati antimafia a varie ditte (tra cui l’Impresa Di Marco srl poi esclusa per sospetta vicinanza a Cosa nostra), il subappalto senza gara a una ditta del senatore nonche’ coordinatore del Pdl in Abruzzo Filippo Piccone. Dubbi ne sono saltati fuori anche nell’inchiesta della Procura di Pescara sulla realizzazione degli uffici Asl di L’Aquila oppure sulla costruzione della nuova Casa dello studente da parte della regione Lombardia, caso finito in mano alla Procura dell’Aquila.
«Sono tutti episodi», fa notare Angelo Venti, «che presi singolarmente fanno pensare a qualcosa che non funziona per semplice incapacita’ di chi gestisce e coordina. Ma se si prova a guardare il problema da un’altra ottica, cioe’ se si ipotizza che invece il sistema messo in piedi a L’Aquila e’ stato plasmato dal Dipartimento di Protezione civile proprio per poter ottenere questi effetti, allora ci si rende conto che il sistema funziona alla perfezione. E il panorama che emerge e’ da far tremare i polsi».
PIENI POTERI A BERTOLASO: ENTI ESAUTORATI
«Subito dopo la scossa del 6 aprile», si legge su site.it, «il Dipartimento esautora gli enti locali dei loro poteri, disarticola le forze dell’ordine nelle loro funzioni e – dopo averlo spopolato di gran parte dei suoi abitanti – militarizza il territorio. Contemporaneamente, la Protezione civile avvia il Progetto CASE e assegna appalti per centinaia di milioni di euro per la costruzione di 4.700 nuovi alloggi. Lo fa senza coinvolgere gli enti locali e in deroga a tutto: leggi urbanistiche, Piani regolatori, Piani paesistici e – soprattutto – alla legge sugli appalti.
Lo fa utilizzando due poteri che gli vengono concessi in nome dell’emergenza: il Potere di Ordinanza, cioe’ scrivendosi le leggi da sola, e il Potere di di Deroga, cioe’ eludere le altre leggi vigenti. Soprattutto può farlo senza passaggi parlamentari e senza controlli, nemmeno della Corte dei Conti. Un sistema di poteri straordinari fuori da ogni controllo che – se non viene maneggiato con cura o se viene posto nelle mani sbagliate – può portare a esiti imprevedibili e produrre il disastro. Un caso emblematico, dicevamo, e’ quello del Progetto CASE. Il Dipartimento elabora il progetto e dispone il bando di gara a cui – per la sua stessa natura e per i tempi stretti di realizzazione – possono rispondere solo poche ditte».
AUMENTATA LA PERCENTUALE PER I SUBAPPALTI
In questo scenario gia’ di per sé preoccupante si registrano anche decisioni che non favoriscono il controllo. E’ il caso della percentuale di lavoro subappaltabile che per legge e’ fissato al 30% ma che Bertolaso ed i suoi decidono di elevare al 50%.
Il risultato pratico e’ chiaro: la meta’ dei lavori vengono affidati direttamente a ditte private e senza alcuna gara, la ditta A che risulta vincitrice del bando da 10 milioni poi decide da sé a chi affidare 5 milioni di lavori senza dover rispettare alcuna regola).
FORZE DELL’ORDINE CON ARMI SPUNTATE
Parallelamente non si forniscono alle forze dell’ordine gli strumenti di controllo per le verifiche delle ditte impegnate nei cantieri e quelli previsti nel decreto non vengono resi operativi.
«Le “Linee guida” indicate dal “Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere“ e persino l’allaccio telematico della prefettura alle Banche dati del CED», spiega Angelo Venti, «non arrivano o arrivano con forte ritardo. Strumenti fondamentali quali la “Anagrafe informatica di elenchi di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso” – cui dovrebbero rivolgersi gli esecutori dei lavori oggetto del decreto Abruzzo – non viene ancora creata e nemmeno viene emanato il decreto per la Tracciabilita’ dei flussi finanziari. Inoltre, non si conosce ancora la composizione e nemmeno se e’ operativa la “Sezione specializzata” localizzata in Prefettura. E poi ancora: non risulta ancora emanato nemmeno il decreto che renderebbe operativi altri strumenti di contrasto, quali il Gicer, cioe’ il Gruppo interforze centrale per l’emergenza e ricostruzione».
OBBLIGO DI ACCETTAZIONE DI SUBAPPALTO AGGIRATO
Molte ditte subappaltatrici avrebbero iniziato i lavori nei cantieri senza la necessaria comunicazione di accettazione da parte della stazione appaltante, cioe’ la Protezione civile.
«Nel fare bandi e ordinanze al potente “Ufficio consulenze legali” del Dipartimento», si legge ancora nell’articolo del responsabile di Libera, «si sono dimenticati di derogare anche a questa norma: si apre così una falla che rischia di diventare una voragine. Le forze dell’ordine, malgrado i pochi mezzi a disposizione, si mettono comunque al lavoro ed eseguono una serie di accessi direttamente nei cantieri per le verifiche: accertano così la presenza di almeno 132 imprese al lavoro con posizione irregolare. A questo punto nel Dipartimento si sentono mancare la terra sotto i piedi e la preoccupazione diventa panico: tutto il castello di appalti e subappalti rischia di franare rovinosamente con conseguenze imprevedibili».
E cosa fa la Protezione civile?
Prende provvedimenti contro le ditte per subappalto non autorizzato?
No, ricorre ancora una volta al potere di ordinanza e di deroga e con il gioco ancora in corso cambia le regole.
«A meta’ novembre, con l’Ordinanza n. 3820, nell’art 2 inserisce il comma 2. Con una mossa maldestra», aggiunge Venti, «il Dipartimento elimina – retroattivamente – il reato di subappalto non autorizzato. Un intervento di una gravita’ inaudita, un colpo di spugna che impedisce non solo gli accertamenti e le verifiche su almeno 132 subappalti sospetti, ma rende inutilizzabili le prove gia’ raccolte da parte delle forze dell’ordine. Come risulta sempre più evidente, quella della emergenza terremoto e’ una gestione al limite della legalita’ e ben oltre quello della decenza».
Come risulta sempre più evidente, quella della emergenza terremoto e’ una gestione al limite della legalita’ e ben oltre quello della decenza. Si spera che qualcuno prima o poi chiamera’ il Dipartimento a rendere conto del suo operato ai cittadini e non solo.
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