Trovo stupefacente la risposta di Bertolaso ai consiglieri comunali aquilani che hanno richiesto l’accesso ad atti relativi alle attivita’ della Protezione Civile sul territorio del loro Comune.
Il loro interesse all’accesso e’ insito nella funzione pubblica, elettiva e di rappresentanza dei cittadini e questi aspetti non possono non integrare il “deficit” di motivazione contestato da Bertolaso. La differenzazione operata dalla Protezione Civile tra la L. 241/90 e la L. 267/00 (la prima si applicherebbe per l’accesso agli atti dello Stato e la seconda agli atti del Comune) e la conseguente pretesa di motivare l’accesso e’ dunque strumentale e pretestuosa sul piano politico, oltre che discutibile anche sul piano giuridico, tenuto conto che il Consiglio di Stato ha gia’ affermato che l’accesso agli atti da parte del consigliere comunale può essere esteso anche a soggetti formalmente diversi dal Comune (ad esempio una S.p.a. pubblica), laddove le informazioni richieste risultino funzionali all’esercizio del mandato elettivo.La Protezione Civile sta profondamente incidendo con la sua attivita’ su aspetti che hanno una rilevanza senza precedenti, rispetto alla funzione degli eletti al Comune de L’Aquila.
Per questo non posso non considerare stupefacente la pretesa di Bertolaso di assimilare la richiesta di accesso agli atti di un consigliere comunale aquilano (anche il sindaco e’ un consigliere comunale!) a quella di qualsiasi altro cittadino italiano. E ancora più stupefacente considero che mentre il Governo, in nome della trasparenza, ritiene fondamentale far sapere agli italiani i compensi di Santoro o di Floris, lo stesso governo ritenga illegittima la pretesa di un consigliere comunale aquilano di conoscere come vengono spesi i soldi sul proprio territorio.
E’ la stessa logica seguita da Governo Berlusconi nel processo (e nella prescrizione!) breve, nel quale corrotti e corruttori dovrebbero farla franca, a differenza degli immigrati clandestini che dovrebbero continuare a essere processati e condannati per anni. In materia di trasparenza, Santoro e Floris sono tenuti a far sapere quanto guadagnano, mentre i consiglieri comunali e con loro tutti i cittadini aquilani non sono tenuti a sapere come vengono spesi i soldi destinati al loro territorio e, soprattutto, chi ci sta guadagnando e come ci sta guadagnando.