Ventimila aquilani tuttora ospiti nelle strutture della costa. Una delocalizzazione non accettabile forse in nome di certi interessi economici.
Ricostruzione in Abruzzo, troppa burocrazia. Dal convegno tenutosi oggi a L’Aquila, promosso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che ha fatto il punto sulla situazione dopo il tragico sisma del 6 aprile, e’ venuta forte la denuncia sulla lentezza con cui vengono esaminate le pratiche per la riparazione degli edifici lesionati.
“Dalle ore successive al sei aprile fino ad oggi gli ingegneri italiani hanno fornito un contributo che e’ stato da lezione per tutta l’Europa”. Con queste parole Giovanni Rolando Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) ha aperto i lavori del convegno tenutosi oggi con l’obiettivo di fare il punto sullo stato della ricostruzione post terremoto e le sue prospettive. “I prossimi 1000 giorni, strategie ed interventi”, questo il titolo dell’assise, promossa dallo stesso CNI in collaborazione con il proprio Centro Nazionale Studi Urbanistici che ha visto la presenza di professionisti provenienti da tutta Italia. In piu’ di ottocento hanno gremito l’Auditorium della Scuola di Coppito della Guardia di Finanza, luogo nevralgico in questi mesi nella gestione dell’emergenza.
Un’emergenza di fronte alla quale anche gli ingegneri italiani hanno voluto dare – fin da subito – il loro apporto: 1024, infatti, sono stati coloro – che in maniera volontaria – hanno contribuito alla valutazione del rischio sismico degli edifici esistenti. Una partecipazione premiata nella giornata di oggi con la consegna di attestati di riconoscimento.
Un lavoro prezioso sotto il coordinamento della Protezione Civile con la quale, ha annunciato Rolando, “proprio in questi giorni e’ stato sottoscritto un accordo quadro, per dare vita ad un rapporto organico con il CNI, avente l’obiettivo di garantire una formazione permanente e aggiornata ai nostri professionisti in grado di fare fronte, con la massima efficienza e tempestivita’, a qualunque evento naturale puntando sulla prevenzione”. “Noi ci siamo – ha ribadito il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – in una fase in cui, finita l’emergenza, si e’ dato vita ad un processo di ricostruzione, puntando, con il progetto C.A.S.E., a svuotare velocemente le tendopoli e dare subito un’abitazione ad una parte consistente della popolazione”.
E proprio sulle scelte che sono state fatte in questi mesi si e’ soffermato Paolo De Santis Presidente dell’Ordine degli Ingegneri de L’Aquila: “la lentezza della burocrazia e’ esasperante visto che a fronte di cinquemila progetti per la riparazione degli edifici, ad oggi, ne sono stati accolti appena quattrocento”. Dito puntato, inoltre, sullo stato di arretratezza in cui versa ancora il centro storico. De Santis ha ricordato i “ventimila aquilani che sono tuttora ospiti nelle strutture della costa. Una delocalizzazione non accettabile forse in nome di certi interessi economici, quando si potrebbe assegnare, con criteri semplici, i finanziamenti necessari per ristrutturare gli edifici parzialmente lesionati”