Un articolo del New York Times, e come è riportato dalla stampa italiana

New York Times elogia Italia “Rapidi ricostruzione Abruzzo”da Libero-news.it del 17.11.2009
Un elogio inaspettato per il governo italiano, quello che arriva dal New York Times. Il noto periodico ha infatti  scritto: “Il governo ha costruito centinaia di nuovi appartamenti in tempo record rispetto ad altre risposte del passato a disastri naturali”, e ha poi annotato come ben 5.400 persone vivono ad oggi in nuovi appartamenti, numero destinato a salire a 17.000 a gennaio secondo stime della Protezione Civile.

La notizia e'”particolare”, in quanto legata anche alla migrazione delle pecore dalle montagne dell’Appennino ai pascoli invernali del mare della Puglia (come abbiamo letto su analoga notizia di un giornale locale online). Ok, e’ Libero News, e’ “normale” potrebbe pensare qualcuno. Ma ecco la stessa notizia (fotocopia) apparsa il 17.11.2009 su Repubblica.it, non certo favorevole  al governo in carica.

TERREMOTO: NYT ELOGIA TEMPI RECORD RICOSTRUZIONE IN ABRUZZO

Eppure c’era qualcosa che non convinceva. Un giornale come il New York Times che con 2 numerelli  della protezione civile elogia così pubblicamente i risultati del governo italiano, in un articolo sulla migrazione delle pecore… Allora abbiamo cercato l’articolo originale, eccolo: After Quake in Italy, Seeking Greener Pastures, e tradotto velocemente le frasi relative al terremoto ed all’attuale situazione a L’Aquila.


Questo e’ il quadro tracciato dal New York Times, in un articolo non certo di indagine giornalistica, che si attiene per lo più ai fatti ed ai numeri (e qualche testimonianza) relativi al post-terremoto. Niente da eccepire, sono informazioni che condividiamo.

Quello che non e’ condivisibile e’ aver estrapolato una singola frase in un contesto più ampio. Una  mancanza di controllo e critica da parte della stampa italiana, che continua a parlare  di RICOSTRUZIONE, lì dove si sta gestendo ancora l’EMERGENZA, peraltro utilizzando il nome di un famoso giornale straniero.

Ecco la nostra traduzione (di cui ci scusiamo per eventuali errori) dei passi principali dell’articolo, che ciascuno di voi può leggere al link indicato. Non ci interessa entrare nel dettaglio nelle notizie riportate, o sui pro e contro delle soluzioni scelte per la gestione dell’emergenza. Semplicemente leggete cosa ha scritto, nel complesso, il New York Times, relativamente al terremoto dell’Aquila.

Questo autunno, la tradizione ha assunto ancora maggior risonanza, poiche’ il gregge ha attraversato le zone colpite piu duramente dal terremoto del 6 aprile, che ha ucciso quasi 300 persone ed ha distrutto o seriamente ha danneggiato migliaia di costruzioni, spesso a causa delle pratiche difettose della costruzione.

Il sig. Imperiale e gli altri vedono la conservazione del passato agricolo della regione come chiave del prossimo futuro. L’idea potrebbe non essere così strana.  In un’intervista l’estate scorsa, Guido Bertolaso, il capo di servizio per la protezione civile dell’Italia, ha detto che pensava che il turismo fosse centrale al ravvivamento della zona.

Il Primo Ministro Silvio Berlusconi ha fatto ripetute visite alla zona ed ha investito molta dell’immagine del suo governo sullo sforzo di ricostruzione.
Il governo ha costruito centinaia di nuovi appartamenti in tempo record rispetto alle risposte ai disastri naturali avvenute in passato in Italia. Oggi, in 5.400 vivono negli alloggi nuovi; entro gennaio il numero si pensa che aumenti a 17.000, secondo l’organismo responsabile della protezione civile.
Tuttavia i problemi sono ben più profondi. Il terremoto ha distrutto l’economia della regione. Migliaia di attivita’ commerciali sono chiuse. Quasi un quarto di 80.000 residenti di L’Aquila riceve l’indennita’ di disoccupazione di governo, dicono i funzionari, mentre più di 20.000 sono sparsi intorno alla regione in alloggiamento provvisorio, fra loro 13.000 in hotel e 8.000 in case sul litorale adriatico. Alcuni vivono nelle loro seconde case.

L’universita’ di L’Aquila, una colonna dell’economia locale, in gran parte ha riaperto, ma 28.000 studenti  hanno perso la loro citta’ universitaria. Senza il centro storico o la base economica, gli esperti avvertono sulla possibilita’ di spopolamento radicale. “Sto combattendo per dissuadere la gente dal lasciare L’Aquila definitivamente”, ha detto Stefania Pezzopane, il presidente della provincia.
Più difficile e’ la situazione delle quasi 800 persone che ancora vivono nelle sistemazioni improvvisate.

Oltre le tende blu, la strada ha condotto alla basilica del XIVº secolo di Santa Maria di Collemaggio seriamente danneggiata, coperta di impalcature con un’immagine della facciata originale. Per centinaia di anni, il clero ha benedetto i pastori e le moltitudini prima del viaggio ai pascoli di inverno.
La basilica e’ uno di 45 monumenti per i quali il governo italiano sta raccogliendo i fondi per contribuire a salvarli; molti nel centro storico di L’Aquila, di cui le
innumerevoli rovine sono custodite dalla polizia e chiuse al pubblico. Come ricostruire la pittoresca citta’ e’ oggetto di dibattito intenso e gli esperti valutano che richiedera’ gli anni per decidere come continuare.

“La cosa che ci manca e’ la bellezza del centro storico”, dice il sig. Imperiale. “Non siamo arrabbiati con il governo, noi stiamo attendendo” ha aggiunto. “Noi Abruzzesi siamo pazienti, ma siamo anche molto duri”.
Mentre il sole ha cominciato a scendere e un nastro della luna spunta dietro gli appennini, il gregge punta verso il villaggio di Bazzano, con i nuovi complessi condominiali recentemente costruiti, prima di arrivare a riposare nel villaggio di Onna, che ha perso 40 dei 350 residenti nel terremoto e di cui la piccola citta’ ancora si trova in rovine.

Al crepuscolo le pecore sono state condotte a pascolare tramite le vie allineate con le nuove case di legno e una scuola, non diverso di una suddivisione americana: alloggiamento semipermanente per i superstiti del terremoto di Onna.  I viandanti si sono arrestati ad un vecchio albero. Una Madonna dorata stava ai piedi dell’albero, emettente luce sotto i nuovi lampioni. Il giorno del terremoto, l’albero si era trasformato in in un obitorio improvvisato, con le bare che si trovavano sotto.
Prima stava in mezzo al pascolo. Oggi e’ fra le nuove case di legno. Una lapide con i nomi dei morti di Onna si trova alla relativa base.
Le nuove case sono accoglienti ma anonime, i residenti dicono. Fuori alcune case ci sono i panni stesi e ci sono gerani su alcuni davanzali, segni di normalita’. “La gente e’ ora fuori dalle tende e vive nelle case, ha detto Marzia Masiello, un portavoce per la comunita’ di Onna e un membro fondatore di Tracturo 3000, da fuori la sua piccola casa ad una camera. “Ma soltanto ora realmente cominciamo a capire che cosa abbiamo perso.