Consiglio Regionale: appello per la difesa dei monumenti

Con una risoluzione urgente, approvata all’unanimita’, il Consiglio regionale ha chiesto al Ministro per gli Affari esteri ‘’di rappresentare presso tutte le Ambasciate e in ogni altra sede istituzionale l’impellente necessita’ di intervenire tempestivamente per il recupero dell’inestimabile patrimonio storico artistico ed architettonico compromesso dal terremoto e di sensibilizzare i Governanti affinché assumano un concreto impegno per la ricostruzione dei monumenti del territorio aquilano’’.


Nel documento il Consiglio ha anche rilevato che ‘’ il tragico evento sismico del 6 aprile 2009, riconosciuto come uno dei più gravi mai avvenuti, ha distrutto e devastato la citta’ dell’Aquila e il suo comprensorio, determinando la morte di centinaia di cittadini, il ferimento di migliaia di persone, nonché la devastazione di abitazioni, scuole, beni culturali ed architettonici, Universita’, edifici sedi di uffici pubblici e privati, attivita’ produttive; nella successione degli eventi sismici in Italia, quello del 6 aprile assume un carattere eccezionale perché ha colpito un centro urbano di primaria importanza storica, artistica, istituzionale e rappresentativa; le conseguenze di tale disastro sono tali da incidere sulla stessa identita’ della citta’ dell’Aquila e del territorio circostante, nonché da compromettere un patrimonio storico, artistico ed architettonico di rilevanza nazionale ed internazionale; proprio nell’ottica di salvaguardare tale inestimabile patrimonio, il Ministero per i Beni culturali, in collaborazione con la Protezione civile, all’indomani del terremoto ha stilato una lista di 45 monumenti dell’Aquila e del suo territorio da salvare’’. D

opo aver ricordato che ‘’ l’elenco dei monumenti e’ stato stilato sulla base di diversi criteri, quali: l’entita’ del danno; la rilevanza storico-architettonica e religiosa; il valore civico del monumento colpito (per esempio, il Palazzo e la Torre del Municipio; il Palazzo della Biblioteca Provinciale; Palazzo Carli, sede del Rettorato dell’Universita’ dell’Aquila), in vista della pronta ripresa della vita cittadina; la possibilita’ di sperimentare nuove modalita’ d’intervento nella soluzione di casi di particolare difficolta’, come la cupola della chiesa del Suffragio ormai simbolo della citta’ martoriata dal terremoto del 6 aprile 2009’’.

L’Assemblea regionale ha anche rilevato che ‘’ I monumenti del territorio aquilano sono da considerarsi un patrimonio dell’intera umanita’: basti pensare, nella sola citta’ dell’Aquila, alla Basilica di San Bernardino da Siena, eretta per ospitare le spoglie del predicatore senese morto all’Aquila; alla Basilica di Collemaggio, dall’inconfondibile fronte a conci bianchi e rosa, voluta da Papa Celestino V, le cui spoglie sono state fortunosamente risparmiate dai crolli causati dal sisma; al cospicuo patrimonio di eleganti palazzi nobiliari (il quattrocentesco Palazzo Alfieri, il rinascimentale Palazzo Branconio, il Palazzetto dei Nobili, i settecenteschi Palazzi Ardinghelli, Quinzi e Persichetti); al Castello Cinquecentesco, progettato da Pyrro Luis Escriva’, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo’’.

Intorno alla citta’, alle vestigia dell’antica Amiternum, al complesso d’origine paleocristiana di San Michele a San Vittorino, a Sant’Eusanio e l’abbaziale di Santa Lucia a Rocca di Cambio, alla duecentesca chiesa di Santa Maria ad Cryptas (Fossa), antologia della pittura medievale aquilana, alla Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi più suggestivi del Gran Sasso. Proprio per questo, si legge ancora nella risoluzione, i Paesi stranieri sono stati considerati i destinatari naturali della lista dei quarantacinque monumenti compilata dal Governo, con l’auspicio che gli Stati stessi volessero “adottarli”;i Grandi della terra, in occasione del G8 tenutosi all’Aquila nel mese di luglio, hanno avuto l’opportunita’ di verificare l’inestimabile valore del patrimonio compromesso, nonché la gravita’ dei danni da esso subito; ad oggi, sembra che solo dieci siano i monumenti adottati e che tra gli Stati, solo Francia, Russia Germania e Kazakistan abbiano preso impegni formali per il recupero degli stessi; nell’ambito dei molteplici e gravosi impegni che l’Italia e’ chiamata a fronteggiare, il contributo dei Paesi stranieri potrebbe risultare essenziale proprio per la salvaguardia di un patrimonio che e’ da considerare di tutti, e non solo d’interesse della popolazione locale.