Le macerie da tempo non ci sono più, ma i segni del terremoto del 6 aprile 2009, che alle 3.32 devastò L’Aquila e i comuni vicini, sono impossibili da cancellare qui nel capoluogo abruzzese. Il bilancio, all’epoca, fu pesantissimo: 309 i morti, 70.000 gli sfollati. Il terremoto fu avvertito anche a Roma e fino a Napoli. Oltre sette anni sono trascorsi, eppure la ricostruzione del centro storico è partita solo tre anni fa.
Adesso finalmente è avviata. Quasi 200 sono i cantieri attivi, ci sono le gru che sovrastano la città, gli operai al lavoro, le strade invase da camion e carrelli carichi di cemento. A sentire gli esperti di Officina L’Aquila, che in alcuni periodi dell’anno organizzano visite guidate proprio fra i cantieri, la ricostruzione di questa città è un esperimento mai avvenuto prima in Italia.
“La ricostruzione de L’Aquila, soprattutto il centro storico, è oggi un esempio a livello internazionale di qualità, di un modello di gestione e anche di velocità esecutiva. L’Aquila oggi rappresenta un laboratorio che non ha eguali al mondo in questo momento per l’innovazione nell’ambito del restauro e del recupero”.
Entriamo nei palazzi storici e ci viene spiegato come avvengono i restauri e gli adeguamenti antisismici. “Questo edificio è in muratura, però è stato trasformato negli anni Sessanta in calcestruzzo. Praticamente, sopra le nostre teste abbiamo quattro piani di edificio in travi e pilastri di calcestruzzo”. “Cosa è successo, quindi?”. “Praticamente il calcestruzzo si è mosso in un modo e la muratura in un altro”.
L’opera forse più imponente è questo smart tunnel da 80 milioni di euro, lungo 14 chilometri, progettato per ottenere risparmio energetico. Ci troviamo all’interno del cosiddetto smart tunnel della città de L’Aquila. Sopra di noi c’è il centro storico. Ed è qui dentro che passeranno i principali servizi della città, ovvero l’acqua, la luce, il telefono. “Questo ha un duplice vantaggio: il primo è che non sarà più necessario rompere la pavimentazione; il secondo è che saranno svuotate le pareti da quelle reti aeree che in qualche modo disturbano un po’ le facciate che stanno ricostruendo”.
Nel cuore di Piazza Duomo sta per tornare a splendere la chiesa di Santa Maria del Suffragio. Era così dopo il sisma. Adesso, per la prima volta, è possibile salire su queste impalcature fino ad arrivare in cima, dove c’è la cupola. Ci troviamo a L’Aquila, sopra la cupola della chiesa delle Anime Sante, la chiesa simbolo della città de L’Aquila, e questo è il cantiere dove si stanno svolgendo i lavori. “Questa sarà una cupola che presenterà, forse nella sua unicità, una parte antica con una parte nuova”.
E la gente? 1.500 persone sono andate via e vivono altrove, nei comuni vicini. La città appare spopolata e la rinascita sembra stia avvenendo solo da un punto di vista edilizio. Mancano le attività commerciali, manca ancora la vita e il tessuto sociale che anima una città. “Che cos’è che ci sta dando qualche problema in questo momento? Noi avevamo chiesto di frenare il numero dei progetti per i tecnici, per gli studi professionali. Pertanto, in questo momento, pur avendo i soldi, abbiamo i progetti che vanno a rilento. L’altra cosa è la ricostruzione pubblica che non cammina. Vede quest’albero? Io qui mi sono rifiutato di farlo tagliare. Il mio assessore, mia moglie ‘taglia, che vergogna!’. Io ho detto: no, lasciamolo perché è un monito per il nostro paese per riflettere su quali sono i tempi degli appalti pubblici”.
Ad oggi, dopo il terremoto, risultano ancora assistite 10.000 persone. 47.000 sono rientrate in casa. 70.000 erano gli sfollati. Il futuro qui è ancora una scommessa, una corsa contro il tempo per non far morire questa città.