L’AQUILA, 1 MARZO 2013: PROCESSO ALLE CARRIOLE

2010-03-14_carriole_vescovo_01Vedi anche: VIDEO: L’AQUILA, 3 ANNI FA LA GIORNATA DELLE CARRIOLE

di Alessandro Tettamanti – L’Aquila, 28 febbraio 2013 – Si aprirà domattina alle 9 il processo per i fatti relativi alle carriole del 28 Marzo 2010, per intenderci quelle del giorno delle elezioni provinciali, che mi vede coinvolto insieme ad altri sei cittadini della città di L’Aquila.

I capi d’accusa di cui dobbiamo rispondere sono esclusivamente “manifestazione non autorizzata” e “violazione della zona rossa“.

Quello, se ricordate, era il giorno in cui la polizia sequestrò le carriole. Prefetto di allora, colui che poche settimane dopo sarebbe diventato capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli.

Gabrielli e la polizia affermarono che quel giorno non sarebbe stata concessa autorizzazione per la “manifestazione”. In realtà autorizzazione non era mai stata concessa in quelle domeniche delle carriole. Ricorderete tutti, infatti, la forzatura settimanalmente ripetuta al posto di blocco dei quattro cantoni per entrare a Piazza Palazzo, la più forte, memorabile e spettacolare delle quali fu quella del 28 Febbraio 2010, giorno in cui 6mila aquilani – pale alzate alla mano – si ripresero la loro dignità.

Bisognerebbe allora denunciare migliaia di persone tra cui alcune molto popolari, e quindi note alla questura, come il sindaco Massimo Cialente che violò la zona rossa il 21 Febbraio 2010 partecipando all’assembramento cittadino e il vescovo ausiliare Giovanni D’ercole che spalò le macerie a Piazza Palazzo il 14 Marzo successivo, sempre dopo il confronto con la polizia al blocco dei quattro cantoni.

Non possiamo essere ritenuti noi sei gli organizzatori delle manifestazioni del popolo delle carriole anche se questa “accusa” da sola meriterebbe paradossalmente la condanna.

La verità è che quel movimento cittadino straripante iniziava a far paura al Governo dell’epoca il cui primo ministro era Silvio Berlusconi.


Doveva fare qualcosa e allora prese la palla al volo delle elezioni provinciali per tentare di bloccarlo. Una pausa, anche solo di una domenica, poteva essere letale o quantomeno sgonfiare prima del tempo il movimento, creando tra l’altro anche un indiretto ma ambiguo collegamento tra carriole e partiti politici. Dalla prefettura arrivò l’ordine di bloccare in ogni modo e la polizia diede vita di fronte tutto il Paese al ridicolo episodio del sequestro delle carriole e poi alle denunce di cui ora dobbiamo rispondere.

Si noti bene che non saremo chiamati a rispondere di “violazione del silenzio elettorale” perché le carriole non avevano niente a che fare con i partiti e la competizione elettorale, e si svolgevano al centro dell’Aquila ossia a più di 2km dal seggio più vicino. L’accusa di interferire in qualche modo col voto insomma era completamente strumentale anche se continuamente ripetuta dalla polizia quella mattina.

La città deve tenersi strette e difendere tutte quelle giornate di dignità, rabbia e riappropriazione che in ogni modo hanno tentato di non fare andare le cose come purtroppo sono poi andate, tra prefetti che ridono e macerie che sono ancora abbandonate lì, in centro storico.

Sono sicuro che la città, presente tutta in quelle importanti domeniche, sarà solidale con gli imputati e sia rimasta perplessa come me davanti un rinvio a giudizio per un processo che purtroppo, mi spiace dirlo, sarà solo spreco di denaro pubblico.

Lo ammetto direttamente: sono colpevole di essere sceso in Piazza a difendere la mia dignità e quella di un’intera città, quella ed altre volte e lo rifarei ancora oggi. Se questa è la mia colpa mi condannino, facciamola breve.

Se solo immaginiamo che questo avvenga, affianco alla coraggiosa e indipendente sentenza sulla commissione Grandi rischi, la magistratura aquilana potrebbe annoverare sta volta il sequestro delle carriole e la condanna al movimento più grande che a L’Aquila ha cercato di sottrarre la città allo stallo asfissiante e a-democratico in cui poi è finita,  alla speculazione degli sciacalli, alla corruzione, alle false promesse, al malgoverno e alla malavita. Il tutto rispondendo ad una volontà politica precisa, la stessa che ci ha lasciati nelle condizioni in cui siamo.

Alessandro Tettamanti

da facebook.com/newstown

I video della giornata del 28 Marzo 2010: 


Un video del 28Febbraio 2010

Il vescovo D’Ercole tra le carriole