Giochi online, fondi per la ricostruzione e dubbi sui meccanismi di concessione da parte dello Stato. Report svela gli interessi definiti «poco trasparenti» di una società in parte riconducibile a Silvio Berlusconi nel settore dei giochi online. Una società partecipata per il 70% dalla Mondadori, che immediatamente ha annunciato una querela.
Articolo da ilCorriere.it
L’INCHIESTA – L’inchiesta parte dal decreto legge sull’Abruzzo, che assegna alla ricostruzione post terremoto fondi provenienti dai giochi online. Attività che hanno avuto un grosso sviluppo anche per il ritorno d’immagine dovuto alla finalità benefica. Il servizio di Sigfrido Ranucci andato in onda domenica 30 ottobre ha però svelato che solo una parte dei fondi destinati allo Stato finisce ai terremotati e al commissariato per la ricostruzione. «Le entrate dai giochi sono 500 milioni l’anno – ha riassunto Ranucci – le uscite, circa la metà. Un gioco di parole e il risultato per L’Aquila, a distanza di due anni e mezzo dal sisma, è questo. E non dipende solo dalla carenza di fondi». Si capisce quindi che il business è redditizio. Inoltre anche un’azienda riconducibile alla famiglia del premier si è fatta avanti per conquistare un proprio spazio nel mercato. «L’ultima, è arrivata a giugno – prosegue l’inchiesta – si chiama Glaming. E di chi è la Glaming? Il 30% del Gruppo Bassetti, il 70 di Mondadori, società che è del Presidente del Consiglio». C’è poi la questione di una fiduciaria che partecipando il Gruppo Bassetti, detiene il 15% della nuova società: «Secondo una normativa antimafia andrebbero dichiarati i nomi dei fiduciari», aggiunge Ranucci. «Eppure in questo caso i nomi dei fiduciari sono sconosciuti». La concessione risale a giugno. Le nuove norme sono state emesse a luglio, quindi nessun obbligo. Infine l’inchiesta dà conto dei benefici contabili trasferiti dalla Glaming alla Mondadori, in «difficoltà finanziaria». Ed è su quest’ultimo passaggio che si appuntano le principali contestazioni della Mondadori.
LA QUERELA – La querela contro la trasmissione di Raitre è stata annunciata a stretto giro: «Per tutelare i propri interessi illecitamente lesi, così come quelli di tutti gli azionisti». Il comunicato dell’azienda presieduta da Marina Berlusconi chiarisce qual è, a parere dei legali Mondadori, il passaggio diffamante: «Di particolare gravità per una società quotata sono le affermazioni tese a rappresentare una situazione finanziaria critica, anche a seguito di un presunto risarcimento di 564 milioni di euro alla Cir. Le falsità, evidentemente volute atteso che sarebbero bastate alcune elementari verifiche per evitarle». La casa editrice specifica che «non è Mondadori ma Fininvest la controparte nel contenzioso con Cir» e che quindi non è a suo carico «l’onere finanziario». Inoltre, prosegue la nota, «la situazione di indebitamento Mondadori non solo non è critica, ma è significativamente migliorata negli ultimi anni come si può facilmente evincere dalla lettura dei bilanci del Gruppo». Infine, secondo la casa editrice, «la tecnica del ‘cash pooling’ (accentramento presso una società di un gruppo la gestione delle disponibilità finanziarie dell’intero gruppo, ndr) è impropriamente ed artatamente evocata».
LA REPLICA DI REPORT – Milena Gabanelli risponde alle contestazioni della Mondadori rilanciando: «La questione più importante è un’altra: è opportuno che, in un momento come questo, in un paese con la più alta evasione, il presidente del Consiglio implementi il gioco d’azzardo, con il quale tanta gente si rovina? E che abbia anche un interesse diretto? Questa è la domanda alla quale occorre rispondere». La conduttrice di «Report» osserva di non aver «mai detto che Mondadori si è indebitata a seguito al risarcimento Cir, ma che leggendo i bilanci, depositati presso la Camera di Commercio, si vede che negli ultimi 3 anni l’indebitamento con le banche è passato da 75 milioni a circa a 300 milioni di euro». Infine la questione del cash pooling: «Una tecnica finanziaria che viene evocata da un documento interno ai Monopoli che viene mostrato nella nostra trasmissione e fa riferimento a delle modalità in uso a tutte le concessionarie. È un metodo che consente di compensare debiti e crediti bancari tra società diverse appartenenti allo stesso gruppo. Se Glaming e dunque Mondadori non l’hanno usato è solo perché ancora non hanno di fatto cominciato la raccolta». Ma c’è un altro dubbio che la Gabanelli solleva sulla trasparenza dell’intera operazione: «Mondadori è entrata a giugno e si occupa della raccolta dei giochi on line. Ma mentre le norme introdotte dalla legge di stabilità in merito alla trasparenza e ai requisiti di onorabilità dei concessionari che si occupano della raccolta dei giochi fisici sono entrate in vigore a giugno stesso, quelle per le società che si occupano di on line sono entrate in vigore solo da luglio, cioè dopo l’entrata di Mondadori. A firmare la legge, datata 14 luglio 2011 – osserva ancora Milena Gabanelli – è lo stesso presidente del Consiglio insieme con il ministro Tremonti. E questo lo dice lo stesso dirigente dei monopoli intervistato da Report. Se le norme sulla trasparenza e sui requisiti di onorabilità fossero state applicate anche in questo caso, forse la concessione non avrebbe potuto essere assegnata, perché c’è di mezzo una fiduciaria, i cui proprietari sono sconosciuti e perchè il premier di fatto proprietario al 53% di Mondadori ha in corso un processo per frode fiscale».