Roberto DE MATTEI non e’ un predicatore insano della dottrina cristiana, non e’ un prelato fondamentalista di uno sperduto paesino di provincia di poche anime. Roberto De Mattei e’ il vicepresidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), quello che in Italia dovrebbe essere il motore della ricerca scientifica.
Ai microfoni di Radio Maria (nell’articolo la registrazione radio), e citando l’illuminato monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, ha spiegato con tono pacato come le catastrofi siano “un’esigenza della giustizia di Dio, una benevola manifestazione della misericordia di Dio” e che “per molte delle vittime che oggi compiangiamo il terremoto e’ stato un battesimo di sofferenza che ha purificato le loro macchie, anche le più lievi, e che la loro anima e’ volata in cielo prima del tempo, perché Dio ha voluto risparmiarle un triste avvenire”.
Roberto DE MATTEI, Lei e’ libero di pensare ciò che vuole, di professare le sue fondamentaliste tesi religiose, di utilizzare tutti i mezzi e opportunita’ che Le sono offerte da chi, evidentemente, la pensa come Lei.
Quello che non può fare, e’ ricoprire un posto che non le appartiene. Perché le sue idee, come il convegno di stampo antievoluzionistico organizzato nel 2009, i cui atti sono stati pubblicati, con il contributo economico del CNR, nel volume dal titolo significativo “Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi“, non sono per niente degne di chi, osservando il creato, cerchi delle risposte che abbiano un valore “scientifico”, parola a Lei ignota nel suo triste vocabolario.
Roberto De Mattei, mi auguro che il CNR, e chiunque abbia a cuore la ricerca scientifica, uomini e donne che spesso sono anche alla ricerca di difficili ma non improbabili anelli di congiunzione fra scienza e religione, le indichino la strada giusta per la sua espiazione terrena, ad iniziare dalle dimissioni per una carica che in Lei vede il massimo disonore, così in terra, come in cielo.