Scritto da Alessandro Benvenuti (lui e’ di Loro Ciuffenna, Arezzo) e prodotto dal MEI (di Faenza); ma la cosa che rende il brano interessante, oltre la composizione ovviamente, e’ il laboratorio sonoro che si sviluppa dietro.
Alessandro Benvenuti & Gli Indipendenti per l’Abruzzo invitano ad aderire alla raccolta fondi dell’associazione La Ciudad dell’Aquila che sta raccogliendo risorse per costruire un Centro Polivalente e una Sala Prove per le Band nella Citta’.
La canzone e’ nata in casa Benvenuti solo voce e chitarra, da lì e’ partito un ‘work in progress’ che ha portato la canzone a passare di mano in mano, di studio in studio, di gruppo in gruppo, fino a diventare una composizione aperta, dove chi vuole può apportare il suo contributo musicale.
Un modo differente per pensare costantemente al popolo abruzzese, una canzone in continuo movimento che non si ferma mai, non smette di acquisire nuova vita, nuovi arrangiamenti, sempre differente e sempre attuale.
“Si tratta di una canzone che cerca di far riflettere dopo poco più di due mesi dal terremoto che ha durante colpito la terra d’Abruzzo” dichiara Alessandro Benvenuti “E che cerca di dare una speranza che vada oltre i programmi televisivi e oltre le promesse elettorali spesso purtroppo facili da dimenticare”.
Il testo della canzone:
Decidilo tu (canzone per l’Abruzzo)
Così dolce era l’ora in cui la campana
con tocchi di bronzo richiamava a se
l’attenzione distratta da mille altri suoni
i tuoi occhi incagliati in giornate a cliché
Eran muri e mattoni, una vista d’insieme
un ventre di madre a proteggere chi
come sempre non vede le cose più vere
e va in cerca di noia per altri bazar
E poi venne col buio
Un tremore di fondo
E la notte dei tempi calò
Sulle tue cose vere
Sulle cose di sempre
Quelle cose che parlan di te
Del respiro del mondo hai capito l’umore
e il fiorire di luoghi comuni e di più
la tua storia finita in un niente di tempo
il tuo nome neppure un sussurro nel vento
Ora guardi e sei muto, il paesaggio violato
la campana caduta che adesso ti manca
la tua terra ha ucciso con uno starnuto
il passato e’ una polvere bianca
Quando venne dal buio
il tremore di fondo
e la notte dei tempi calò
Sulle tue cose vere
Sulle cose di sempre
quelle cose che parlan di te
Ora sogno un domani che sappia di mani
E di gente che non voglia più
Le sue sere inchiodate davanti a quei plasmi
Di un sonno chiamato tivù
E mi spingo a pensare che possan tornare
momenti che valgan di più
nei rapporti tra uomini e donne
che un moto di faglia ha sbattuto giù
E il tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
non son più le promesse a guarire il dolore
di chi ha perduto il più
E il tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
fra macerie e dolore di proclami
non servono più
Quel tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
O quei muri che sono il tuo tempo
rimpianto non torneranno