Alle ore 01:25 italiane di ieri, 13/03/2025, la Sala di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano – INGV ha localizzato un evento sismico di magnitudo preliminare Md 4.4±0.3, nell’area dei Campi Flegrei, lungo la costa del Golfo di Pozzuoli (La Pietra – Dazio) e molto vicino al popoloso quartiere di Bagnoli.

Figura 1. Mappa della sismicità dei Campi Flegrei tra il 6 marzo e il 13 marzo 2025: sono riportati solo i terremoti di magnitudo M ≥ 1.0. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra. La stella e il cerchio turchese indicano l’evento di magnitudo Md 4.4 del 13 marzo 2025.
Il terremoto che ha fatto vibrare l’intera area metropolitana dei Campi Flegrei e molti quartieri della città di Napoli è avvenuto ad una profondità di circa 2.5 km. Da quel momento è iniziato uno sciame sismico, conclusosi nella notte tra il 13 e il 14 marzo, con un totale di 44 eventi con magnitudo ≥ 0 di cui solo 9 con magnitudo Md tra 1.0 e 1.7.
Come già riportato in molte altre occasioni, la sismicità dell’area dei Campi Flegrei è strettamente correlata alla dinamica vulcanica e in particolare alle fasi di deformazione e sollevamento del suolo (parte del fenomeno noto come bradisismo). L’attuale crisi bradisismica, iniziata nel 2005, ha finora prodotto un sollevamento massimo di circa 140 cm nell’area centrale della caldera, misurato in una piccola area a 500 metri a sud del Rione Terra (Pozzuoli).
Nel passato si sono verificate altre fasi di sollevamento del suolo accompagnate da sismicità, le più recenti delle quali nei periodi 1969-1972 e 1982-1984. I terremoti di maggiore energia nel corso di quelle crisi furono registrati il 4 ottobre 1983 e il 14 marzo 1984 entrambi con una magnitudo Md pari a 4.0. E vale la pena ricordare che la seconda fu caratterizzata da una sismicità talmente intensa da provocare gravi danni agli edifici di Pozzuoli ed una parziale evacuazione dei suoi abitanti.
Durante l’attuale crisi bradisismica, i maggiori eventi sismici sono stati registrati il 27 settembre 2023 (Md 4.2), il 2 ottobre 2023 (Md 4.0), il 20 maggio 2024 (Md 4.4) e il 26 luglio 2024 (Md 4.0), le cui localizzazioni sono mostrate in Figura 2, insieme con quelle degli eventi di magnitudo M ≥ 3.0, a partire dal 1983. Occorre sottolineare che seppure negli ultimi 10 anni sia stato osservato un aumento del numero e dell’energia degli eventi registrati, essi mostrano in grandissima parte (circa il 97%) una magnitudo ≤ 1.0.

Figura 2. Mappa degli epicentri localizzati dall’Osservatorio Vesuviano dal 1983 ad oggi, incluso l’evento del 13 marzo 2025 (stella turchese), relativa ai terremoti di magnitudo M ≥ 3.0. A destra della mappa, le proiezioni degli ipocentri orientate nord-sud; in basso, orientate est-ovest (il cerchio turchese indica l’evento di magnitudo Md 4.4 del 13 marzo 2025. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra.
La situazione attuale (febbraio – marzo 2025)
Nelle ultime tre settimane, la velocità media di sollevamento del suolo nella zona di massima deformazione in prossimità del Rione Terra a Pozzuoli, si è attestata intorno ad un valore preliminare di ~30±5 mm/mese (come indicato nel bollettino settimanale dei Campi Flegrei, 3-9 marzo 2025). Un esame dei dati presenti nel Bollettino mensile di febbraio evidenzia che: a) nei mesi precedenti, da agosto 2024, la stessa zona, al centro della caldera, aveva mostrato un tasso di sollevamento medio di ~10 mm/mese; b) solo durante la seconda metà di febbraio 2025 tale valore era salito a ~15±5 mm/mese (Figura 3).
Nel quadro generale in cui deformazioni e sismicità ai Campi Flegrei continuano a essere strettamente associate, il terremoto di magnitudo Md 4.4 di ieri si inserisce in un contesto di tasso di sollevamento in rapido aumento che invece non era stato rilevato in occasione dell’evento di pari magnitudo del 20 maggio 2024. Quell’evento era infatti avvenuto in condizioni di deformazione progressiva e continua, a testimonianza del fatto che non c’è relazione diretta tra velocità di sollevamento del suolo e magnitudo e che, se fosse necessario ribadirlo, non è possibile stabilire né quando i terremoti arrivano né quale intensità avranno.
Grazie alla recente implementazione e al completamento di una rete accelerometrica, che comprende sia stazioni a terra sia stazioni installate sul fondo del Golfo di Pozzuoli, da alcuni mesi e in occasione di eventi sismici rilevanti, si pubblicano mappe di scuotimento che riportano i valori delle accelerazioni del suolo, espresse in percentuale dell’accelerazione di gravità. Tali mappe sono prodotte per diverse zone dell’area flegrea e ne è stata realizzata una per l’evento di magnitudo Md 4.4 di ieri (Figura 4), su cui si osservano valori di accelerazione molto alti, tra 0.6 e 1 g (dove g è l’accelerazione di gravità), soprattutto verso il bordo della Solfatara e Pozzuoli, verso mare e verso est, in direzione della collina di Posillipo e della città di Napoli.

Figura 4. Mappa di scuotimento a scala urbana prodotti dall’evento sismico, Md 4.4, del 13 marzo 2025 alle ore 01:25 italiane, https://terremoti.ov.ingv.it/urbansm/flegrei/2025/44246.
Pur con taluni caratteri di direzionalità, il terremoto di ieri è stato risentito in una vasta area che va da Bacoli a ovest fino ai quartieri orientali di Napoli in prossimità dell’area vesuviana, e in vari Comuni presenti nei quadranti NE-N-NW dell’area napoletana, fino a Giugliano e Marano. Lo si evince con una certa facilità dalla mappa dei risentimenti ottenuta grazie ai dati raccolti attraverso i questionari di “Hai sentito il terremoto?” che mostrano risentimenti stimati, al momento, fino al V grado MCS (Figura 5).
Eruzione imminente?
Sebbene da molti mesi si continuano a registrare variazioni fluttuanti e variabili, ma sostenute, di alcuni parametri quali la velocità di deformazione del suolo e l’emissione di CO2, gli altri parametri rilevati dal sistema di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano-INGV nel suo complesso, non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, soprattutto alla luce di un’analisi di tutti i parametri geofisici e geochimici nel loro complesso. Non ci sono, ad esempio, segnali sismici che indichino il movimento di magma verso la superficie né anomalie geofisiche e geochimiche tali da indicare una perturbazione del sistema idrotermale. Gli scenari che possiamo aspettarci nel breve termine vanno, quindi, inseriti nel quadro geofisico che la caldera dei Campi Flegrei mette in luce da tempo: la sismicità proseguirà fin quando sarà in atto il sollevamento del suolo e i terremoti di energia confrontabile con quella del terremoto odierno, o di poco superiore, saranno ancora possibili. Restano possibili una intensificazione della crisi bradisismica come pure una sua diminuzione, con un passaggio da sollevamento a subsidenza (così come avvenuto nelle crisi del secolo scorso).
Cosa sta facendo l’Osservatorio Vesuviano in queste ore?
Nonostante l’evento sismico sia avvenuto a soli 2.5 km in linea d’aria dalla sede dell’Osservatorio Vesuviano, con inevitabile coinvolgimento anche del personale di turno nella notte, l’intera procedura organizzativa che garantisce le comunicazioni previste verso gli organi di Protezione Civile, nei suoi vari livelli, e verso la popolazione, si è svolta secondo gli standard previsti. Inoltre, nelle settimane passate, così come nei giorni che hanno preceduto l’evento sismico della scorsa notte, i vari gruppi di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano con compiti di monitoraggio hanno intensificato le campagne di misura di tutti i parametri fisici e chimici utili alla definizione del fenomeno in atto.
Contributo in collaborazione con INGVvulcani.com
Fonte: ingvterremoti.wordpress.com