Il terremoto di magnitudo ML 4.1, avvenuto alle ore 00:50 italiane del 9 gennaio 2019 (ore 23:50 UTC dell’8 gennaio), si colloca nell’area di Piano Pernicana, sul versante nord-orientale dell’Etna nel comune di Linguaglossa (CT), a circa 10 km da Milo, Trecastagni e Sant’Alfio (CT). La scossa è stata localizzata ad una profondità di 2 km. Non ci sono state fino a questo momento (le ore 10:30 del 9 gennaio) repliche significative nella stessa area.
Va sottolineato che il terremoto odierno ha colpito una zona posta oltre 20 km a NNW della zona interessata dall’evento di magnitudo 4.9 del 26 dicembre scorso, localizzata in prossimità di Viagrande (CT), sul versante sud-orientale dell’Etna. Va però ricordato che queste attivazioni quasi contemporanee di aree diverse e periferiche rispetto all’edificio vulcanico rappresentano una caratteristica ricorrente dell’Etna. Nell’eruzione del 2002 si era verificato un fenomeno simile, ma a parti invertite. Allora i terremoti iniziarono sul versante nord-orientale il 27 ottobre, e furono seguiti il 29 ottobre da attività sul versante sud-orientale, culminata con una scossa di magnitudo 4.7 che causò crolli e danni diffusi a Bongiardo, una frazione di Santa Venerina (CT).
Fino a questo momento (ore 10.30 del 9/1) dall’inizio dell’attività etnea (il 23 dicembre) sono avvenute complessivamente nell’area oltre 70 scosse con magnitudo superiore a 2.5 (di cui 5 con magnitudo pari o superiore a 4), la maggior parte delle quali sono localizzate a sud dell’epicentro odierno, come mostra la figura sopra. Per quanto riguarda le numerose scosse di magnitudo inferiore che si sono verificate si rimanda agli aggiornamenti prodotti dall’Osservatorio Etneo dell’INGV, così come per tutte le informative riguardanti gli aspetti vulcanologici.
Da un punto di vista della sismicità storica (catalogo CPTI15), nell’area epicentrale attuale non sono avvenuti in passato eventi molto forti, contrariamente a quanto riportato per i settori orientale e meridionale. Sono tuttavia riportati numerosi eventi di magnitudo inferiore a 5 (l’ultimo dei quali nel 2002), come si vede nella figura sotto.
L’area di Piano Pernicana è una delle zone dell’Etna in cui si registrano terremoti particolarmente frequenti e forti. Il più forte evento degli ultimi decenni è quello di magnitudo 4.8 che ha colpito l’area alle 22.50 (UTC) del 27 ottobre 2002, con epicentro praticamente coincidente con quello della scossa odierna. La scossa avvenne nelle fasi iniziali di una eruzione che avrebbe causato gravi danni e che si sarebbe protratta per circa tre mesi, fino alla fine del successivo mese di gennaio (si veda in proposito il resoconto disponibile sulla pagina del Dipartimento della Protezione Civile), e fu seguita da numerose repliche con magnitudo anche superiore a 4.0. In quell’occasione si registrarono effetti fino all’VIII grado nell’area epicentrale, con il danneggiamento delle attrezzature turistiche dell’area, mentre nei paesi circumetnei non si superarono effetti del V grado.
Inoltre, va segnalato che questa regione ha sperimentato risentimenti massimi fino all’VIII grado. Il catalogo CPTI15 e l’associato database DBMI15 riportano per Milo intensità macrosismiche dell’VIII grado MCS in occasione dei terremoti del 1818 (Etna) e del 1908 (Messina-Reggio Calabria).
La mappa di pericolosità sismica (espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi) include l’area epicentrale attuale in una zona ad alta pericolosità con valori di accelerazione orizzontale compresi nell’intervallo 0.2-0.225 g, in prossimità di un settore a pericolosità molto alta che si estende dalla Calabria fino alla zona iblea.
Secondo i dati accelerometrici disponibili al momento, l’evento ha fatto registrare accelerazioni di picco fino a circa il 2% di g (a 9 km dall’epicentro). I valori osservati e interpolati nella mappe di scuotimento corrispondono ad un’intensità strumentale su terreno roccioso fino al V grado della scala MCS (vedi mappa di scuotimento aggiornata).
Nonostante la superficialità dell’ipocentro, il terremoto è stato risentito con effetti fino al IV grado equivalente della scala Mercalli in tutta l’area etnea, fino a Catania, ma lo scuotimento è stato maggiore sul versante nord-orientale del vulcano (figura sotto).
La mappa del risentimento sismico (aggiornata alle ore 10.30 del 9 gennaio 2019), realizzata utilizzando gli oltre 250 questionari arrivati a www.haisentitoilterremoto.it, mostra che l’evento è stato avvertito intorno al vulcano e lungo la costa catanese, con massimo risentimento del IV grado nell’area epicentrale, in accordo con la mappa di scuotimento calcolata.
Fonte: ingvterremoti.wordpress.com