La Guardia di Finanza dell’Aquila ha sgominato un gruppo criminale operante nell’import e nel commercio di autovetture usate. L’accusa è di truffa milionaria allo Stato attraverso l’evasione dell’Iva nella compravendita. I finanzieri hanno eseguito in mattinata 32 perquisizioni presso abitazioni, studi di pratiche auto e concessionari dei presunti appartenenti al sodalizio capeggiato da un aquilano di 49 anni, noto nel mondo del commercio di autoveicoli usati.
L’operazione è stata condotta nelle province di L’Aquila, Pescara, Frosinone e Roma. Sotto inchiesta 22 persone, tra cui collaboratori del 49enne: sequestrato oltre un milione di euro individuato in conti correnti, oltre a immobili e auto giacenti sui piazzali dei concessionari. Secondo le accuse dei finanzieri, sarebbero state due all’Aquila e due a Pescara le concessionarie nel mirino delle indagini coordinate dal procuratore capo, Michele Renzo, e dal pm Stefano Gallo e caratterizzate da mesi di pedinamenti e intercettazioni.
Sfruttando le maglie larghe della normativa sulla nazionalizzazione di veicoli usati provenienti da altri paesi della Comunità Europea, il 49enne aquilano, attraverso una fitta rete di collaboratori, secondo le Fiamme Gialle, avrebbe reperito in Germania, provvedendo con la rete di collaboratori, al ritiro materiale degli stessi autoveicoli usati: con la complicità dei propri clienti, le auto sarebbero state immatricolate in Italia tramite falsa autocertificazione presentata presso la Motorizzazione Civile da parte degli acquirenti, che attestavano di aver acquistato in prima persona, quali privati compratori, gli autoveicoli. In tal modo, non sarebbe stata pagata l’Iva sulle transazioni. Il mancato pagamento delle imposte portava un duplice vantaggio sia per chi acquistava, che si vedeva praticato un prezzo più vantaggioso rispetto a quello di mercato per via dei diversi margini di guadagno ottenuti tramite l’evasione fiscale, che per chi vendeva, che, non comparendo per nulla nella transazione, evitava il pagamento delle relative imposte. Le indagini hanno permesso di evidenziare che il 49enne avrebbe lucrato ulteriormente sulle transazioni effettuate, in quanto, usufruendo della normativa europea sugli acquisti intracomunitari, comprava sul mercato tedesco al netto dell’Iva, facendo invece pagare il prezzo comprensivo della imposta ai propri clienti.