Il Consiglio comunale, riunitosi stamani nell’aula “Tullio De Rubeis”, dopo aver discusso le interrogazioni previste dall’ordine del giorno,
ha approvato all’unanimità la proposta deliberativa riguardante l’annullamento, in via di autotutela, di un provvedimento del commissario ad acta relativo alla ripianificazione di un’area situata nella zona di Sant’Elia.
Via libera dell’assemblea, sempre all’unanimità, a due permessi a costruire in deroga, riguardanti, rispettivamente, lavori di riparazione e parziale sostituzione edilizia, con accertamento di conformità, relativi ad un aggregato situato nel centro storico della città dell’Aquila, tra via del Cardinale, via Santa Chiara d’Acquili e via Agnifili, ed un secondo permesso a costruire in deroga, riferito ad un progetto di demolizione
e ricostruzione di un fabbricato ubicato in via Sallustio.
Entrambe le proposte deliberative, presentate in aula dall’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, sono relative a interventi edilizi a
seguito del sisma.
Approvata anche una mozione, che vedeva come primo firmatario il consigliere Tonino De Paolis (capogruppo Pd), con la quale si impegnano il sindaco e la giunta a “verificare la presenza, nell’ambito dei complessi Case e Map, di unità immobiliari da destinare ad attività commerciali e artigianali, senza ledere le esigenze abitative, al fine di rendere più vivibili questi luoghi, soprattutto per le persone anziane.
Per queste attività- prosegue il documento – si dovrà chiedere il pagamento di un affitto in base alle quotazioni immobiliari realizzate dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate nelle diverse zone”.
Voto favorevole anche per una seconda mozione, presentata dal consigliere Daniele Ferella (Noi con Salvini L’Aquila), con la quale si richiede al sindaco e alla giunta di “modificare la delibera numero 264 del 2014, prevedendo anche per i proprietari di abitazioni classificate A, ma inserite in aggregati E, la possibilità, per tutta la durata dei lavori e fino al ripristino dell’agibilità dell’immobile, di usufruire delle soluzioni alloggiative previste dalle norme in materia di assistenza alla popolazione, ovvero dietro pagamento di canoni di compartecipazione oppure di locazione, a seconda che l’assegnatario sia proprietario o meno dell’immobile di residenza”.
Il documento ricorda in premessa come invece attualmente, secondo quanto stabilito dalla succitata delibera, “sia previsto il pagamento di un canone di affitto definito sulla base dei patti
territoriali”.