Dieci persone sono rimaste ferite dall’esplosione di uno dei crateri dell’Etna che è in attività.
Sono stati colpiti da materiale lavico. Nessuno sarebbe in gravi condizioni. Si tratta di una decina di turisti feriti a seguito di una esplosione freatomagmatica, conseguenza del contatto della lava con un blocco di neve.
I lapilli volati in aria hanno colpito i turisti che si trovavano a poche centinaia di metri dalla colata nel versante sud. Le loro condizioni, comunque, non sarebbero gravi.
Sul posto la polizia, il corpo forestale della regione siciliana, le guide alpine della Guardia di finanza. “I feriti non sono gravi”.
Lo conferma la sala operativa della Protezione civile della Regione siciliana, spiegando che alla fine sono state sette le persone che hanno fatto ricorso alle cure mediche in diversi ospedali della città e ad Acireale. Tre di loro sono turisti inglesi.
I feriti sono ricoverati in quattro ospedali per contusioni e traumi, soprattutto cranici. Tre dei pazienti sono, uno ciascuno, negli ospedali Garibaldi, Vittorio Emanuele e Cannizzaro di Catania.
Gli altri tre nel pronto soccorso dell’ospedale di Acireale. Sul posto c’era anche Umberto Marino, presidente della sezione locale delle guide alpine italiane: “Ero cento metri sotto alle 11,30 circa – racconta – Ho visto scendere il gruppo che ci precedeva. Alcuni erano feriti alla testa, un uomo sembrava avere una spalla lussata. Ma per fortuna nessuno sembrava in condizioni gravi. A quell’altezza ci si può arrivare solo con le guide”.
Alcuni feriti, io stesso ho ricevuto una piccola ferita in testa però sto assai bene e mi sto calando una meritata birra!”. Così il ricercatore dell’Ingv di Catania, Boris Behncke, sul suo profilo Facebook commenta la sua esperienza sul vulcano, dove era assieme a un collega, per un sopralluogo sul fronte dell’eruzione dove c’è stata l’esplosione. L’esplosione freatica avvenuta, poco fa sull’Etna, si verifica quando il magma riscalda terra provocando l’evaporazione quasi istantanea dell’acqua, con conseguente esplosione di vapore, acqua, cenere, roccia.
A spiegarlo è il vulcanologo Stefano Branca dell’Ingv di Catania: l’esplosione “è avvenuta sul fronte della colata lavica attiva a 2700 metri di quota ed è stata causata dal rapido scioglimento della neve”.
“Non è una tragedia” ed i feriti “sono stati colpiti in maniera lieve” dai frammenti di lava provocati dall’esplosione, “una situazione attesa in casi come questi”.
E’ il vulcanologo Marco Neri dell’Ingv di Catania a tracciare con l’Adnkronos un primo quadro dell’esplosione. “Tra le persone colpite c’è anche un nostro collega che stava facendo un sopralluogo indispensabile per comprendere dove è arrivato il fronte della lava” aggiunge Neri.
“La lava – spiega – è fuoriuscita a circa 3.250 metri di altezza sull’Etna, quindi è scesa fino a 2.700 metri, dove è avvenuta l’esplosione.
A poca distanza c’è la funivia che si trova a 2.500 metri, i controlli diventano importanti per la sicurezza delle persone e delle strutture che si trovano sull’Etna” scandisce il vulcanologo. Ora, aggiunge, “è già partita una seconda squadra di due vulcanologi” a sostegno del gruppo”. “Il nostro collega -chiarisce l’esperto dell’Ingv- è stato colpito lievemente e così anche le altre persone”.
La giornalista della Bbc: “Spaventoso”. C’è anche una troupe della Bbc tra i feriti dell’esplosione sull’Etna. La giornalista Rebecca Morelle, corrispondente scientifica per l’emittente britannica, è stata lievemente ferita alla testa mentre si trovava sul vulcano per lavoro. “I vulcanologi dicono che è stato l’incidente più pericoloso in 30 anni di carriera”, ha raccontato sul suo profilo Twitter in inglese. “La troupe è ok. E’ stato davvero spaventoso”, ha commentato, aggiungendo che “è un’esperienza che non vorrò ripetere mai e poi mai”. “I soccorsi e le guide sono stati eccellenti”, ha concluso la giornalista, complimentandosi “per un 78enne che ha trovato subito la via di fuga”.
Nel 1979 nove morti sul vulcano. Sul vulcano si verificò un precedente con conseguenze molto più gravi, durante un’escursione il 12 settembre 1979. Un pullman di turisti, partito da Nicolosi, arriva sino alla Bocca Nuova, un cratere che, dopo una breve eruzione era tornato tranquillo, sigillato anzi da un “tappo” di lava, solido e poroso. Ogni tanto il cratere sbuffa: sibili di gas squarciano l’ aria, ma nessuno si preoccupa. Qualche studioso ha già lanciato l’ allarme: c’ è pericolo che la pressione del gas provochi un’ esplosione. E quel 12 settembre, mentre i turisti affacciati sulla Bocca Nuova scattano fotografie, il “tappo” salta in aria. Un boato, una pioggia di pietre e schegge falcia il gruppo dei turisti. Nove restano uccisi, 23 feriti.
L’eruzione continua. Prosegue intanto l’eruzione dell’Etna cominciata due giorni fa con delle esplosioni dal nuovo cratere di sud-est. Oltre all’attività stromboliana sulla zona sommitale del vulcano sono presenti due colate laviche. La più recente si è formata ieri a tarda sera ed è originata da una bocca effusiva che si è aperta dalla base del nuovo cratere di sud-est e che si dirige verso la desertica Valle del Bove.
Fonte: Repubblica.it