FALSI TERREMOTATI E BENEFICENZA-TRUFFA: GLI SCIACALLI DEL SISMA

Le indagini di tre procure: nel mirino della Finanza, chi ha alzato i prezzi degli affitti e delle merci per gli sfollati

di GIULIANO FOSCHINI e FABIO TONACCI, Repubblica.it – Gli sciacalli son tornati. Anzi, non se ne sono mai andati. Si aggirano ancora sulle macerie del terremoto, frugando nella disperazione per tirarne fuori lucro. Non si tratta più dei ladri che, dopo le scosse, si infilavano nei palazzi pericolanti per grattare l’argenteria. Gli sciacalli, ora, hanno il volto di chi vive a Roma eppure si finge terremotato per rubare allo Stato i 600 euro mensili del contributo per l’autonoma sistemazione.

Hanno la sfacciataggine di chi utilizza il nome di Amatrice per vendere braccialetti o magliette con la promessa di fare beneficenza, salvo poi tenersi l’incasso. Di chi alza i canoni degli affitti perché “così impone il mercato, signori”. È la legge della domanda e offerta. Aumenta la domanda, cresce il prezzo. Prendere o lasciare. E non importa se quel prezzo lo paga chi ha perso tutto, il giorno in cui la terra si è messa a tremare nel mezzo dell’Italia.

I FINTI SENZATETTO – Sulle scrivanie di tre procure — Rieti, Fermo e Macerata — ci sono già trenta nomi. Sono persone che hanno chiesto di accedere ai contributi pubblici per la sistemazione provvisoria, perché hanno dichiarato di non avere più un tetto sotto cui dormire. C’è un problema, però: secondo i primi accertamenti di finanzieri e carabinieri, costoro non ne avrebbero diritto. “Non vivevano ad Amatrice, Accumoli o negli altri comuni del cratere, eppure hanno compilato i moduli della protezione civile”, spiega a Repubblica un investigatore che sta seguendo le indagini. “Dobbiamo verificare, ma a una prima analisi sembrano abusivi”.

Il Cas, il Contributo di autonoma sistemazione varia da 400 a 1.100 euro a seconda della composizione del nucleo famigliare: ne ha diritto chi risiedeva stabilmente e in modo continuativo nelle zone colpite dal sisma e non vuole trasferirsi negli alberghi della costa adriatica o sul Lago Trasimeno. Ebbene, dalle segnalazioni raccolte dai magistrati, emergono “finti terremotati” (dei trenta, la maggior parte sono di Roma) che cercano di far passare la seconda casa come prima, sostenendo di non avere altro posto dove andare. C’è un romano che ha avuto l’idea di chiedere i soldi a nome della sua anziana madre. Che però risiede stabilmente non ad Amatrice, ma nella casa di cura dove è stata messa da anni. La procedura per richiedere il contributo si basa sull’autocertificazione e sono i sindaci a dover verificare la correttezza della documentazione, ma in situazioni di emergenza, con gli uffici comunali anch’essi sfollati in qualche container, il controllo diventa difficile.

IL CARO AFFITTO – Fuori controllo è anche il mercato immobiliare nelle zone attorno ai 131 comuni del cratere. Mauro Falcucci è il sindaco di Castelsantangelo sul Nera, uno dei centri più colpiti dal terremoto del 30 ottobre. Denuncia questo: “Stiamo assistendo all’applicazione della fredda logica del mercato: quando cresce l’offerta, salgono i prezzi. I locatari sanno che le famiglie terremotate hanno il Cas e hanno adeguato, al rialzo, le pigioni”.

A Tolentino l’agente immobiliare Massimo Dimascio ha visto lievitare i costi in modo indecente. “Una casa di 100 metri quadrati che prima si faceva fatica ad affittare a 400 euro oggi ne vale 800”, racconta. “Non si trova più un abitazione disponibile, è tutto sold out”. Prezzi raddoppiati anche a Roseto degli Abruzzi. Con la beffa che si aggiunge al danno: nei comuni sulla costa marchigiana — da San Benedetto del Tronto a Civitanova — hanno riempito al costo di 500 euro al mese appartamenti che storicamente non riuscivano ad affittare d’inverno, e ora vogliono cacciare gli inquilini sfollati perché quando arriverà la stagione estiva ai turisti faranno pagare prezzi molti più alti.
“Ricerchiamo case per famiglie colpite dal terremoto: appartamenti e stanze singole da affittare per sistemazione autonoma”. È uno degli annunci che si leggono sulle bacheche delle agenzie. “Affitti agli sfollati max 2 settimane”. È speculazione anche questa, anche se gli operatori non se lo vogliono sentir dire. “Il prezzo lo fa sempre il mercato e chiaramente ora c’è una richiesta maggiore, ma niente di straordinario. Ho sentito addirittura di esposti mandati in procura, mi sembra davvero esagerato: ciascuno fa il proprio lavoro”, dicono all’Agenzia Marche Immobiliare. Le denunce ci sono state. E anche parecchie.

I prezzi che salgono non sono però una caratteristica esclusiva degli affitti. Nei giorni immediatamente successivi alle scosse del 24 Agosto erano stati individuati alcuni distributori di benzina che avevano aumentato del 30 per cento il costo del carburante. Lo stesso è avvenuto a novembre nelle Marche. “In queste settimane — continua il sindaco Falcucci — i market stanno riaprendo. I miei cittadini mi chiamano per chiedermi perché lo stesso panino al prosciutto che a settembre costava 1,5 euro ora ne vale 3?”. Anche sugli insaccati, risorsa economica soprattutto sul versante umbro, c’è stato chi ha provato ad approfittare: a Norcia hanno fatto incetta di prosciutti e salumi a basso costo da quelle aziende che, per colpa del sisma, non avevano più le cantine dove conservarli e rischiavano di vederli deperire. È schizzato in alto anche il prezzo del latte, tant’è che Coldiretti ha denunciato “quegli affaristi che sono arrivati nelle zone colpite per comprare a pochi spiccioli gli animali che gli allevatori non riescono ad accudire”. Questo perché le stalle provvisorie montate erano state spazzate vie dal maltempo: al momento sono circa 400 quelle inagibili, e 10.000 le bestie che non ci sono più.

SOLIDARIETÀ NON AUTORIZZATA, DONAZIONI MAI ARRIVATE – La procura di Rieti sta lavorando, poi, su quattro casi di beneficenza organizzata a nome di Amatrice ma priva di qualsiasi autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale. A settembre i finanzieri hanno scoperto che una piattaforma online si è messa a vendere t-shirt a 20 euro per una presunta “campagna pro-amatrice”. Sulle magliette era stampato il centro storico del paese “disegnato a mano da un amatriciano”. In realtà il sindaco non aveva mai dato il patrocinio e le donazioni non sono arrivate. Così come nessuno aveva autorizzato a pubblicare il logo del comune di Amatrice sui volantini di alcuni ingegneri e architetti, apparsi nei bar del paese mesi fa: tecnici che mai avevano lavorato con il municipio, ma che così tentavano di accreditarsi agli occhi di chi deve pensare a come ricostruire la propria casa. “Un’azienda salentina”, sostiene Mara Bulzoni, consigliera comunale di Amatrice, “ha venduto per tutto il mese di settembre braccialetti con i colori e il logo del nostro paese, senza autorizzazione. Sostenevano che avrebbero donato il ricavato per il centro storico. Non abbiamo visto un euro”.

IL PROTOCOLLO SULLA RICOSTRUZIONE – Il terremoto come business, Amatrice come brand. Sta accadendo anche questo. E gli appetiti maggiori si devono ancora scatenare sui finanziamenti per le ristrutturazioni e gli adeguamenti. L’esperienza de L’Aquila, con i processi che hanno permesso di recuperare decine di milioni di euro, insegna. Il cratere del centro Italia, vista la vastità, impone un’attenzione maggiore: saranno circa 120mila, secondo le stime, le abitazioni considerate inagibili o comunque gravemente lesionate al termine delle verifiche. A L’Aquila erano 75mila.

In via preventiva la Protezione civile ha siglato un accordo con la Guardia di Finanza. “Servirà a garantire legalità e correttezza alle popolazioni colpite dal terremoto”, promette il comandante generale, Giorgio Toschi. È stata creata una banca dati unificata per condividere le informazioni e velocizzare il monitoraggio. “Perché — sostiene il capo del Dipartimento di Protezione Civile Francesco Curcio — lo sforzo straordinario che stiamo facendo serve anche per prevenire e contrastare la speculazione sul terremoto”.

fonte: repubblica.it