Dopo i quattro terremoti del 18 gennaio il suolo si è abbassato di 10 centimetri nell’area di Campotosto (L’Aquila).
E’ quanto risulta dall’elaborazione delle immagini riprese dai satelliti Sentinel-1 e Alos-2, elaborate e analizzate dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr) e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“La neve ha reso molto difficile l’analisi delle immagini dei satelliti, che hanno richiesto un grandissimo lavoro di elaborazione”, ha detto all’ANSA il direttore dell’Irea-Cnr, Riccardo Lanari. I satelliti che hanno fornito le immagini sono Sentinel-1, del programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e il giapponese Alos-2.
“La deformazione osservata – ha aggiunto – indica una continuità con quella rilevata dopo il terremoto del 24 agosto 2016 nella zona più a Nord, nell’area di Amatrice”.
L’Ingv ha invece elaborato il modello della sorgente sismica che ha generato la deformazione. “Risulta che il terremoto è avvenuto alla base della faglia del monte Gorzano, la stessa che ha generato il terremoto del 24 agosto”, ha detto Stefano Salvi, dell’Ingv.
“E’ una struttura – ha aggiunto – che si estende per più di 30 chilometri”, legata sia al terremoto di Amatrice del 24 agosto, sia ai quattro terremoti del 18 gennaio. Questi ultimi, considerati complessivamente, hanno una magnitudo compresa fra 5,7 e 5,8.