I due amici stavano scalando il Gran Sasso il 25 Gennaio 2012 con condizioni metereologiche in continuo peggioramento. Durante l’ascensione, arrivò la bufera che fece perdere i contatti tra loro.
Massimiliano Giusti perse la vita precipitando in un burrone nella Valle dell’Inferno, Paolo Scimia, si salvò raggiungendo il rifugio Garibaldi dove fu recuperato dalla Forestale.
Il tragico episodio avvenuto quattro anni fa sul Gran Sasso, Scimia e Giusti vengono sorpresi da una violenta bufera di neve, il primo riesce a salvarsi, il secondo, purtroppo no.
Da qui l’inchiesta e la relativa imputazione per Scimia di omicidio colposo, in quanto, secondo la pubblica accusa, l’imputato avrebbe avuto un comportamento incauto, anche nei confronti dell’amico in gravi difficoltà.
Secondo la difesa, che tra i suoi test ha portato in tribunale a L’Aquila, anche gli stessi soccorritori ed i volontari del Cnsas intervenuti quel maledetto giorno, l’unica colpa di Scimia é quella di essersi salvato, perchè in condizioni come quelle, che sia ancora in vita é solo un miracolo
Ieri dopo una lunga camera di consiglio è stato assolto con formula dubitativa dall’accusa.
Alla lettura del dispositivo da parte del Giudice Giuseppe Grieco, Paolo Scimia é scoppiato in lacrime dopo 4 anni di tensione e dolore, mentre il Pm Stefano Gallo e gli avvocati di Parte Civile non escludono di ricorrere in Appello.
Le motivazioni, si conosceranno tra 90 giorni e chiariranno perché non è stata accolta la richiesta di condanna.
L’imputato, presente in aula, è stato assistito dagli avvocati Ferdinando Paone e Lanfranco Massimi.