Presidi di protesta davanti a tutte le sedi locali e nazionali dell’Inps, per difendere il proprio posto di lavoro contro una gara d’appalto che mette a rischio il futuro di centinaia di persone all’Aquila, migliaia in tutt’Italia.
Ma anche forme id protesta più eclatanti se non ci saranno passi indietro.
Il futuro dei call center che gestiscono le commesse di Inps, Inail ed Equitalia, tra cui la Transcom dell’Aquila, che dà lavoro a 560 persone, è nebuloso.
Che cosa mette in pericolo il loro lavoro? Il 22 novembre l’Inps ha pubblicato un’anticipazione dei criteri per l’indizione della nuova gara per il suo contact center, appalto gestito da un raggruppamento d’imprese capeggiato dalla multinazionale Transcom.
I nuovi criteri previsti in bando, però, attribuiscono un punteggio alto (60 punti su 100) al ribasso economico: un’implicita apertura alla delocalizzazione del servizio all’estero, dove il costo del lavoro è molto basso.
Questa la preoccupazione e la denuncia dei lavoratori. Bisogna convincere l’Inps a cambiare i criteri di selezione previsti in gara. Per questo interviene la politica.
La senatrice del Partito democratico Stefania Pezzopane ha presentato in Parlamento un emendamento alla Legge di Bilancio, già passato in Commissione, che in sostanza punta a limitare la possibilità di delocalizzare i servizi di call center, escludendo il costo del lavoro dai ribassi proposti da chi partecipa ad una gara.
Ma i tempi sono troppo stretti e comunque non verrebbe risolta, in questo modo, la questione dei 460 lavoratori del consorzio Lavorabile, che non potrebbero comunque usufruire della clausola sociale.
Su questo la senatrice ha annunciato di voler convocare un tavolo nazionale mentre domani si terrà un incontro in Comune con i sindacati e i lavoratori.