Dallo scorso luglio si sono verificati nel mondo almeno 200 terremoti di magnitudo superiore a 4,5, ma solo tre sono stati classifificati disastrosi sotto il profilo del numero delle vittime e dei danni economici. E sono tutti avvenuti in Italia.
I sismi di Accumoli, Castelsantangelo sul Nera e Norcia hanno registrato una magnitudo massima di 6.5, inferiore dunque alla scossa di magnitudo 7.8 che ha fatto tremare la Nuova Zelanda una settimana fa o di quello di 7.4 che ha colpito lunedì la costa orientale del Giappone. Entrambi senza provocare grossi danni.
Come mai i terremoti in Italia pur avendo un’intensità minore sono più distruttivi? Dalla densità demografica agli edifici antichi, ecco i cinque motivi secondo il Financial Times.
1 Densità demografica
La densità demografica in Italia è più del doppio di quella della Grecia e della Turchia e 12 volte quella della Nuova Zelanda. Inoltre nel Paese la maggior parte della popolazione vive nelle aree rurali, mentre in Grecia e Turchia è concentrata nei centri urbani. Questo significa che quando la terra trema in Italia è più probabile che ciò avvenga in una zona popolata.
2 – Un diverso tipo di sisma
La maggior parte dei terremoti che si verificano in Italia hanno una magnitudo relativamente bassa che colpisce soprattutto gli edifici più bassi. Non solo: quando la terra trema lo fa – letteralmente – sotto i piedi degli italiani. In particolare nelle zone lungo la catena appenninica. “Oltre un certo livello di intensità, di solito tra 5 e 5.6, la scossa in sé non aumenta ma una magnitudo più alta equivale a una diffusione su un’area maggiore e a una maggior durata” ha spiegato al Financial Times il sismologo Gianluca Valensise.
3 – Edifici vecchi o antichi
Nella maggior parte dei casi a determinare l’aumento del numero delle vittime del sisma in Italia è lo stato degli edifici, perlopiù vecchi. Un decimo delle abitazioni italiane risale ad alemno un secolo e mezzo fa, mentre circa la metà delle costruzioni sono state realizzate prima del 1971, quando entrò in vigore il primo regolamento anti-sismico. Una percentuale che sale al 76% nel caso di Amatrice, distrutta dal sisma del 24 agosto.
4 – Supervisione debole da parte del governo
Le normative sulle costruzioni anti-sismiche in vigore in Italia sono relativamente nuove. I regolamenti degli anni’70 escludevano gran parte del Paese dalla mappa di rischio sismico. E solo nel 2003 e poi nel 2009 che è stata portata a termine una mappatura e una normativa sull’adeguamento sismico. Tuttavia, ad oggi non esiste una regola (stringente) per gli edifici esistenti, soprattutto per via degli alti costi di realizzazione.
5 – Conclusione? Il governo paga
In Italia le assicurazioni anti-sismiche sono poco frequenti. I tentativi di introdurle sono falliti a causa del costo e della difficoltà a stabilire il livello di rischio, che varia da casa a casa a seconda della sua storia edile. La responsabilità della ricostruzione è, quindi, esclusivamente del governo.
Fonte: AGI