Di solito i terremoti avvengono in zone già colpite in passato, dove lo sforzo tettonico causato dal movimento delle placche in cui è suddiviso il guscio esterno della Terra è maggiore.
Ne consegue che anche l’accumulo sotterraneo di energia e deformazione è più grande. In Italia i terremoti più forti si sono verificati in Sicilia, nelle Alpi orientali e lungo gli Appennini centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Calabria. Ma sono avvenuti terremoti importanti anche nell’Appennino centro-settentrionale e nel Gargano.
Negli ultimi 1.000 anni ci sono stati circa 260 di magnitudo Mw pari o superiore a 5.5 – in media uno ogni quattro anni (CPTI11).
I terremoti recenti sono distribuiti maggiormente proprio in quelle zone che in passato hanno conosciuto i massimi valori di intensità sismica e quindi, i terremoti tendono a ripetersi sempre negli stessi posti.
Negli ultimi 30 anni i sismometri hanno registrato più di 190.000 eventi sismici in Italia e nei Paesi confinanti, in gran parte concentrati nelle aree montuose e nelle zone vulcaniche.
La maggior parte di questi non è stata avvertita dalla popolazione e sono 45 i terremoti che hanno avuto una magnitudo Richter ML pari o superiore a 5.0.
Confrontando le due mappe, può sembrare che in questi ultimi anni siano avvenuti più terremoti che in passato. In realtà l’implementazione e lo sviluppo tecnologico della rete di monitoraggio sismico, avvenuti dopo il 1980, hanno permesso di registrare terremoti sempre più piccoli, quasi impercettibili. Questi terremoti avvenivano certamente anche in passato, ma non esistevano strumenti per registrarli e quindi non ne è rimasta traccia.
Fonte: ingvterremoti.wordpress.com