28 settembre 2016 – La prima casetta di legno è arrivata alcuni giorni fa. L’ha consegnata l’associazione La Via del Sale Onlus ad Antonio Guerrini, allevatore, uno dei tanti che da oltre un mese sta vivendo tra mille disagi in tenda nei boschi di Amatrice e Accumoli pur di non allontanarsi dal suo lavoro
Hanno portato la casetta fino a Faizzone, 960 metri sul livello del mare. L’hanno montata, effettuato gli allacci, mentre il signor Antonio e la famiglia speravano di poter finalmente soffrire un po’ meno il freddo e la pioggia.
Niente da fare. La mattina seguente è arrivato un tecnico del comune per ordinare lo sgombero: la casetta è un abuso edilizio. Anche se si trova nel terreno del signor Guerrini. Anche se è evidente a tutti che si tratta di un’emergenza e di una necessità. Anche se sono state impiegate risorse, energie, tempo.
È un miracolo sopravvivere al terremoto. È una fatica quotidiana convivere da oltre un mese con il dolore e le difficoltà di una vita da ricostruire, ma per gli sfollati di Lazio e Marche doversi scontrare con la burocrazia italiana si sta trasformando in una beffa incomprensibile.
In base alle norme si può installare una roulotte, un camper, qualsiasi mezzo o struttura con ruote. Tutto il resto rientra nella categoria struttura fissa e diventa una violazione del piano regolatore. «Ci vorrebbe un’ordinanza del sindaco che chieda una deroga», spiega Angelo Fabi, veterinario, che dal 24 agosto ogni giorno gira tra le montagne di Accumoli e Amatrice per distribuire aiuti. Se non sarà presto emessa l’l’ordinanza tutte le casette in arrivo grazie al buon cuore degli italiani diventeranno abusive e quindi da buttare via e demolire.
È la burocrazia italiana, la stessa che sta bloccando 18 casette in legno vuote, un sogno per decine di persone. Appartengono all’Anas che le aveva utilizzate per i propri dipendenti durante il terremoto dell’Aquila. Oggi sono abbandonate ma in ottime condizioni. L’Anas ha accettato volentieri di metterle a disposizione degli sfollati del terremoto del 24 agosto. «Ma è necessario un provvedimento del comune e della protezione civile», fanno sapere dall’azienda. Che invece restano in silenzio.
Articolo tratto da LaStampa.it (Flavia Amabile)