COME AFFRONTARE LO STRESS POST-TERREMOTO: SINTOMI E SUPPORTO PSICOLOGICO

psicologo

Un evento tragico come quello di un terremoto distruttivo lascia segni indelebili su tutti coloro che lo hanno vissuto, anche in chi non ne porta cicatrici sul corpo, anche in coloro che non hanno avuto vittime fra parenti stretti e amici.

Traumi psicologici pesantissimi, con ripercussioni sul futuro emotivo delle persone coinvolte: l’Istituto di fisiologia clinica Ifc-Cnr di Pisa fa una panoramica su quali siano gli effetti e i rischi psicologici provocati dal terremoto.

“Le calamità naturali come il terremoto che ha colpito l’Italia Centrale nei giorni scorsi – scrive l’Ifc-Cnr sono eventi che superano l’ambito della normale esperienza e che quindi, dal punto di vista psicologico, rappresentano traumi tali da indurre stress in chiunque li abbia vissuti. Come è comprensibile, essere travolti da un evento di questo tipo mette a durissima prova le nostre capacità di adattamento e la nostra salute psicologica, sebbene le reazioni di stress vengano considerate una reazione normale a eventi eccezionali. Fondamentalmente, i rischi per la sfera psicologica sono legati all’insorgenza di patologie, spesso gravi, conseguenti alla cronicizzazione della paura, che diventa angoscia quando l’evento sismico non si esaurisce in breve ma si protrae nel tempo. Una simile sollecitazione emotiva innesca una serie di effetti tipicamente legati all’esposizione cronica di stress, quali modificazioni dei livelli ormonali (cortisolo e catecolamine, nelle donne anche gli estrogeni), alterazioni del sonno e, nel lungo termine, variazioni cardiovascolari associate a un maggior rischio di sviluppare ipertensione, tachicardia e talvolta infarto del miocardio. Tutto questo crea una via preferenziale per l’insorgenza di patologie come la depressione e il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS)“.

“Il terremoto – prosegue la nota – produce nelle persone uno choc emozionale intenso, tipicamente scatenando ansia, paura e attacchi di panico. L’ansia è generalmente un’emozione a due facce: da un lato può spingere l’individuo a dare il massimo mediante una serie di processi dinamici neurali, fisiologici, comportamentali e cognitivi che portano all’adattamento; dall’altro può limitare l’esistenza dell’individuo stesso inducendo alterazioni neurali, fisiologiche, comportamentali e cognitive che aumentano la vulnerabilità a manifestare patologie. Alcuni studi hanno dimostrato come, anche in situazioni drammatiche come sopravvivere ad un terremoto, le vittime possano sperimentare emozioni positive, altrettanto intense e persistenti di quelle negative. E’ noto infatti che l’esposizione ad eventi avversi provoca una vasta gamma di reazioni psicopatologiche; tuttavia, non è così chiaro come l’esistenza di emozioni positive possa in qualche modo ridurre o mediare l’impatto del trauma. Studi specifici sull’adattamento allo stress hanno dimostrato come i fattori di personalità relativamente stabili, ad esempio la felicità e l’ottimismo, possano mediare gli effetti negativi dello stress: persone che in precedenza hanno avuto esperienze positive, attingono da questo “bagaglio emotivo” per poter esercitare un tale controllo psicologico in modo da adattarsi allo stress. Inoltre già nelle prime fasi dell’adattamento al trauma si notano alterate funzioni cerebrali evidenti Studi sia in modelli animali sia nei sopravvissuti al terribile terremoto di M. 8.0 che sconvolse la Cina nel 2008,hanno evidenziato cambiamenti fisiologici e morfologici in molte regioni cerebrali, in particolare nell’amigdala, nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale, Un certo numero di  sopravvissuti al sisma cinese fu  sottoposto a risonanza magnetica funzionale (fMRI) che e mostrava,  già 25 giorni dopo l’evento, un’iperattività a livello del sistema limbico e della corteccia pre-frontale e un’attenuata connettività funzionale nelle aree limbiche frontali e nelle regioni striatali, notoriamente coinvolte nel processa mento delle emozioni. L’esposizione a fattori di stress di natura così intensa, oltre a modificazioni di funzionalità cerebrale, innesca, nel giro di pochi minuti, anche alterazioni a livello molecolare, in particolare a carico delle proteine c-fos e NGF e predisponendo così allo sviluppo della sintomatologia depressiva e del Disturbo Post Traumatico da Stress”.

L’ Ifc-Cnr spiega poi quale tipo di assistenza psicologica sia necessaria per far fronte a questi traumi
“Innanzitutto  – scrive il Cnr –  occorre fare una prevenzione primaria, affinché oguno di noi sia in grado di conoscere le proprie emozioni e di saper controllare gli effetti che queste hanno sul comportamento e sulla salute psicologica: una formazione che va fatta ovviamente a priori, per educare la nostra mente e il nostro corpo, ad esempio tramite la meditazione, a controllare le nostre ansie e paure in modo da essere in grado di adattarci anche a situazioni drammatiche quali sono gli eventi sismici.  Quando poi avviene l’evento traumatico, deve seguire una prevenzione secondaria, in cui vengono programmati interventi di sostegno psicologico per sostenere le persone colpite dalla reazione acuta di stress (attacco di panico), evitando così che questo si trasformi in un Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS). Gli studi infatti confermano che un disastro naturale produce un elevato stress con conseguenze a lungo termine, di carattere sia fisiologico che psicologico, con sintomi residui post-traumatici soprattutto nei soggetti più giovani, e nelle donne più che negli uomini. Una ricerca condotta nei sopravvissuti all’attacco terroristico alle Torri Gemelle e ai terremoti in Molise nel 2002 e dell’Abruzzo nel 2009  mostra come circa la metà dei soggetti studiati abbia sviluppato questa patologia. E’ importante tenere conto delle differenti modalità individuali di risposta al trauma: ovviamente, più un trauma è grave e persiste nel tempo, più intense e durature saranno le conseguenze sull’individuo. Generalmente, la persona affetta da DPTS tende a “rivivere” l’evento traumatico, perdendo improvvisamente il contatto con la realtà e arrivando a provare un disagio ed un terrore molto intensi. Talvolta, si possono manifestare delle vere e proprie amnesie legate all’evento sismico, correlando questo senso di evitamento ad una certa difficoltà di provare emozioni (amnesia emotiva); nelle situazioni più gravi si possono verificare comportamenti di autolesionismo e tentativi di suicidio legati alla visione totalmente negativa del futuro. Queste reazioni psicofisiologiche possono manifestarsi mesi o anni dopo l’evento traumatico, sebbene mediamente la comparsa dei primi sintomi si registra a partire dal secondo e terzo mese successivo al trauma. L’intervento precoce sui sopravvissuti a un trauma come il terremoto, indipendentemente dalla presenza di una diagnosi di DPTS, dovrebbe essere quindi un obiettivo primario nell’ambito di un programma di Salute Pubblica, attuando una terapia immediata per evitare negli anni l’instaurarsi di patologie psicosomatiche (cardiovascolari, immunitarie, gastroenteriche, nervose e metaboliche) e psicologiche (ansia, depressione e schizofrenia) stress-correlate”.

Per affrontare tale disturbo – sottolinea i’Istituto di Fisiologia – è importante cominciare una terapia il prima possibile dall’insorgenza dei sintomi. In particolare, in questi casi viene utilizzata la terapia cognitivo-comportamentale, che prevede l’inizio della cura nei primi giorni successivi al trauma. L’obiettivo è quello di aiutare ad elaborare la tragedia e a “incanalare” le emozioni, in modo da arrivare lentamente a non viverle più. Di solito viene effettuata direttamente “sul posto” da un’équipe di psicologici specializzati negli interventi immediati; nonostante la terapia, in alcuni soggetti il trauma psicologico può persistere o addirittura peggiorare trasformandosi in cronico. In generale, dal punto di vista psicologico, le due categorie più a rischio sono soprattutto i bambini e gli anziani; in questo caso, si devono predisporre delle strategie da adottare individualmente. Nel caso dei bambini, per esempio, si continua con la psicoterapia, che viene praticata anche sui genitori e sugli insegnanti, in modo da creare una vera e propria rete attorno al piccolo, per aiutarlo nella guarigione. È un lavoro da portare avanti con delicatezza, ma senza perdere tempo. Ci sono studi che, nei bimbi vittime di traumi importanti, hanno evidenziato il pericolo di un ritardo nello sviluppo fisico e cognitivo, difficile da recuperare se non si interviene subito”.

“La triste storia degli ultimi anni, dai terremoti che hanno colpito l’Aquila, l’Emilia Romagna fino a quello dei giorni scorsi, e dato il rischio sismico in buona parte dell’Italia – conclude la nota del IFC-Cnr – sottolineano l’importante ruolo dello psicologo dell’emergenza sia in condizioni di calamità naturali che in quelle legate ad attacchi terroristici. Gli interventi dovranno essere indirizzati sia alle persone coinvolte direttamente nell’evento, che i soccorritori che a loro volta hanno vissuto in prima persona o meno gli eventi critici verificatisi”.
(fonte: CNR)

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