Grotta a Male (nota in passato come Grotta Amare) si sviluppa per circa 500 metri, ad una profondità massima di 84 metri, e fu esplorata per la prima volta nel 1573 da Francesco De Marchi, che la descrisse nel suo “Trattato di architettura militare”, insieme alla narrazione della sua scalata alla vetta più alta dell’Appennino.
COME ARRIVARE: A24 RM-TE uscita Assergi. Da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ L’Aquila/ Assergi
Da Assergi, dirigersi verso il Cimitero, quindi proseguire sulla carrareccia per circa due km. Arrivati a una fonte, si procede subito sulla sinistra. Dopo un breve tragitto a piedi attraverso i campi, è possibile individuare una tettoia che è l’entrata della grotta.
NOTA IMPORTANTE: la grotta, oltre alle tipiche difficoltà insite in una qualsiasi grotta, presenta dei “pozzi” di considerevole altezza, anche se “aggirabili”, che costituiscono un serio rischio mortale. Se ne sconsiglia quindi FORTEMENTE l’accesso senza l’adeguato accompagnamento da parte di speleologi esperti e conoscitori della grotta, che sapranno consigliare anche riguardo l’abbigliamento, l’alimentazione e un minimo di attrezzatura di sicurezza da portare in grotta (caschi e lampade frontali).
A partire dagli anni ’30 sono state effettuate campagne di scavo che hanno portato alla luce stratigrafie complesse riferibili al Neolitico, all’Eneolitico ed all’Età del Bronzo. La grotta è stata anche usata come luogo di culto per cerimonie sacre, come spesso accadeva per le divinità rupestri che venivano venerate all’interno delle grotte o in prossimità di sorgenti ritenute sacre. La collocazione dei reperti portati alla luce rappresenta una conferma di questo ulteriore modo di utilizzo.
L’ingresso della grotta è molto ampio, ed è presente una scala in ferro che porterà nell’ingresso vero e proprio più in basso.
Molto caratteristica è la Sala dell’Organo, così chiamata per il suono che proviene dalle stalattiti quando si muovono. Così come sempre affascinante è la Sala De Marchi, da cui è facilmente visibile il lago omonimo, dalle acque azzurre e trasparenti il cui livello varia nel corso dell’anno. In fondo al laghetto, stando attenti nello sporgersi, è possibile intravvedere una croce posata in passato da alcuni speleo-sub del luogo.
Fermarsi in questo luogo, spegnere tutte le luci, ed ascoltare in silenzio totale i “rumori” della grotta, nel buio più assoluto, è un’esperienza che da sola vale gli sforzi fatti per arrivare in fondo e che ci attendono ancora nel percorso di ritorno.
Prima dell’uscita finale, alla base della cosiddetta “Chiocciola” discesa all’inizio, è possibile procedere su un’uscita secondaria, che attraverso una lunga strettoia denominata il “Ramo del Morto”, ci condurrà dopo probabili “imprecazioni” per le tortuosità incontrate, di nuovo all’enorme apertura iniziale della grotta. Strettoia da percorrere, importante ricordarlo ancora, sempre se opportunamente accompagnati da speleologi esperti.
Riguardo infine la temperatura media della grotta, questa è di solito inferiore ai 12° C.
Buona visione!