Dal 2000 al 2014 ben 13 anni hanno segnato una temperatura globale da record. La possibilità che una simile successione di anni caldi sia dovuta a fluttuazioni naturali ha una plausibilità statistica bassissima, che diminuisce ancor più se si considera che il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato da quando sono iniziate le rilevazioni sistematiche del clima.
da Le Scienze – Le probabilità che una successione record di anni caldi come quella che ha caratterizzato l’inizio del millennio sia dovuta solo alle oscillazioni climatiche naturali sono così basse che è del tutto irragionevole escludere il contributo determinante delle emissioni di gas serra dovute alle attività umane. E’ questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori del Potsdam Institut per la ricerca climatica, della Pennsylvania State University e di altre istituzioni internazionali che firmano un articolo pubblicato su “Nature Scientific Reports”. Anche senza considerare l’anno più caldo mai registrato da quando sono iniziate rilevazioni sistematiche, il 2015 (i dati relativi al 2015 sono arrivati troppo tardi per essere inclusi nello studio), le probabilità che una simile successione di anni caldi – 13 su 15 dal 2000 al 2014 – sia dovuta alla variabilità naturale sono infatti comprese fra 1 su 5000 e 1 su 170.000. |
Se si includesse anche il 2015, ha detto Stefan Rahmstorf, coautore della ricerca, le probabilità crollerebbero ulteriormente, e in modo drastico: “Il 2015 è stato, di nuovo, l’anno più caldo mai registrato, e questo non può essere un caso“.
Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati hanno eseguito sofisticate analisi statistiche, combinando i dati osservativi con simulazioni al computer del sistema climatico. Questo approccio ha permesso di distinguere le caratteristiche statistiche della variabilità naturale del clima dai cambiamenti climatici causati dall’uomo.
“La variabilità climatica naturale fa sì che le temperature crescano e calino nel corso di un periodo di diversi anni, e non in modo irregolare da un anno all’altro”, spiega Michael Mann, primo autore dello studio.
Di fatto, dal punto di vista statistico la variabilità naturale non riesce a spiegare il fenomeno, che invece appare perfettamente in linea con quanto prevedibile se si ipotizza il contributo delle emissioni antropiche.
Inoltre, la variabilità naturale non riesce a dar conto della serie di ondate di calore locali senza precedenti che si sono verificate in tutto il mondo: “Come mostra chiaramente la nostra analisi dei dati, il rischio di fenomeni di calore estremi è stato moltiplicato a causa della nostra interferenza con il sistema Terra” , ha osservato Rahmstorf.