31 marzo 2015 – La salute degli italiani e’ sempre piu’ a rischio a causa della “precarieta’ economica che, divenuta ormai una condizione strutturale del Paese, incide sia sull’offerta dei servizi, sempre piu’ sotto l’attacco della spending review, sia sul benessere psicofisico dell’individuo”.
Cio’ influisce particolarmente nell’aumento dei casi di tumori prevenibili: tra le donne, ad esempio, i nuovi casi di tumore al polmone, tra il 2003 e il 2013, sono aumentati del 17,7%, cosi’ come quello alla mammella che registra un incremento del 10,5%. Tra gli uomini l’incidenza del tumore al colon retto, nello stesso periodo, e’ aumentata del 6,5%. Mentre gli stili di vita sbagliati fanno aumentare il numero di italiani in sovrappeso, con il 45,8% degli over 18 in eccesso ponderale.
A fare le spese di questo peggioramento del quadro epidemiologico sono soprattutto le regioni del Mezzogiorno. E’ quanto emerge dalla dodicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2014), l’analisi dello stato di salute della popolazione e della qualita’ dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, presentata oggi a Roma all’universita’ Cattolica e pubblicata dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanita’ pubblica dell’universita’ Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma.
“Il deficit di risorse destinate alla prevenzione rischiano di far vacillare la salute degli italiani – si legge nel Rapporto – gia’ sotto l’attacco della congiuntura economica negativa che sta colpendo ormai da anni anche il nostro paese: la precarieta’ che sta ormai divenendo una condizione strutturale mette a rischio la tenuta dei servizi sanitari offerti ai cittadini e anche la salute reale e percepita degli individui (sempre piu’ numerosi sono gli studi che dimostrano ad esempio che essere lavoratori precari mina il benessere psicofisico della persona)”.
Per il Rapporto 2014 “Restano quelli di sempre i punti deboli della salute degli italiani, sintetizzabili nei pessimi stili di vita che restano tali, probabilmente anche in correlazione a condizioni di vita sempre piu’ precarie e difficili nel quotidiano. Un dato esemplificativo tra tutti – si legge -, la sedentarieta’ che aumenta in maniera significativa per entrambi i generi: da 34,6% a 36,2% negli uomini e da 43,5% a 45,8% nelle donne. E’ pero’ sempre piu’ urgente incentivare l’offerta di servizi di prevenzione e di politiche socio-sanitarie ad hoc che riducano la probabilita’ dei cittadini di ammalarsi e fronteggino i bisogni sanitari di una popolazione sempre piu’ anziana, con l’insorgenza sempre maggiore di piu’ malattie croniche (comorbilita’) nello stesso individuo”.
Tutto cio’ anche se, sempre secondo il Rapporto 2014 di Osservasalute – nell’ultimo decennio e’ “migliorato lo stato di salute degli italiani che risulta complessivamente buono, con un aumento, nei 10 anni trascorsi, della speranza di vita per entrambi i generi (passata dal 2002 al 2012 per gli uomini da 77,2 a 79,6 anni e per le donne da 83,0 a 84,4 anni) ed una diminuzione del tasso di mortalita’ infantile, pur con differenze non da poco tra Nord e Sud (nel 2011 il tasso di mortalita’ infantile e’ stato di 3,1 morti per mille nati vivi, in diminuzione rispetto al 2006 in cui era di 3,4; si noti pero’ che un nato residente nel Meridione ha una probabilita’ di morire nel primo anno di vita 1,3 volte superiore rispetto a uno residente al Centro e 1,4 volte superiore rispetto a uno residente al Nord).