«UN INSULTO A SANT’AGNESE», LE MALELINGUE SECONDO ARTURO CONTE

Da una vecchia lettera del Professor Arturo Conte ad un quotidiano locale:

malelingueNella forra delle maldicenze, la prima vittima è Sant’Agnese, della quale si sa solo che fu una fanciulla romana del IV secolo; il resto è frutto di leggende tardive. Non si sa se fu decapitata con l’ascia o bruciata sul rogo. Nel dubbio gli aquilani hanno provveduto a squartarla con le lingue che tagliano più delle lame e bruciano più del fuoco.

Il pettegolezzo insozza innanzitutto la santa a cui fanno riferimento le baccanti che la erigono a patrona, in una città che va diventando famosa per i petardi della Perdonanza, nella quale sull’albero della gratuità del Perdono s’è subdolamente innestato quel “perdomai” con cui i greci designavano le scoregge (crepitus ventris) che escono dal deretano, con l’abissale differenza che i peti escono dalla bocca. In tali oscenità è possibile anche coniugare bocca e ano nell’unità di quel baccano e di quel perenne carnevale nel quale si risolvono le feste cittadine d’ogni stagione e fra cui primeggiano la fiera della Befana e i petardi della Perdonanza.

Come conciliare il belato dell’agnello sacrificale con i turpiloqui delle Pitie e i grugniti dei porci?

Nell’impossibilità di contenere le eruttazioni anali e verbali, dovrebbe almeno essere recepito l’adagio “giocare con i fanti lasciando in pace i santi”.

A tal fine propongo ai cultori della maldicenza di ritrarre le zampe dall’aura misteriosa di Sant’Agnese, eleggendo a patrona del pettegolezzo la Perpetua manzoniana furba e scema, muta e linguacciuta, che tanti guai procurò agli sposi promessi e a Don Abbondio.

La proposta è sostenuta dal nome stesso (Perpetua) che connota il peto rafforzato (per-petuus) nella pernacchia, l’incontinenza verbale delle spasimanti isteriche, la lingua biforcuta delle serve che ficcano il naso e gli occhi e le orecchie nelle vicende matrimoniali e nelle faccende patrimoniali, inoltrandoli fin nelle cripte delle sante.Propongo inoltre di sostituire i nomignoli Recchia fredda, Lima sorda, Capisciò… con i danteschi Alichino, Calcabrina, Cagnazzo, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante, elevando a priore delle congreghe Barbariccia.

A quelli, infatti, già pronti a dar fiato alle pernacchie “ma prima aveva ciascun la lingua stretta coi denti verso lor duca per cenno” Barbaroccia, investe di orchestrator di maldicenze e capobanda di malelingue, “aveva del cul fatto trombetta”.

Arturo Conte (1921-2009)
professore emerito di Psicologia Generale e primario psicologo a L’Aquila, filosofo, filologo.

da diceche.com