L’Aquila, 4 settembre 2014 – La genziana, il liquore fatto in casa dalle suore della casa famiglia Immacolata Concezione, ubicata nella popolosa frazione aquilana di San Gregorio, nella periferia est della citta’, e’ stata distrutta, un “peccato” per le suore del monastero che costera’ caro: una sanzione di oltre 50mila euro circa per la produzione illegale di 111 litri del pregiato liquore.
Un liquore casalingo, dal sapore intenso e dalle proprieta’ digestive ma sprovvisto di etichetta, e per questo motivo non tracciabile. Ad aver destinato alla distruzione tanto “ben di Dio” e’ l’articolo 18 del regolamento Ce numero 178 del 2002, invocato attraverso un’ordinanza emessa prima dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e poi dal vice sindaco, Nicola Trifuoggi, ex procuratore capo dell’Aquila e di Pescara.
Nel corso di un controllo eseguito nel mese di dicembre, i Nas di Pescara, avevano trovato nei locali dell’istituto religioso, gestito da quattro suore zelatrici del Sacro Cuore, numerose bottiglie del liquore.
Le religiose, che hanno un regolare permesso di somministrazione di alimenti, avevano dichiarato che le bottiglie di genziana erano per uso personale: niente da fare, aperto un verbale e poi un fascicolo penale a carico delle religiose che hanno presentato un ricorso che non ha sortito gli effetti sperati.
L’oblazione verra’ discussa in udienza preliminare a gennaio, la genziana e’ stata invece distrutta da una delle municipalizzate del Comune dell’Aquila. Una fine che gli appassionati del genere non hanno accettato vista la tradizione secolare in Abruzzo di produrre infusi e liquori che valorizzano la cultura di un territorio spesso penalizzato da severe leggi comunitarie.