Uno studio su Nature mostra che l’uso di schermi solari ritarda solamente lo sviluppo dei melanomi. Per proteggersi servono anche altre accortezze
Il sole è il fattore di rischio ambientale più noto per lo sviluppo di melanoma, che in Italia, secondo le stime del Registro tumori, colpirà circa 10.500 persone solo nel 2013. Per cercare di contenere questo rischio però non basta solo ricorrere alle creme solari, come da tempo ripetono gli esperti. Uno studio pubblicato su Nature conferma infatti che le creme solari non sono sufficienti a schermare completamente la pelle dagli effetti nocivi dei raggi ultravioletti, contribuendo a chiarire anche in che modo questi inducano la formazione del melanoma.
I ricercatori della University of Manchester hanno analizzato i risultati prodotti dall’esposizione alla radiazione ultravioletta studiandone gli effetti sulla pelle di un gruppo di topi a rischio di sviluppare melanoma. Gli scienziati hanno così osservato che i raggi Uv producono danni colpendo (e compromettendo) la funzione del gene p53, che normalmente si occupa di contrastare l’insorgenza di mutazioni (e da ultimo quello della trasformazione neoplastica) nel dna. Quando p53 non funziona quindi parte del controllo sull’integrità del genoma si perde, aumentando il rischio di insorgenza tumorale (per questo p53 è noto come un gene oncosoppressore).
(di Anna Lisa Bonfranceschi, via: Wired / Bbc)
(foto: Kevin Dodge/Corbis)
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