12 giugno 2014 – Tra i pericoli legati alla stagione calda vi è il rischio di essere morsi da serpenti e vipere.
Come è accaduto negli ultimi giorni a un bambino di 12 anni entrato in shock anafilattico durante una passeggiata in montagna, sopra Condove, in Bassa Valle Susa. Utile quindi tenere presente i consigli del Corpo Forestale dello Stato in caso di morso, che possono essere eseguiti da tutti anche senza conoscenze specifiche e in attesa di un soccorso adeguato (il primo consiglio è infatti quello di chiamare il 118).
Seconda cosa da fare, tenere a riposo la persona morsa, sdraiandola a terra e tranquillizzandola (importante per rallentare la circolazione del sangue e quindi la diffusione del veleno in corpo); poi, effettuare un bendaggio di compressione 5-10 cm a monte della ferita con una fascia (vanno bene una striscia di stoffa, una cinta o un foulard).
Il bendaggio deve essere stretto, ma non troppo (indicativamente deve poter passare un dito sotto la bendatura) e devono potersi rilevare le pulsazioni.
Poiché in genere si viene morsi ad un arto, se possibile, immobilizzarlo utilizzando un ramo o una stecca di legno; lavare la ferita con acqua fredda; sfilare anelli e bracciali se si è stati morsi a una mano o un braccio; evitare la somministrazione di bevande alcoliche; se non si riescono a chiamare i soccorsi, trasportare la vittima al più vicino punto di assistenza sanitaria, evitando di farla camminare.
La pericolosità del morso della vipera, ricorda la Forestale, dipende da molti fattori: la sede del morso, il tempo trascorso, la temperatura (il caldo facilita il passaggio in circolo del veleno), l’attività svolta dalla vittima dopo il morso (se intensa, aumenta l’assorbimento del veleno). Ma anche età del rettile (le vipere giovani sono meno pericolose) e pienezza delle ghiandole velenifere.
Nel 20-30% dei casi al morso non segue alcuna inoculazione di veleno e, se si interviene rapidamente, è possibile ridurre di molto il rischio di complicazioni gravi o mortali.
Siero anti-vipera sì o no? Un uso “fai-da-te” del siero comporta un elevato rischio di shock anafilattico, oltre che essere spesso inutile (si stima che solo una quota compresa tra il 10-20 % dei pazienti morsi da una vipera richieda la somministrazione di siero), quindi il siero va somministrato presso le strutture ospedaliere.
In Italia le specie di serpenti sono numerose, ma soltanto 4 di queste sono velenose e pericolose per l’uomo. Le vipere, invece, il cui morso è mortale solo in rari casi, sono diffuse in tutte le regioni, con l’eccezione della Sardegna.
La vipera è presente sia in pianura che in montagna. In inverno è solita andare in letargo, per risvegliarsi in primavera per cui i mesi dell’anno in cui si concentrano i casi di morsi di vipera vanno da maggio a settembre. L’habitat naturale della vipera è costituito essenzialmente da pietraie, sterpi, arbusti ed erba alta, luoghi incolti e relativamente poco frequentati dall’uomo.
Di conseguenza, i casi di morsi di vipera geograficamente si concentrano lontano dai grandi centri urbani. La probabilità di essere morsi varia in relazione all’attività praticata: quelle all’aperto, in particolare agricoltura, pastorizia, escursionismo, facilitano il contatto.
(Fonte: AdnKronos)