MASSONERIA E CAMORRA NEGLI APPALTI DEL SISMA

da Il Messaggero – Collaboratore di giustizia rivela i metodi per superare l’interdittiva antimafia

Non solo rifiuti e clan nell’indagine della Procura di Napoli che ha portato all’arresto di 17 persone, ma anche contatti con uomini delle istituzioni e massoneria per l’ottenimento di appalti del post terremoto all’Aquila. Giuseppe Carandente Tartaglia, titolare dell’omonima impresa, è stato arrestato dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) per associazione camorristica in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Napoli Egle Pilla. Carandente, secondo l’impianto accusatorio, non è solo partecipe della fazione criminale capeggiata da Michele Zagaria, boss per oltre 15 anni latitante, poi finito in manette nel dicembre 2011, ma capace anche attraverso i necessari contatti istituzionali di affrontare e risolvere ogni situazione. I pm lo definiscono «l’imprenditore camorrista», emanazione della fazione Zagaria, in rapporti con clan dello spessore dei Polverino, Mallardo e prima ancora dei Nuvoletta.

mafia_terremotoSempre secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, grazie alla massoneria, «l’amico» del boss dei casalesi Zagaria, avrebbe ottenuto lavori per la ricostruzione post terremoto. È quanto emerge dalle carte in possesso della Dda di Napoli, volta a fare chiarezza sulla gestione milionaria della discarica di Chiaiano. L’inquietante spaccato sugli interessi di Tartaglia nei lavori post terremoto emerge anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, il quale ha parlato di come Tartaglia sia riuscito (grazie alla massoneria) a risolvere i problemi legati a una interdittiva antimafia che gli avrebbe permesso di ottenere appalti post sisma all’Aquila. Dichiarazioni assai importanti che hanno indotto i carabinieri del Noe di Napoli e gli stessi sostituti a secretare gli atti dell’indagine relativi appunto al filone degli affari dei Casalesi sull’Aquila. Secondo fonti investigative gli interessi del Casalesi si sarebbero essenzialmente focalizzate nei lavori affidati in subappalto su edifici privati.

Secondo gli investigatori il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione è collegato all’aumento degli appalti che generano subappalti e ciclo del cemento, movimento terre, ruspe, e costruzioni che attireranno l’avanguardia delle costruzioni in subappalto in Italia: i clan. «Le famiglie di camorra, di mafia e di ’ndrangheta – aveva sottolineato lo scrittore Saviano in una intervista – qui ci sono sempre state. E non solo perché nelle carceri abruzzesi c’è il gotha dei capi della camorra imprenditrice». Altre indagini portate avanti nel tempo hanno evidenziato come l’Abruzzo sia divenuto anche uno snodo per il traffico dei rifiuti, scelto dai clan per la scarsa densità abitativa di molte zone e la disponibilità di cave dismesse. L’inchiesta «Ebano» ha dimostrato che, alla fine degli anni ’90, sono state smaltite circa 60 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Lombardia. Finiva tutto in terre abbandonate e cave dismesse in Abruzzo.

fonte: Il Messaggero, 2.6.2014

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