La ricerca stima che per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato fine (le particelle di diametro inferiore a 2,5 micron, PM2.5) di 5 g/m3 ci sia un aumento del rischio di morire per cause non accidentali del 7%. Una differenza di 5 g/m3 può essere quella che c’è tra un posto con molto traffico e uno non influenzato dal traffico in una città.
Ciò corrisponde ad un accorciamento della speranza di vita di 8 mesi. In Italia, lo studio è stato condotto a Roma (Dipartimento di Epidemiologia del Lazio), a Torino (AO Città della Salute e della Scienza-Università di Torino) e a Varese (Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano) e ha coinvolto circa 31.000 persone.
I dati che emergono, dice l’epidemiologo Francesco Forastiere, che vi ha partecipato, non sono diversi da quelli in Ue. I risultati di Escape, coordinato dalla Università di Utrecht in Olanda, dimostrano che il particolato fine è l’inquinante più dannoso. In particolare , secondo gli autori della ricerca, “i risultati suggeriscono un effetto del particolato anche per concentrazioni al di sotto dell’attuale limite annuale europeo di 25 g/m3 per il PM2,5. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ propone del resto come linea guida 10 g/m3 e i nostri risultati supportano l’idea che avvicinandoci a questo target si potrebbero raggiungere grandi benefici per la salute delle persone”. |
Escape ha unito i dati di 22 studi europei, per un totale di 367.251 persone analizzate. Le concentrazioni medie annuali degli inquinanti (ossidi di azoto e particolato) sono state stimate alla residenza dei soggetti . Sono state inoltre raccolte informazioni sull’intensità di traffico della strada della residenza e sul carico totale di traffico nei 100 metri attorno alla residenza. Le persone sono stati poi seguite per circa 14 anni e 29.076 sono state le morti per cause non accidentali.
Questi dati, sostengono gli studiosi, suggeriscono, nonostante i grandi miglioramenti della qualità dell’aria negli ultimi 50 anni, la necessita’ di ulteriori politiche per ridurre l’inquinamento e la morbosità e la mortalità in Ue. “L’Oms – conclude Forastiere – fissa a 10 microgrammi per millimetro cubo il limite del particolato fine; negli Stati Uniti il limite e’ a 12. L’ Ue avrebbe dovuto modificare quest’anno con una direttiva la soglia dei 25 ma gli Stati membri ancora non l’hanno fatto. Chissà se l’Italia nel suo semestre di presidenza dell’Unione nel 2014 sarà capace di dare priorità ai temi ambientali”. (ANSA)