EMILIA, MAFIA E RICOSTRUZIONE: BLOCCATE LE CASE IN ODORE DI CLAN

emilia_crevalcore_crolli_macerieLa prefettura di Bologna interrompe la vendita di alcuni immobili del paese di Crevalcore, colpito dal sisma del maggio 2012. A costruirli è stata una società sospettata di rapporti con la ‘ndrangheta. Che stava per intascare un milione di euro di soldi pubblici.

di Giovanni Tizian, L’Espresso – Imprenditori sospetti s’aggirano per i cantieri dell’Emilia post terremoto. Una terra ferita che cerca lenta di risollevarsi tra mille difficoltà. E indagini che confermano il ruolo dei clan nel grande affare della ricostruzione. L’ultimo caso che “l’Espresso” è in grado di svelare è destinato a far discutere. Tocca un paesone di 13mila abitanti del Bolognese.

Crevalcore, che porta le profonde ferite del sisma del maggio 2012. Sotto la lente degli investigatori sono finite dodici palazzine costruite da un’azienda sospettata di legami con la ‘ndrangheta.

Erano pronte per essere vendute al Comune. Appartamenti e villette che l’amministrazione a guida Pd avrebbe acquistato per alloggiare le famiglie rimaste senza casa dopo il terremoto. Il valore dell’operazione è di oltre un milione di euro. Questa è la cifra stanziata solo per Crevalcore dalla Regione Emilia Romagna. In realtà il denaro regionale messo sul piatto per l’acquisto di alloggi per le famiglie con le case inagibili è molto di più: ammonta a 25 milioni di euro da suddividere tra i comuni più colpiti.

I fondi arrivati nel comune bolognese solo per un soffio non sono finiti nelle casse della Sagi Immobiliare. La società, con sede a Crevalcore, selezionata dopo una gara pubblica ed esclusa pochi giorni fa dall’affare con un provvedimento della prefettura di Bologna. Mancava solo un passaggio formale da definire durante la riunione straordinaria del Consiglio comunale convocata giovedì 24 ottobre, alla quale ha partecipato l’ex sindaco Claudio Broglia, eletto senatore con il partito democratico e tuttora assessore alla Ricostruzione nella giunta rossa che guida il paese.

Sarebbe filato tutto liscio se non fosse intervenuta la Prefettura di Bologna. Che la sera prima, d’urgenza, ha bloccato l’impresa perché «sussiste il pericolo di tentativi di infiltrazione mafiosa». Uno shock per gli amministratori, che credevano di avere chiuso la partita con le selezioni delle offerte migliori.

Il prefetto di Bologna ha deciso di non accettare la domanda di iscrizione alle white list – le liste pulite a cui è obbligatorio iscriversi  per lavorare nei cantieri della “rinascita” emiliana – delle due società di Crevalcore – la Sagi e la Nocera Spa – sulla base  dell’istruttoria condotta dal Girer, il gruppo specializzato di investigatori costituito per vigilare sulla ricostruzione in Emilia e guidato dal poliziotto Cono Incognito.

Il rapporto dei detective è dettagliato  e descrive la Sagi Immobiliare come una sorella della Nocera Spa, anch’essa di Crevalcore e di cui “l’Espresso” aveva già parlato nella prima inchiesta del 2012 sulla ricostruzione .

Dopo un anno di attività di intelligence le aziende sospese dagli uffici di governo territoriale (sono tre le prefetture coinvolte nella ricostruzione) sfiorano quota 20. La maggior parte sospettate per legami con le ‘ndrine emiliane. Alcune segnalate per rapporti con Cosa nostra e altre con il clan dei Casalesi.

Tutte le organizzazioni vogliono ingrassare con i soldi delle ricostruzione. E c’è chi è riuscito a entrare nel grande affare: dalle prime analisi del gruppo investigativo è emerso che più di un terzo delle macerie è stato trasportato dai camion della ‘ndrangheta . Ma non ci sono soltanto le società bloccate nel post terremoto. A queste vanno aggiunte circa 50 sospese dalle prefetture dell’Emilia felix nei due anni precedenti il sisma.

Numeri che mappano il potere economico dei clan nella regione tra le più ricche d’Italia. Una presenza radicata nel tessuto economico e sociale. Fatta di imprenditori e padrini in giacca e cravatta che negli anni neri della crisi economica rappresentano spesso l’unica via d’uscita per salvarsi dal fallimento. I servizi a basso costo offerti dalle cosche fanno gola alle imprese locali stritolate da debiti con le banche e con gli enti locali che non pagano. Alcune delle cosche beccate con le mani nelle macerie hanno un vantaggio ulteriore: sono stanziate sul territorio emiliano da più di vent’anni, conoscono e hanno rapporti privilegiati con le aziende del luogo.

E dopo i detriti sollevati dalle gru e dai mezzi pesanti della ‘ndrangheta, ecco le palazzine di Crevalcore in odore di ‘ndrangheta e destinate ai terremotati. La Sagi è partecipata dalla Nocera. E Giuseppe Nocera compare in entrambe, come socio o come amministratore. Ma chi è Nocera? Ex consigliere comunale a Reggio Calabria nel Polo di Centro fino allo scioglimento per infiltrazione mafiosa. Imprenditore da una vita, il suo nome finisce nella relazione che ha portato l’allora ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri all’azzeramento del primo consiglio comunale di un capoluogo di provincia. E ora è nel mirino degli investigatori emiliani.

Nei documenti descrivono i trascorsi giudiziari di Nocera. Sospettato di essere uno dei favoreggiatori della latitanza del boss Vincenzo Ficara capo cosca reggino. L’imprenditore è anche coinvolto in due vicende di gestione illegale di rifiuti, tra cui l’indagine “Terrazzamento”: accusato di aver trasportato 69 mila tonnellate di rifiuti in una cava di proprietà di un’altro imprenditore freddato a colpi di pistola qualche giorno dopo il rinvio a giudizio. E poi ci sono le frequentazione, i detective del Girer ne elencano alcune con pregiudicati. E riportano un’appalto vinto nel ’98 in associazione temporanea con una ditta poi sequestrata dall’Antimafia.

Nelle informative compaiono anche i nomi di due professionisti che ricoprono la carica di sindaci delle società di Nocera: Innocenzio Macheda, segnalato per violazione delle norme antiriciclaggio, e Nicola Costantino, «rinviato a giudizio per il reato di bancarotta fraudolenta». Macheda il ruolo di sindaco lo ricopre anche nella Amedeus Spa, una società riconducibile ad Amedeo Matacena, armatore ed ex parlamentare di Forza Italia condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, arrestato a Dubai dopo una breve latitanza.

Insomma per la prefettura bolognese il quadro è completo. Sufficiente a lasciare fuori dalla torta milionaria della ricostruzione la ditta di Giuseppe Nocera, l’ex consigliere comunale di Reggio Calabria, che  dal 2000 bazzica e costruisce nei dintorni di Bologna.  Tanto da mettere sul piatto 12 case pronte da vendere al miglior offerente, che in questo caso rischiava di essere l’istituzione locale. E in paese in molti dopo l’inchiesta de “l’Espresso” giuravano di non conoscere l’imprenditore venuto dallo Stretto. Che in un anno, dal 2010 al 2011, ha raddoppiato il volume d’affari della Nocera Spa. Un  risultato eccellente nel momento più nero dell’edilizia.

La partita ora proseguirà nelle aule del tribunale. Gli imprenditori faranno ricorso alla giustizia amministrativa. Ma le procedure di assegnazione delle case rimangono sospese. Calma, è la parola d’ordine che si sente ripetere nei corridoi del palazzo comunale. L’ultima parola spetta ai giudici. Intanto gli sfollati, senza una casa, aspettano che passi la bufera.

L’Espresso – 29 ottobre 2013