Renato Brunetta ha scritto al ministro dell’Economia Saccomanni chiedendo che nel calcolo del deficit del nostro Paese non venga tenuto conto di quanto “perso” con i terremoti a L’Aquila (2009) e in Emilia (2012). Ecco le parole di Brunetta:
«Con riferimento al terremoto avvenuto a L’Aquila, confrontando le previsioni della Commissione europea relative al 2009 elaborate prima del terremoto avvenuto a L’Aquila il 6 aprile 2009 con i dati a consuntivo, questi ultimi dimostrano che in Italia il PIL è crollato di 5 punti in più rispetto alle previsioni. Di questi 5 punti di PIL: 4 punti sono da attribuire alla crisi internazionale (acuita dal fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008); 1 punto di crescita in meno dell’Italia deriva dal terremoto che c’è stato a L’Aquila il 6 aprile 2009.
Con riferimento al terremoto dell’Emilia Romagna, i dati a consuntivo relativi all’anno 2012 dimostrano che in Italia il PIL è crollato di 2,5 punti in più rispetto alle previsioni. Di questi 2 punti di PIL: mezzo punto è da attribuire alla crisi del debito sovrano, che ha colpito l’intera area euro; 1,5 punti di crescita in meno dell’Italia derivano dal terremoto che c’è stato in Emilia Romagna il 29 maggio 2012 e dalle conseguenze che esso ha avuto sull’apparato produttivo di quella regione.
Facendo una stima prudenziale, e attribuendo una caduta del PIL pari a 1 punto percentuale nel 2009 (terremoto a L’Aquila) e a 1 ulteriore punto percentuale nel 2012 (terremoto in Emilia Romagna), ne deriva che i 2 eventi eccezionali hanno generato una riduzione del PIL in Italia, ogni anno a partire dalla data degli eventi, quindi anche sul 2013, di 2 punti percentuali (32 miliardi). Con effetti sul deficit della mancata crescita nel 2013 pari a 1 punto di PIL (16 miliardi). Se a ciò aggiungiamo 6 miliardi cumulati di spesa corrente per avviare la ricostruzione, l’effetto complessivo dei 2 eventi eccezionali (terremoti) sul deficit dell’Italia nel 2013 è pari a 22 miliardi (= 1,5 punti di PIL). |
Ne deriva che, scomputando dal calcolo del nostro deficit gli effetti dei 2 terremoti, come previsto, tra l’altro, nel caso di ‘special circumstances’, dall’articolo 3, comma 4, del Regolamento n. 1467/97 del Consiglio europeo, atteso l’articolo 104 del Trattato sull’Unione europea, piuttosto che chiudere il 2013 con un deficit pari a -3%, l’Italia chiuderebbe il 2013 con un deficit pari a -1,5%, liberando così risorse per 22 miliardi di euro, senza sforare la ‘fatidica’ soglia del 3%.»