SPAZIO: IL ROVER CURIOSITY SPEGNE LA PRIMA CANDELINA SU MARTE

Curiosity4 settembre 2013 – Era il 6 agosto del 2011, quando dopo otto mesi e dieci giorni di viaggio nello spazio, il Mars Science laboratory toccava la superficie del pianeta rosso. Il rover, battezzato Curiosity, è lo strumento più tecnologicamente avanzato che abbia mai raggiunto Marte.

Assomiglia a un robot dei fumetti: ha occhi, un collo, ginocchia e un braccio che si trasforma in trapano. Ma soprattutto Curiosity è in grado di muoversi in completa autonomia per diversi di chilometri. Questa è una delle differenze principali rispetto ai suoi fratelli minori, Spirit e Opportunity. Grazie alle sue caratteristiche, Curiosity è un’ottima arma per la scienza: la missione che lo ha spedito su Marte, dove resterà per due anni terrestri, costa ‘appena’ 2,5 miliardi di dollari. Andare sul pianeta rosso con un equipaggio umano ne costerebbe oltre 100.

Non è solo questo, però, a renderlo un rover speciale. Dalla sua c’è anche la tecnologia notevolmente avanzata che gli permette di raccogliere ogni traccia che testimoni che su Marte esistono le condizioni chimiche adatte a sostenere la vita. Curiosity ha con sé tutto il necessario per raccogliere materiale, analizzarlo e mandare informazioni sulla Terra. In particolare, i messaggi dal pianeta rosso arrivano attraverso due strade: una diretta, grazie a un transponder operante nella banda X, e un’altra che passa per un’antenna UHF, che comunica attraverso i satelliti artificiali che sono in orbita intorno a Marte.

E girovagando nella zona del cratere Gale, dove si trova dallo scorso agosto, qualcosa ha trovato. Il rover si è imbattuto in ciottoli grandi da 2 a 40 millimetri, che presentano una caratteristica che fa pensare subito all’azione levigatrice dell’acqua: sono arrotondati. E c’è di più. La loro forma e la loro disposizione indicano che lì, probabilmente, non solo c’era l’acqua, ma si trattava di acqua corrente. Gli scienziati sostengono che i flussi fossero piuttosto forti. L’abrasione osservata sui ciottoli indica infatti che hanno viaggiato per molti chilometri dalla loro zona di origine.

I ricercatori hanno potuto anche stimare alcune caratteristiche fondamentali del fiume che li ha trasportati: doveva essere profondo tra 0,3 e 0,9 metri, e l’acqua scorreva al suo interno con velocità tra gli 0,2 e gli 0,75 metri al secondo. Tutto suggerirebbe che la zona del cratere Gale sia un ‘cono alluvionale’, cioè una zona in cui si creano delle sedimentazioni. D’altronde il rover ha toccato il suolo marziano proprio in quel punto perché lì si è ritenuto che potessero esistere estuari e delta di fiumi passati, che avevano attraversato i grandi canyon ben visibili sul pianeta rosso.

La scoperta più recente del rover è di questi giorni. Curiosity ha tracciato l’atmosfera di Marte, che risulta composta da una miscela dominata dall’anidride carbonica e della quale fanno parte argon, azoto, ossigeno e monossido di carbonio. I dati sono stati raccolti grazie allo strumento Sam e sono una conferma del campionamento atmosferico eseguito dalle sonde Viking 1 e 2 atterrate su Marte nel 1976, e sono anche una convalida delle analisi chimiche compiute sui meteoriti di origine marziana ritrovati sulla Terra.

Intanto, mentre Curiosity spegne la sua prima candelina, la NASA guarda al futuro. E pensa al ‘figlio’ del rover che attualmente sta esplorando Marte. Dovrebbe essere lanciato nel 2020 e tecnicamente dovrebbe ricalcare la struttura del predecessore, ma con la caratteristica non trascurabile di costare molto meno.

Si parla di una cifra attorno al miliardo e mezzo di dollari. Il suo scopo è quello di proseguire l’opera già iniziata, ma con un compito in più: mentre l’attuale Curiosity individua se esistono le condizioni perché la vita sia possibile, il suo erede dovrà cercare tracce di vita passata. O presente. Momentaneamente lo strumento per il futuro dell’esplorazione marziana è stato soprannominato Curiosity 2 e gli è stato già attribuito il compito di raccogliere rocce e campioni di suolo, mentre una successiva missione dovrebbe, per la prima volta, riportare il materiale sulla Terra.
Sono previsti 31 carotaggi in cui cercare le tracce di vita, comprese in un periodo di 690 giorni terrestri

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