Avete mai visto il film Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher? In una delle prime scene, il cittadino Bill Foster, interpretato da Michael Douglas (nella foto), si trova intrappolato in auto, in mezzo al traffico. Ha perso il lavoro, il suo matrimonio è finito e sta per andare in tilt: di lì a poco aprirà la portiera e comincerà la sua tragica odissea di violenza e terrore per Los Angeles. Il film è ambientato in un giorno di calura torrida, insopportabile. E si tratta di una scelta azzeccata visto che, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Science e condotto alla Berkeley University dal professor Solom M. Hsiang, il cambianto climatico non porta solo a un innalzamento della temperatura, anche della violenza. “Noi crediamo che gli effetti (che abbiamo identificato) sono abbastanza significativi perchè vengano presi sul serio e perchè ci si ponga la questione dell’influenza che può avere sul livello di violenza nel mondo dei nostri figli di quanto facciamo oggi”, ha spiegato il prof. Hsiang.
La ricerca pubblicata è stata condotta sulla base di altre sessanta studi svolti precedentemente in vari ambiti – archeologia, economia, politica eccetera – dove emergeva il rapporto tra caldo e violenza. È stato rilevato come le fasi più cruente della storia, come le cadute dei governi, abbiano coinciso con periodi di grande siccità. Così è stato per la fine della civiltà Maya e quella della dinastia Tang, in Cina. Per venire a tempi più recenti, sempre Hsiang, in uno studio del 2011 pubblicato su Nature, aveva evidenziato come El Niño – un fenomeno climatico che causa inondazioni, siccità e un riscaldamento delle correnti nella zona del Pacifico centrale – fosse collegato ad almeno il 21% dei conflitti che avevano sconvolto una parte di mondo tra il 1950 e il 2004, come Rwanda e Sudan.
“Le prove raccolte dimostrano che gli esseri umani si sono rivelati poco capaci di affrontare temperature elevate“, ha ribadito Marshall Burke, che ha partecipato alla ricerca. Lungi dal formulare una perfetta equazione che lega clima e violenza, lo studio di Hsiang ipotizza come l’innalzamento delle temperature porti a situazioni che scatenano la violenza. Specialmente nelle società che basano la propria economia sull’agricoltura: la siccità rovina i raccolti, la scarsità del raccolto mette in bilico l’esistenza delle comunità e questo genera uno squilibrio nei rapporti tra i gruppi. I detrattori del global warming sono avvertiti. fonte: wired.it |