L’AQUILA, CIALENTE AI FERRI CORTI CON LA ASL: “VOGLIONO CHE SCELGA FRA ASL E SINDACO”

cialente_fascia_tricoloreL’Aquila, 13 luglio 2013 – [La nota del Sindaco dell’Aquila]

Poiché ho capito che, in nome della trasparenza, la città si aspetta di sapere tutto, anche della vita privata del Sindaco (ho ancora una vita privata?), ricostruisco i fatti che riguardano la mia vicenda con la ASL, scusandomi se sono troppo prolisso.

Ho spiegato più volte quali sono i motivi che mi hanno spinto a tornare a lavorare all’Azienda Sanitaria Locale dopo ben 12 anni di aspettativa per incarichi politici. Nulla di eroico, poiché pressoché tutti i sindaci di città come la nostra lavorano, oltre a svolgere l’incarico affidatogli dagli elettori, a meno che non siano pensionati o ricchi di famiglia. Tutto ciò, perché il Parlamento ed il Governo hanno stabilito che i compensi di sindaci assessori e consiglieri comunali di queste città (numero popolazione) siano giustamente bassi, forse per dare il segnale che si deve amministrare per passione e generosità, ma anche per compensare quanto viene dato a consiglieri regionali e parlamentari.

Per quest’ultima affermazione ritengo di essere ben informato, visto che, pur cedendo ai D.S. oltre il 55% di quanto percepivo come Deputato, vivevo benissimo percependo addirittura qualcosa in più rispetto alla mia ultima denuncia dei redditi dell’anno 2000 che riportava cifre pari a 125 milioni di lire. Tutto regolarmente documentato e pubblicato a norma di legge. Su questa mia scelta obbligata si è scatenata una canèa notevole, che stranamente ha colpito solo me e non atri miei colleghi medici e sindaci come ad esempio il mio amico Brucchi che, come è noto, è primario chirurgo all’ospedale di Teramo.

Prima di rientrare nella ASL parlai a lungo con il direttore Giancarlo Silveri, spiegandogli le difficoltà della mia vita da sindaco e illustrando le mie necessità. E’ noto che io lavoro in Comune dalle ore 8,00-8,30 fino alle 18,30-19,00, orario nel quale, giustamente, dirigenti, funzionari ed amministratori staccano e non mi vogliono più sentire (li capisco). Alla luce della mia seconda specializzazione di medico del lavoro, il Direttore Generale mi affidò l’incarico di curare il settore del risk management (che nella nostra ASL è indietro di anni) e mi raccomandò, visto che potevo organizzarmi gli orari lavorativi, di non lavorare la domenica e oltre le 22,00 poiché sarebbero scattate indennità notturne e festive alle quali (a suo dire, ed ha ragione) non avevo diritto. Fui assegnato alla Dott.ssa Patrizia Masciovecchio che da anni avrebbe dovuto seguire il settore risk management.

Con la dottoressa concordai inizialmente di lavorare su 4 giorni a settimana oltre al sabato. Successivamente, a causa dei miei impegni, le spiegai, verbalmente (mia colpa, perché con certe persone è bene scrivere) e lo dissi anche al Direttore Generale, che a causa dei miei continui spostamenti a Roma per perorare le molteplici ed importantissime cause della città e degli aquilani, potevo lavorare pressoché solo dalle 19,00 alle 22,00 e il sabato intero, per recuperare i giorni nei quali sono fuori per incarichi istituzionali.

Ho fatto questi orari per mesi, durante i quali ho anche pregato ripetutamente la ASL di aggiornare i miei tabulati che continuano, invece, ad essermi inviati errati. In Azienda non hanno preso neanche in considerazione le mie richieste. Nonostante ciò, ho svolto seriamente il mio lavoro (oltretutto interessantissimo). Per mia disgrazia, nelle ultime settimane, è ripartito un attacco efferato da parte del centro destra e da alcuni noti “snob” aquilani, alcuni dei quali non hanno mai lavorato veramente. Due giorni fa, dopo aver partecipato ad un convegno ed essere stato a Roma in una delle più importanti riunioni per il futuro della città, mi sono recato, nel mio ufficio alla ASL alle 19,15. Qui ho trovato un perentorio ordine di servizio con il quale mi si impone di distribuire il mio orario di lavoro su 4 giorni, ma soprattutto di non lavorare il sabato pomeriggio dopo le 14,00 (ore delle quali ho bisogno). Nell’ordine di servizio si dice che l’ufficio presso il quale lavoro non osserva l’orario pomeridiano il sabato. Falso colossale! In quell’ufficio il sabato pomeriggio ho sempre lavorato con altri colleghi, come risulta dai tabulati in possesso della Direzione Generale che riportano le loro presenze.

Questi sono i fatti. Leggo da varie fonti che questo provvedimento è frutto di un fatto interno alla ASL e che tale deve rimanere. Troppo comodo! Io non credo che sia così. A parte una valutazione personale, che non riguarda certamente il sindaco dell’Aquila, ma il professionista dipendente della ASL Massimo Cialente, che non può essere trattato con metodi intimidatori, ma deve essere trattato come qualsiasi altro impiegato, è chiaro che questo ordine di servizio è stato dettato con la precisa volontà di pormi nella condizione di dover scegliere tra il mio lavoro alla ASL e il mio ruolo di sindaco. Non si spiega perché solo al sottoscritto, nel Servizio di Medicina Legale debba essere vietata la presenza in ufficio nel pomeriggio del sabato, come fanno tutti gli altri dipendenti.

Si tratta di un vero e proprio segnale politico. Da notizie raccolte personalmente presso la direttrice amministrativa, sembrerebbe che la Dott.ssa Masciovecchio avrebbe assunto questa decisione perché preoccupata da pesanti telefonate anonime ricevute, con le quali la accusavano di coprirmi per chissà quali fini, e che la mia persona era ormai fonte di un pesante imbarazzo. Voglio fare una riflessione (che non riguarda solo me, ma tutta la città) sugli atteggiamenti di vero e proprio stampo mafioso che ci troviamo a dover subire, omertosi, violenti e volgari. In questi giorni, sono al centro di attacchi (o tentativi di attacchi) a vari livelli, perché ho deciso di rompere con questi meccanismi, questi comportamenti e i pesanti interessi che vi si celano dietro.

Lo sto facendo senza risparmiare nessuno, neanche coloro che mi sono più vicini. Di fronte alle mie rimostranze e alla richiesta di spiegazioni in merito al fatto che la ASL mi renda impossibile fare quello che fanno quotidianamente altri miei colleghi medici ed amministratori (il direttore generale della ASL di Teramo, dr. Varrassi, avrebbe mai pensato o deciso una cosa simile nei confronti del sindaco Brucchi?) solo per alcune telefonate anonime, ho comunicato alla direttrice amministrativa Cavalli e alla direttrice sanitaria Cicogna, che sono pronto a tornare in aspettativa, togliendo l’imbarazzo che la mia presenza avrebbe indotto, in attesa di procedere ai ricorsi sindacali di legge. Il Direttore Generale mi ha telefonato dall’estero, chiedendomi di aspettare lunedì perché mi vuole parlare (non so cosa mi vorrà dire), negando che fosse a conoscenza di questo atto di intimidazione e prevaricazione nei confronti di un dipendente, e non del Sindaco, sottolineo!

Aspetterò lunedì per essere ufficialmente, ma delicatamente, cacciato, perché non posso credere che un primario si possa permettere di fare un simile atto senza avere informato i vertici della ASL: Capo Dipartimento Dott. Matricardi, Direttore Sanitario Dott.ssa Cicogna, Direttore Amministrativo Dott.ssa Cavalli, lo stesso Direttore Generale. Atto, ripeto, sia chiaro, non contro il Sindaco dell’Aquila, ma contro un dipendente qualsiasi quale io sono oggi (o forse ero) della ASL. Certo, potrei chiedermi se stavo dando fastidio perché quello è un posto di verifica del modo di lavorare nell’Azienda Sanitaria Locale, ma sarebbe forse eccessivo, anche se lì si possono cominciare a capire molte cose. La sanità aquilana sta vivendo un momento molto difficile per i vergognosi e vigliacchi ritardi della ricostruzione dell’ospedale cittadino e per il clima che si registra tra gli operatori (basti pensare che alcuni si sono “menati” in corsia).

Con il comitato ristretto dei sindaci stiamo cercando di capire e portare soluzioni, anche se (come è accaduto nel caso dei reparti di medicina) quanto da noi deciso non è stato poi applicato dal Direttore per scelta di un gruppo di medici del comitato di direzione che si sono addirittura infastiditi dal fatto che i sindaci della Provincia possano discutere delle loro carriere, alle quali piegano i destini dell’organizzazione sanitaria e quindi dei pazienti. Probabilmente, in questa città dove alcuni pensano di lanciare segnali mafiosi, si continua a pensare di poter intimidire.

Per quanto mi riguarda, continuerò ad operare, come responsabile della sanità, senza guardare in faccia nessuno, dipendenti o meno della ASL. Poiché so che tutti, compresa l’autorità giudiziaria, leggono tutti i giornali ed i siti, penso che sarebbe utile se, Guardia di Finanza o Carabinieri, acquisissero un po’ di tabulati di presenze dei dipendenti ASL, a cominciare dai miei per capire se ho commesso illeciti! Ultima cosa. La sera del fatto ho parlato con mia moglie ed i tre figli di quanto accaduto. Anche loro cominciano a pensare che essere Sindaco dell’Aquila, per certi angusti ed oscuri angoli ancora troppo bui, che la rendono una realtà difficile, richiede di pagare prezzi molto alti. Ma io li pago e li pagherò tutti!

Massimo Cialente