I DANNI DEL GIOCO: LA MAPPA DELLE SLOT MACHINE IN ITALIA

Dove ci sono più slot, in percentuale si gioca e si perde di più. E l’azzardo diventa un costo sociale e sanitario. L’inchiesta di Wired Italia.

di Raffaele Mastrolonardo e Alessio Cimarelli – La macchinetta fa il giocatore. Là dove ci sono più slot machine si gioca (e si perde) di più, con il risultato che i proventi che rimpinguano le casse dell’erario nazionale diventano un costo, economico e sociale, a livello locale. Le cifre disaggregate sono eloquenti: ogni abruzzese, per esempio, spende la metà di uno stipendio medio nel gioco ogni anno ( 776 euro), il 5% del reddito procapite regionale. E l’Abruzzo è una delle regioni a più alto tasso di concentrazione di esercizi con slot machine. È quanto emerge dall’inchiesta di data journalism targata Wired Italia (qui tutti i dettagli su come è stata condotta) che, per la prima volta, ricostruisce in modo capillare, sulla base dei dati ufficiali, la distribuzione in regioni, province e comuni dei luoghi che ospitano le macchinette e il loro impatto sul reddito e la salute dei residenti. L’inchiesta che state leggendo, arricchita di infografiche e altre tabelle, la trovate anche in edicola nel numero del magazine che esce il 3 luglio.


Le correlazioni che abbiamo trovato tra concentrazione di mini-casinò (cioè i luoghi dedicati esclusivamente all’azzardo, non i bar con i videopoker per capirsi) e gioco sono un’evidenza a sostegno di chi si preoccupa dell’ invasione di questi apparecchi nei comuni italiani. Numeri che dovrebbero spingere a una riflessione sui costi sociali, soprattutto in termini di impoverimento e dipendenza dei giovani, dei ricavi generati dalle slot.

A Genova, per esempio, la battaglia dello scomparso Don Gallo aveva spinto il comune a varare, lo scorso marzo, un regolamento contro la proliferazione delle slot machine stabilendo distanze minime da scuole, parchi e altri luoghi sensibili. Stessa cosa, l’anno prima, aveva fatto l’amministrazione comunale di Trento e provvedimenti analoghi sono stati approvati in altre città. L’obiettivo è sempre il medesimo: contrastare la diffusione di questi apparecchi da intrattenimento che incassano più della metà dei soldi riversati dagli italiani nel gioco d’azzardo legalizzato: 48,7 miliardi di euro su 87 nel 2012, secondo l’ Agenzia delle dogane e dei monopoli (Aams). Le giocate degli italiani sono aumentate di quasi dieci volte dal 2004 a oggi. La reazione di Genova e Trento non è un caso, perché i due capoluoghi non sono città come le altre. I dati raccolti da Wired mostrano che i due centri guidano, rispettivamente, la classifica delle città grandi (più di 200mila abitanti) e medie (almeno 100mila) per quanto riguarda la concentrazione dei cosiddetti mini-casinò, in burocratese ” esercizi dedicati”, che solitamente hanno le vetrate oscurate e il cui business ruota esclusivamente intorno alle decine di slot che ospitano.

I primi 5 Comuni medi per concentrazone di mini-casinò ogni 100 mila abitanti: Trento, Piacenza, Terni, Bolzano, Rimini.

I primi 5 Comuni grandi per concentrazone di mini-casinò ogni 100 mila abitanti: Genova, Verona, Bologna, Roma, Messina.

I mini-casinò sono appena 2.409 delle 113.877 attività che ospitano le slot machine, ma il loro impatto sul territorio è ben più alto di quanto il loro numero possa far pensare, come emerge collegando la loro distribuzione a livello locale con i dati sul reddito. Le statistiche su quanto viene giocato nelle regioni (l’Aams, malgrado le richieste, non rilascia cifre di spesa a livello provinciale e comunale) sono chiare: non solo si tende a sborsare di più in assoluto, ma anche in proporzione alla disponibilità degli abitanti. Un esempio? Il Molise presenta il più alto tasso di mini-casinò per popolazione (7,3 ogni 100mila abitanti). Allo stesso tempo la cifra procapite giocata dai molisani alle slot ogni anno (750 euro nei primi 10 mesi del 2012, secondo i dati Aams) rappresenta il 4,93% del loro reddito procapite (dati Istat 2011). Si tratta della seconda percentuale più alta tra le regioni (il primato, come detto, spetta all’Abruzzo).

reddito_e_mini_casin___3842IMMAGINE: Più mini-casinò per abitante ci sono in una regione, più alta è la cifra pro-capite giocata (dati Istat 2011). Dal punto di vista statistico, il confronto tra le due variabili ha un indice di Pearson di 0,66: un valore che indica una correlazione diretta tra l’ammontare giocato e la concentrazione dei minicasinò

All’estremo opposto la Sicilia: penultima per concentrazione di mini-casinò e ultima per euro giocati in macchinette in proporzione al reddito. Se la tendenza fosse confermata a livello provinciale e comunale, a Genova e a Trento dovrebbero preoccuparsi ancora di più. Ma anche dalle parti di Massa e Carrara ci sarebbe poco da stare allegri: la città toscana è prima tra le province per mini-casinò ogni 100mila abitanti.

Le prime 10 Province per mini-casinò ogni 100 mila abitanti: Massa-Carrara, Verbano-Cusio-Ossola, Teramo, Gorizia, Isernia, Genova, Ravenna, Fermo, Asti, Frosinone.

La correlazione tra concentrazione e incidenza sul reddito è corretta”, spiega Simone Sarti, sociologo dell’Università degli Studi di Milano, che ha esaminato i dati della nostra inchiesta ed è autore (insieme con Moris Triventi) di ricerche su giochi e diseguaglianze: “ Sarebbe però utile fare indagini a campione sul reddito di chi gioca. Purtroppo non è facile in questo periodo trovare finanziamenti per questo tipo di lavori”.

Ma non si tratta solo di soldi. L’incrocio tra la concentrazione territoriale degli esercizi e le statistiche sanitarie mostra che la diffusione delle macchinette va a braccetto con il rischio di patologie legate all’ azzardo e di dipendenze, in particolare tra i giovani. In questo caso il veicolo non sono più i mini-casinò ma le sale giochi, spazi nati per i videogame ma che spesso ospitano anche slot machine. Questa correlazione è confermata dall’incrocio tra i nostri dati e quelli di European School Project on Alcohol and Other Drugs, la più accurata indagine sulle dipendenze giovanili. Su questo fronte il caso della Calabria è emblematico. La regione detiene il record per questi locali (quasi 30 ogni 100mila persone) e registra la più alta incidenza di giovani giocatori problematici o a rischio (4,7%). Al polo opposto la Liguria: 6,8 sale giochi con slot machine ogni 100mila persone e solo 2,5% di giovani in difficoltà. “ La correlazione è significativa”, osserva Sabrina Molinaro del Cnr di Pisa, che ha avuto accesso alle nostre analisi. “ A colpire è la dimensione del fenomeno nel Mezzogiorno”.

sale_giochi_e_studenti_con_problemi_connessi_all___azzardo_2371IMMAGINE: Anche le sale giochi classiche, nate per i videogame, a volte ospitano slot-machine. Dove è più alta concentrazione questi esercizi, più alta è la percentuale di studenti con problemi connessi al gioco (dati Espad). L’ indice di Pearson in questo caso ha un valore di 0,72: la correlazione c’è ed è forte

Insomma, i numeri parlano e anche piuttosto chiaro. Ma anche i soldi hanno i loro argomenti. Dice la Corte dei Conti che l’erario, nel 2012, ha incassato più di 4,5 miliardi di euro dalle slot machine. Soprattutto in tempo di crisi pare difficile che lo stato rinunci a ricavi di queste dimensioni anche se l’impatto degli apparecchi sulla salute dei giovani, dicono i nostri dati, è quantomeno sospetto e meriterebbe di essere approfondito. “ Sono palanche!”, avrebbe detto Don Gallo. Ma per lui, lo sappiamo, non sarebbe bastato.

Ecco tutti i dataset su cui abbiamo costruito l’inchiesta:
I dati utilizzati per costruire la mappa sono  qui.
Qui ci sono i dati del giocato per regione.
Qui i dati degli studenti con problemi di gioco.

fonte: http://daily.wired.it/news/2013/07/02/italia-slot-machine.html
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