di Alice Pace, da Wired.it – Una potente battuta d’arresto per il già tanto discusso metodo Stamina. A sferrarla è Nature, la più autorevole rivista di riferimento per gli scienziati, che ha appena pubblicato i frutti di un’inchiesta che porta in luce un pesante verdetto: il metodo Stamina è basato su una frode scientifica, sulla manipolazione dei dati. E trattandosi degli unici dati che abbiamo a disposizione, questo mette ulteriormente in allerta la comunità scientifica sull’attendibilità e l’efficacia dell’intera metodica.
“Questa uscita di Nature è fondamentale, perché dimostra la vacuità di questo metodo” dichiara Elena Cattaneo, docente all’Università di Milano e direttrice del centro di ricerca sulle cellule staminali UniStem, che da sempre si applica nello studio delle staminali neurali e la loro potenziale applicazione. “È stato dimostrato che le immagini riportate nella patent application del 2010, sulla base della quale Vannoni dice che si basa il suo metodo”, dichiara Cattaneo : “sono copiate da due manoscritti russi assolutamente sconosciuti, che non hanno cioè avuto alcun seguito scientifico, falsando e dichiarando di averle ottenute col suo metodo”.
Ma come hanno fatto gli scienziati a risalire a questo giudizio? Inizialmente i proponenti del metodo Stamina erano ostili alla divulgazione delle procedure perché queste, sostenevano, erano materia di brevetto. A marzo 2013, però, fu lo stesso Vannoni a dichiarare che la richiesta di brevetto, contenente tutte le informazioni relative alla cura da lui proposta, era diventata di dominio pubblico e consultabile sul sito dell’ufficio brevetti americano (da quello europeo, la richiesta di brevetto era già stata ritirata da tempo). Un’inversione di marcia che insospettì chi era già scettico sulla faccenda e che ha consentito di portare oggi alla luce le foto incriminate, foto di cellule che Vannoni dichiara essere il frutto dei suoi esperimenti mentre invece, secondo Nature, risultano identiche a quelle di pubblicazioni scientifiche di un altro gruppo di ricerca. E fa discutere sulle vere intenzioni della Stamina Foundation, la quale probabilmente “avrebbe volentieri evitato che le informazioni riportate sulla richiesta di brevetto diventassero di dominio pubblico. Semplicemente non ha fatto in tempo, una volta ricevuto il pesante verdetto negativo, a impedire allo stesso ufficio di pubblicarle, come avviene da prassi”, spiega Cattaneo.
Quello che il metodo Stamina rivendica è la capacità di trasformare cellule mesenchimali, che normalmente portano a tessuto osseo, adiposo e cartilagine, in neuroni, con appena due ore di trattamento, e di poter intervenire su malattie neurodegenerative come l’ atrofia muscolare spinale o la leucodisfrofia metacromatica. Ma i neuroni del nostro cervello necessitano in realtà di settimane, mesi di sviluppo, per crescere. E anche il responso preliminare dell’ ufficio brevetti, infatti, aveva a suo tempo valutato come affatto innovativa, non ripetibile e forse addirittura legata a effetti tossici la strategia delle infusioni ematiche proposte da Vannoni.
“Di fronte alla prova della frode scientifica che la rivista Nature ha portato alla luce”, interviene all’unisono anche Michele de Luca, ordinario di Biochimica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, “appare chiaro che questa sperimentazione, che era inizialmente apparsa inevitabile, non ha adesso alcun senso e andrebbe evitata. Nel rispetto di pazienti che hanno creduto di trovarsi davanti a una cura che realtà non esiste. Il governo si troverebbe a investire soldi pubblici senza basi, ridicolizzando la scienza e la medicina italiana nel mondo”. La sperimentazione del metodo Stamina sarebbe già dovuta iniziare, dopo il via del Senato e la nomina dell’opportuno comitato di esperti, avvenuta proprio ieri. |
Ma i ritardi nella consegna dei protocolli da parte di Vannoni, presidente della Stamina Foundation, continuano a far slittare la data di inizio dei lavori, forse ai primi di settembre. Ovviamente ora siamo in attesa di una risposta di Vannoni alle accuse sostenute da Nature. Ma neanche la rivista scientifica è ancora riuscita ancora a ottenerne.
LA REPLICA DI VANNONI
Dopo le accuse della rivista Nature al metodo Stamina, la risposta del direttore della onlus Davide Vannoni non si è fatta attendere. Una delle riviste scientifiche più autorevoli al mondo, infatti, ha pubblicato ieri un’inchiesta sul discusso metodo che usa staminali mesenchimali, accusando Vannoni di aver falsificato i dati della sua ricerca in sede di domanda di brevetto. La replica del diretto interessato è apparsa stamane sulla sua pagina Facebook.
Vannoni accusa quella che chiama sarcasticamente “la rivista madre della scienza” di usare toni patetici nel riprendere “le solite domande di brevetto”. Peccato che la comunità scientifica, in assenza di altre informazioni sulla metodica impiegata per le infusioni, possa usare solo i dati riportati nelle domande di brevetto come unica fonte di informazioni reperibili e ufficiali. Non esistono infatti pubblicazioni relative al metodo Stamina su riviste scientifiche peer-reviewed, quelle che da prassi costituiscono il canale più trasparente e immediato per tutti gli scienziati per la riproduzione e la valutazione degli esperimenti. Quello che è noto sono le poche indicazioni sulla domanda di brevetto in cui Vannoni spiega come cellule mesenchimali (i precursori delle ossa, della cartilagine e dell’adipe) possano essere prelevate da un donatore e trasformate in poche ore in cellule nervose, per essere in seguito iniettate in pazienti colpiti da malattie neurodegenerative come l’ atrofia muscolare spinale o la leucodisfrofia metacromatica.
Il direttore di Stamina Onlus sostiene di aver collaborato con “i russi” di cui ha riutilizzato le foto – ed è probabilmente vero – all’epoca degli scatti, ma non risponde all’ accusa di aver falsato i risultati, di aver cioè proposto quelle immagini come proprie nella domanda di brevetto, e di aver sottoscritto di aver ottenuto le cellule rappresentate in quelle foto con una procedura diversa da quella invece riportata dagli stessi collaboratori. Tantopiù che il nome di Vannoni non compare tra gli autori nella pubblicazione originale dei russi.
E si spinge oltre, nel chiamare in causa gli scienziati Paolo Bianco, Luca Pani ed Elena Cattaneo, che hanno dato voce alle loro perplessità nel pezzo pubblicato da Nature. “Non si capisce da dove nasca la presunzione di inefficacia, riportata dai tre illustri scienziati italiani, visto che non sanno come Stamina differenzi le cellule né quali risultati terapeutici abbia raggiunto”, scrive Vannoni. La risposta che gli scienziati portano avanti da mesi è sempre la stessa: sarebbero lieti di saperlo, se solo le informazioni relative fossero pubblicate e complete.
Vannoni dichiara che negli ultimi sette anni Stamina ha migliorato e reso più efficace ed efficiente la metodica originale (quella dei biologi russi) nella cura delle malattie neurodegenerative e accusa anche Alison Abbott, firma di punta e autrice dell’articolo su Nature, di non averlo ammesso. Insinua poi intimi legami con gli sicenziati Paolo Bianco, Elena Cattaneo e Michele de Luca e la incalza sul piano degli esperimenti accusandola di aver mal interpretato i dati della procedura: “Si stupisce la giornalista che alla fine le modalità di differenziazione cellulare siano diverse nelle percentuali di sostanze utilizzate (e non solo), ma non ha proprio capito che la radice del metodo è la stessa e, come i suoi tre amici italiani, confonde una domanda di brevetto volutamente ritirata con un articolo scientifico”. |
Ma chi lavora nella ricerca sa che presentare un risultato (le foto, in questo caso) dissociandolo dalla procedura originale, sia esso su una richiesta di brevetto che su un giornale scientifico, equivale a dichiarare il falso. Anche se le variazioni della procedura sono minime. Che si tratti di frode scientifica o meno, quindi, l’ approssimazione non è ammessa, tantopiù che i pazienti che Stamina intende trattare sono in prevalenza bambini.
Nature viene accusata da Vannoni di “fare politica di basso livello” con la finalità di appoggiare “due grandi scienziati italiani che non avendo nulla da sperimentare e, non avendo mai curato nessuno con le staminali, preferiscono che nessun altro lo faccia”. E lo psicologo (no, Vannoni non è un medico) conclude con un appello diretto al ministro della Salute Lorenzin, chiedendo “garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione, (…) in funzione” spiega “delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la metodica Stamina che, nonostante queste maccheroniche opinioni, è già una realtà terapeutica per centinaia di persone”. Anche se, ricordiamo, i ritardi sull’inizio dei lavori sono imputabili essenzialmente alla mancata consegna dei protocolli sperimentali proprio da parte dello stesso Vannoni. Restiamo in attesa che il direttore di Stamina ci risponda al telefono per fare ulteriore chiarezza.
fonti:
http://daily.wired.it/news/scienza/2013/07/02/stamina-nature-critica-metodo-231567.html
http://daily.wired.it/news/scienza/2013/07/03/stamina-vannoni-risposta-nature-324567.html
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(Credit per la foto: Corbis)