L’Aquila, 25 maggio 2013 – “Scrivo spinto dal terrore che L’Aquila sia destinata a morire, tra l’indifferenza politica e la malcelata insopportazione nei nostri confronti che si respira, ultimamente, in tutte le istituzioni dello Stato”. Comincia così la lettera-appello per salvare L’Aquila del sindaco Massimo Cialente, pubblicata dal Corriere della Sera.
“A quattro anni dal terremoto che ha cancellato i luoghi della nostra identità ci ritroviamo senza fondi per la ricostruzione. Non è finanziato il futuro dell’Aquila. Il cantiere più grande d’Europa continua a reggersi sulle sue impalcature mettendo gli operai in cassa integrazione e lasciando le famiglie, a migliaia, parcheggiate nelle case di Berlusconi o negli alberghi”.
“Ci servono sette miliardi ancora per la Città dell’Aquila e quattro per i 56 Comuni del cratere sismico” che si possono reperire “con il meccanismo del mutuo venticinquennale con la Cassa depositi e prestiti: 60 milioni l’anno per ciascun miliardo. Si può fare. Così com’è stato fatto dal governo Monti per i nostri fratelli dell’Emilia, ai quali sono stati erogati 10 miliardi”.
E “se serve chiederei anche al Paese di accettare una piccola tassa di scopo“. Il Paese dovrebbe capire che “se la ricostruzione dell’ Aquila riuscisse a partire con quella dell’Emilia, avremmo un effetto positivo sul Pil dando ossigeno ad aziende e imprese. Abbiamo avuto tanta pazienza. Oggi siamo allo sbando. Senza casa, senza lavoro, senza prospettive per il futuro. Sospesi. Non abbandonate L’Aquila e il suo territorio“.