di Elisa Zanetti – Le chiamano smart city, sono le città del futuro, ma guardano al passato. Sì, perché se fino a non molto tempo fa l’idea di crescita e sviluppo era associata alla costruzione di palazzi avveniristici pronti a ridisegnare lo skyline delle città, ora l’innovazione passa dal recupero e dall’ottimizzazione dell’esistente. È il retrofit urbano, un procedimento che consiste nell’implementare le funzionalità di vecchi edifici, rendendoli migliori e prolungandone la vita perché, come insegnano i francesi che per dire “sostenibile” utilizzano “durable”, è green ciò che dura nel tempo. Nessuna nuova colata di cemento quindi, ma strategie di rigenerazione di quanto già costruito. Si tratta di procedimenti di particolare importanza, soprattutto se si considera che gli immobili sono la causa di oltre il 40/45% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Processi di riconversione delle città sono in corso in tutta Europa e anche in Italia si stanno diffondendo iniziative interessanti.
“Abbiamo chiesto a diverse aziende di regalare un progetto per la riqualificazione della città – spiega Gloria Piaggio, coordinatrice del piano di rinnovamento del capoluogo ligure –. Ora li stiamo unendo per dare vita al progetto Città Genova Smart City”. L’idea è quella di ripensare la città e migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti attraverso uno sviluppo economico sostenibile. Il piano prevede diverse linee di intervento. Verranno innanzitutto sviluppate smart grids, reti di informazione che affiancano la distribuzione elettrica, gestendola in modo intelligente, evitando sprechi energetici e sovraccarichi, attraverso un controllo dinamico dell’energia in sovrappiù. L’approvvigionamento di energia sarà garantito grazie allo sviluppo di impianti fotovoltaici integrati negli edifici e allo sviluppo di impianti eolici, idroelettrici e a biomassa, mentre per quanto riguarda la mobilità sarà prioritaria l’introduzione di mezzi di trasporto elettrici sia a livello pubblico che privato. È prevista la creazione di ICITY, una piattaforma per la creazione di app al servizio della vita in città, e ancora l’illuminazione a led dell’acquario e del porto antico, con notevoli risparmi in bolletta (nel museo d’Arte Orientale Chiossone, dove un intervento di questo tipo è già stato ultimato, la sostituzione delle lampade alogene porterà ad calo dei consumi dell’80% in cinque anni).
Di dimensioni più ridotte, ma comunque significativo il recupero del complesso di edilizia popolare Le Piagge di Firenze, che si inserisce nel progetto di ricerca europeo SuRE FIT (Sustainable Roof Extension Retrofit, scarica l’allegato in basso per maggiori informazioni). “ Questo progetto – spiega Roberto Di Giulio, docente di Architettura – mira a intervenire su vecchie costruzioni, adeguandole alle nuove direttive, implementandone l’efficienza energetica e al contempo aumentandone le dimensioni senza ulteriore consumo di suolo”.
In questo modo si possono ottenere nuovi alloggi oppure maggiori spazi per gli inquilini. Nel caso della struttura fiorentina l’intervento riguarda l’alternanza di volumi di altezze differenti, che verrà colmato riempiendo gli spazi vuoti fra le diverse unità abitative, con un conseguente ampliamento degli spazi. Attraverso la realizzazione di un sistema strutturale autonomo, al quale saranno applicati pannelli solari e fotovoltaici, l’edificio crescerà anche verticalmente, offrendo nuovi alloggi da destinare all’edilizia residenziale pubblica. Elisa Zanetti |
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