Pesano in tasca e nel portamonete, non vengono rimessi in circolazione e hanno un costo sproporzionato a quello che si è dimostrato con gli anni essere il loro utilizzo. Gli spiccioli da uno e due centesimi di euro potrebbero presto sparire.
Lo si legge in una comunicazione della Commissione europea in risposta a una richiesta del Consiglio e del Parlamento. «La produzione di monete da 1 e 2 cent – scrive la Commissione in una nota – è chiaramente un’attività che porta perdite per l’eurozona, per via della differenza tra il valore nominale della moneta e il prezzo pagato dagli Stati membri per coniarle. La perdita cumulativa dal 2002 è stata di 1,4 miliardi di euro». «L’economia – scrive ancora Bruxelles – porterebbe a pensare che sia il caso di interrompere il conio di queste monete».
Soprattutto perché molti le buttano via o le perdono (tanto non valgono niente), insieme al vizio dei cosiddetti prezzi “soglia” (tipo 3,99 per non scrivere 4 euro), ha l’effetto di «una sempre crescente richiesta di emissione di moneti di piccolo valore, che rappresentano al momento la metà circa di tutte le monete in circolazione», pari in totale a 46 miliardi di pezzi. Bruxelles ha così messo sul tappeto quattro opzioni. Due sono per l’eliminazione. La prima prevede, al tempo stesso, lo stop alla produzione di queste monete e il ritiro di quelle in circolazione. La seconda prevede invece una gradualità: la produzione cesserebbe, ma le monete già in circolazione continuerebbero a essere usate, finché, negli anni, finirebbero per sparire o diventare sempre più rare. |
Le altre due opzioni sono o lasciare tutto com’è (la meno probabile), o ridurre i costi di produzione, cambiando le leghe metalliche con altre meno costose, e migliorando l’efficienza della produzione stessa.
Il Codacons sostiene che il 90 per cento degli italiani vorrebbe abolire tutti gli spicciolini. E visto quanto ci costa produrli, sarebbe proprio il caso. Produrre una semplice monetina da un centesimo ci costa 2,5 centesimi, Iva al 20 per cento esclusa. In pratica per realizzare la monetina piu’ odiata da tutti gli italiani ci vogliono 3 centesimi. Perche’? Il centesimo e’ realizzato all’interno con acciaio e all’esterno con il rame, un materiale molto costoso.
Invece altre fonti forniscono costi diversi: produrre 1 e 2 centesimi costa 1 centesimo. Produrre 5 e 10 cent costa 2 cent. Produrre 20 cent costa 3 cent. Produrre 50 cent costa 4 cent. Produrre 1 euro costa 10 cent. Produrre 2 euro costa 20 cent (in Germania 13 cent).
Curiosamente, gli unici veri ostacoli allo stop sono di natura psicologica: secondo la Commissione Europea, «l’atteggiamento del pubblico è misto: da un lato molti sono legati a queste piccole denominazioni e temono il rischio di inflazione se sparissero, dall’altro le trattano come oggetti senza valore e non le fanno circolare nei canali di pagamento». Bruxelles, inoltre, teme un non meglio specificato «rischio di reazioni negative del pubblico per l’effetto di arrotondamento dei prezzi legato al ritiro». Un arrotondamento, va da sé, al rialzo. Già, ma è meglio continuare a buttare 100 milioni l’anno di perdite?
fonti: leggo.it e linkiesta.it