11 aprile 2013 – La crisi? Fa bene alla salute. Lo dimostra il caso di Cuba dove le morti per infarto e diabete sono crollate negli anni ’90, quando il collasso dell’Unione Sovietica fece piombare l’isola di Fidel Castro in una profonda recessione.
E’ il risultato a cui e’ giunto un team di studiosi provenienti da Cuba, Usa, Spagna che hanno monitorato l'”esperienza cubana” dal 1980 al 2010; la ricerca e’ stata pubblicata sul British Medical Journal.
Nel 1991, subito dopo il crollo dell’Urss, Cuba si ritrovo’ dall’oggi all’indomani con forniture di petrolio ridotte al minimo. Il carburante per le automobili era introvabile e migliaia di cubani furono costretti ad abbandonare le macchine e girare a piedi o con le biciclette fornite dal governo. Gli agricoltori dovettero dire addio ai trattori e ricominciare a lavorare a mano i campi.
Per non parlare della scarsita’ di cibo, che impoveri’ drasticamente la dieta locale, lasciando la popolazione costantemente affamata. Risultato: ogni cubano calo’ in media di 5 chilogrammi; una modesta perdita di peso che pero’ ebbe un impatto significativo sui tassi di mortalita‘. Secondo il team di scienziati, i decessi per diabete iniziarono a calare nel 1996, cinque anni dopo l’inizio del ‘dimagrimento collettivo’, e rimasero bassi per 6 anni. Quanto alle morti per infarto e altre malattie cardiovascolari, dal 1996 in poi subirono un crollo verticale.
L’economia dell’isola inizio’ a riprendersi verso la fine degli anni ’90; puntualmente, circa cinque anni dopo la mortalita’ da diabete e da malattie cardiache era tornata ai livelli pre-crisi. L'”esperienza cubana”, ha osservato il team di ricercatori, rappresenta “un importante esempio dei potenziali benefici per la salute che si potrebbero ottenere contrastando la tendenza epidemica globale all’obesita’”.