di Simona Regina – 18 marzo 2013 – Uno studio valuta il disagio psicologico degli aquilani confrontando i dati precedenti il terremoto con gli attuali. In aumento il consumo di farmaci antidepressivi, alcol e tabacco.
Trecentonove morti, migliaia di feriti a causa dei crolli, oltre 10.000 edifici danneggiati e 70.000 sfollati. È questa l’entità dei danni causati dal terremoto di magnitudo 6,3 che il 6 aprile 2009, nel cuore della notte, alle 3:32, ha colpito la città de L’Aquila. Ma qual è la sua l’eredità sulla salute della popolazione?
Per capirlo la Regione Abruzzo (con le aziende sanitarie di Pescara, L’Aquila-Avezzano-Sulmona, Chieti e Teramo), in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università de L’Aquila, ha condotto lo studio CoMeTeS ( Conseguenze a Medio Termine del Sisma).
Obiettivo: stimare la prevalenza dei principali sintomi di depressione, ansia e di comportamenti non salutari nella popolazione colpita e l’eventuale peggioramento degli stili di vita, dal fumo al consumo di bevande alcoliche, dalle cattive abitudini alimentari all’inattività fisica.
“Per lo studio è stato determinante il fatto che nelle aree colpite dal terremoto fosse attivo il sistema di sorveglianza Passi, portato avanti su tutto il territorio nazionale dalle aziende sanitarie locali per monitorare i comportamenti associati allo stato di salute, in campioni rappresentativi della popolazione italiana adulta (18-69 anni)” spiega Antonella Gigantesco, ricercatrice del Reparto salute mentale del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Iss. “ Così abbiamo potuto confrontare la frequenza dei principali fattori di rischio comportamentale, come fumo, alcol, obesità e sedentarietà, e alcuni indicatori dello stato di salute psicologica prima e dopo il sisma, ricavando informazioni che potranno servire in futuro per indirizzare in modo appropriato i soccorsi”.
In pratica, essendo disponibili informazioni relative allo stato di salute della popolazione prima del terremoto (dati raccolti nel 2007-2008), è stato possibile valutare l’eredità del sisma, attraverso il confronto con i dati rilevati oltre un anno dopo. Nel 2010, infatti, da maggio a novembre, sono stati intervistati 957 cittadini residenti nei comuni dell’area più colpita dal terremoto.
A percepire un peggioramento del proprio benessere psicologico sono coloro che hanno perduto parenti o amici, che hanno subito perdite economiche importanti, persone in età più avanzata e le donne. “ Dopo più di 1 anno dal terremoto la prevalenza di disturbo da stress post-traumatico è risultata decisamente superiore alle stime finora disponibili nella popolazione generale, anche considerato che i sintomi di questo disturbo nella maggior parte dei casi si risolvono entro 1 anno dopo l’esperienza scatenante. Si tratta di un disturbo che si associa a intensa paura, ed è contraddistinto dal continuo rivivere l’evento traumatico. Così come abbiamo rilevato che i principali sintomi depressivi sono più frequenti rispetto a quanto rilevato prima del sisma.
Se prima del terremoto, infatti, il 10% degli intervistati residenti a L’Aquila riferiva perdita di interesse per le attività quotidiane e umore depresso, nel 2010 la percentuale è salita al 15,7 – precisa la ricercatrice, che ha illustrato i dati relativi alla salute mentale post-sisma anche sulla rivista Journal of Affective Disorders –. Il dato non deve allarmare, ma ovviamente il fatto che all’incirca un adulto su sei riferisca questi sintomi potrebbe determinare un aumento della richiesta di assistenza e cure ai servizi sanitari”.Del resto, dal 6 aprile 2009 a L’Aquila è aumentato il consumo di farmaci antidepressivi.
Per quanto riguarda i comportamenti a rischio per la salute, rispetto alla situazione pre-sisma, nel capoluogo abruzzese è aumentato il consumo di tabacco – si registrano, infatti, meno ex fumatori e coloro che tentano di smettere di fumare – ed è stato rilevato un aumento di consumo di alcol tra i giovani. In crescita anche la sedentarietà, che dal 19% nel 2008 passa al 39% dopo il terremoto: in particolare è frequente tra gli ultracinquantenni (47%) e le donne (42%). Tra gli over 65 sono aumentati anche i ricoveri ospedalieri per infarto. E nei pronto soccorso si è registrato un aumento di arrivi per cefalee. I servizi sanitari locali, di base e specialistici, in ogni caso sono stati in grado di gestire le esigenze della popolazione: anche la maggiore richiesta di visite mediche da parte di coloro che hanno subito lutti in famiglia e gravi danni economici, e delle persone affette da malattie croniche e da disturbi depressivi. Nessun calo significativo è stato registrato nell’adesione della popolazione alle misure raccomandate di prevenzione: screening alla mammella e al colon-retto, controllo del colesterolo e vaccinazioni.
“ Nonostante i danni subiti dalla popolazione a causa del sisma, in termini di perdite umane ed economiche e in termini di stress per la delocalizzazione, e nonostante l’elevata frequenza dei sintomi depressivi e di stress post-traumatico – si legge sul rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità – la percezione dello stato di salute e la qualità della vita connessa alla salute non sono risultate significativamente peggiori rispetto alle stime effettuate prima del sisma. Un dato, che lascia ben sperare per quanto attiene alla capacità di reazione e tenuta della popolazione de L’Aquila”.
di Simona Regina, da Wired.it
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