L’AQUILA RICOSTRUITA ENTRO IL 2018? E’ L’ENNESIMA PRESA IN GIRO DI CIALENTE

ricostruzioneL’Aquila, 12 marzo 2013 -[NdR: il comunicato stampa di Emanuele Imprudente, Capogruppo “L’Aquila Città Aperta”]

Il vigoroso richiamo alla realtà del Procuratore Regionale della Corte dei Conti sulla ricostruzione lenta o del tutto assente, deve far riflettere tutti gli amministratori dei vari enti coinvolti in questo difficile processo, troppo spesso dediti ad abbandonarsi a ottimismi che non hanno ragione di esistere, oppure a vergognosi rimpalli di responsabilità sugli inadempimenti e le inefficienze.

I fatti ci raccontano che la ricostruzione non c’è, oppure comincia ad accumulare dei ritardi macroscopici. E quel 2018 lanciato dal Sindaco Cialente qualche giorno fa, come anno della ricostruzione tangibile, appare come una sorta di presa in giro, l’ennesima.

Ormai sono mesi che il numero dei contributi rilasciati per le riedificazioni dei fabbricati danneggiati dal sisma si contano sulle dita di una mano. I fondi contenuti nella delibera Cipe sembrano tanti, ma con i danni vertiginosi subiti dalla città rischiano di essere insufficienti.

La fine del plafond dei contributi agevolati ha fatto sì che l’unica strada che le decine di migliaia di famiglie possano percorrere sia quella dei contributi diretti. Quando i soldi ci sono e quando il Comune si degna di assegnarli a coloro che hanno richiesto i fondi per riparare o ricostruire. Anche perché della tanto sbandierata ripresa dei finanziamenti agevolati, in cui dovrebbe essere coinvolta la Municipalità in prima persona, non si è più saputo nulla

Non passa giorno che il Tar non condanni il Comune a rilasciare i contributi, qualora siano stati superati i termini di legge per dare risposta alle richieste di tali finanziamenti, con aggravi notevolissimi sulle casse comunali. Ma nessuno degli enti coinvolti nei processi della ricostruzione è esente da responsabilità.

Mille pratiche sono ferme al Genio Civile perché ancora non si chiariscono una serie di dubbi sulle attribuzioni e le competenze. Le attività produttive che erano state sollecitate a riaprire nel centro storico stanno richiudendo una dietro l’altra, vuoi perché comunque c’è necessità di puntellare e ripuntellare, vuoi perché non è mai stata creata una reale attrattiva verso il cuore della città, devastato dal terremoto. I sindacati, quando parlano di posti di lavoro persi e di ore di cassa integrazione, snocciolano numeri terrificanti.

Delle assunzioni post concorsone forse si parlerà alla trasmissione “Chi l’ha visto”, considerato che l’elogiata celerità di cui ha parlato il Ministro per la Coesione territoriale si è rilevata un flop. E migliaia di famiglie aspettano ancora l’indennizzo dei beni mobili distrutti sotto le macerie della propria casa e i rimborsi per i traslochi e i depositi, ingiustamente bloccati.

La politica continua a riempirsi la bocca di parole quali ricostruzione e rinascita, spesso e volentieri usando i social network per farlo, che oramai, per certi amministratori nazionali e locali, è diventato l’unico mezzo per far conoscere i loro programmi.
Siamo vicini alla ricorrenza del quarto anno dalla tragedia. Invece di continuare a esternare meri pensieri, spesso non suffragati dalla realtà, sarebbe bene dire alla città come stanno realmente le cose, quali sono le reali possibilità per la popolazione assistita e quali le previsioni concrete della ricostruzione. Almeno nel rammentare il lutto che ci ha colpito, si dica la verità.

Il Consigliere Comunale
Emanuele Imprudente
Capogruppo “L’Aquila Città Aperta”