9 marzo 2013 – Pur temendo di più l’insicurezza del posto, percepisce il lavoro come risposta ai propri bisogni di auto-realizzazione, non disdegna i lavori manuali, è maggiormente predisposto ad avviare un’attività imprenditoriale e non esclude la possibilità di trasferirsi anche al di fuori dell’Europa.
Questo l’identikit del giovane abruzzese rispetto ai temi del lavoro, dibattuto questa mattina in occasione del convegno “Dal disincanto del lavoro alle alleanze per le opportunità. Il lavoro visto dai giovani abruzzesi e confronto con i dati nazionali”, che Gi Group, la prima multinazionale italiana del lavoro, ha organizzato con il patrocinio di AIDP Abruzzo – Molise – Associazione Italiana per la Direzione del Personale – e della Regione Abruzzo, presso l’auditorium “Leonardo Petruzzi” del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara.
Infatti, a partire dalla ricerca “I giovani italiani e la visione disincantata del lavoro. Divergenze e convergenze con genitori e imprese” realizzata a livello nazionale da Gi Group, in collaborazione con OD&M Consulting, su un campione di 1018 giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, altrettanti genitori e 30 aziende, il focus si è spostato, in questi primi mesi dell’anno, a livello locale per confrontare il profilo del giovane italiano con quello del coetaneo abruzzese, al fine di cogliere eventuali elementi di discontinuità tra i due punti di vista rispetto a quattro aree di indagine: situazione professionale, orientamento e ricerca del lavoro, rappresentazioni del lavoro con un approfondimento sulle professioni manuali e apprendistato.
“Come nel resto dell’Italia, anche sul territorio abruzzese la disoccupazione giovanile rappresenta un’emergenza – commenta Antonio Bonardo, Direttore Public Affairs di Gi Group -. Proprio per questo, la fotografia delle aspettative e dei desideri nei confronti del lavoro dei giovani italiani, prima, e dei ragazzi abruzzesi, poi, scattata dalla nostra indagine, rappresenta un primo, importante spunto di riflessione per famiglie, aziende e attori del mercato del lavoro, per capire il punto di vista di uno dei target attualmente più in difficoltà ad accedere al mondo professionale e provare a dare loro aiuti e risposte più in linea con il testo occupazionale”.
Di seguito le principali evidenze emerse a livello nazionale, espresse numericamente in una scala da 1, punteggio minimo, a 10, punteggio massimo, messe a paragone con i risultati abruzzesi:
Gli strumenti per trovare lavoro e fare carriera
– Per trovare lavoro e fare carriera, genitori e imprese credono nel merito; 8 giovani su 10 considerano, però, altrettanto importanti i fattori non meritocratici, fra cui emergono fortuna e conoscenze, in particolare di persone potenti.
Nonostante il quadro negativo di crisi economica, i giovani non si arrendono: 9 su 10 considerano, infatti, la perseveranza il fattore più importante per trovare impiego, così come i loro genitori e le aziende.
E i giovani abruzzesi?
– Per trovare lavoro, valutano ugualmente importanti i fattori meritocratici e quelli non meritocratici; per fare carriera, però, segnalano una maggiore fiducia nel merito, ponendo al primo posto la “disponibilità a lavorare molto”, indicata da 9 rispondenti su 10.
Così come i loro coetanei, inoltre, mettono al primo posto la perseveranza, dimostrandosi ancora più certi che un atteggiamento passivo non paga; si rivelano in controtendenza nel valutare importante il fattore “non avere troppo pretese”, che occupa per loro la seconda posizione.
Il fattore fortuna non appare così determinante, invece, nell’influenzare le possibilità di carriera, anche se “chiedere l’aiuto di una persona potente” rimane lo strumento più efficace per trovare lavoro (76,9%).
Gli aspetti importanti del lavoro
– Per il campione nazionale di ragazzi gli aspetti importanti del lavoro sono: buone relazioni, specie con capi e colleghi (7,9 punti), la sicurezza del posto di lavoro (8,2) e, a seguire, gli aspetti espressivi, tra cui contenuti interessanti e miglioramento dello stipendio (8); meno importanti gli aspetti legati alla crescita professionale e alla carriera, considerati, invece, di più da genitori e aziende.
E i giovani abruzzesi?
– Gli aspetti che contano in ambito lavorativo si confermano essere quelli relazionali e strumentali, che risultano addirittura più importanti rispetto alla survey nazionale. In particolare, i rispondenti abruzzesi attribuiscono maggiore importanza al mantenere buoni rapporti con capi e colleghi e mettono la sicurezza del posto in cima alla loro classifica (91,7%), in linea con il punto di vista dei giovani italiani, ma con un voto medio più elevato (8,6).
Il livello di soddisfazione nel proprio lavoro
– La soddisfazione dei giovani occupati è alta sugli aspetti relazionali con capi e colleghi (7,1), sufficiente sugli aspetti espressivi di auto-realizzazione (6), leggermente più bassa (5,9) sulle condizioni oggettive di lavoro, molto bassa su possibilità di carriera e retribuzione.
E i giovani abruzzesi?
– Il livello di soddisfazione espresso da chi lavora è tendenzialmente in linea con il campione nazionale: la sfera relazionale occupa il primo posto anche presso i giovani abruzzesi, che, invece, si dimostrano maggiormente soddisfatti degli aspetti espressivi del lavoro, legati all’auto-realizzazione. Fronte critico è quello della sicurezza del posto di lavoro, rispetto a cui i giovani abruzzesi si dichiarano leggermente meno soddisfatti.
Il valore e il senso del lavoro
– Il lavoro, per il 42% dei giovani, rappresenta per lo più la possibilità di portare a casa uno stipendio, solo in seconda battuta un’occasione di realizzazione personale (36%), rendendo evidente, quindi, la prevalenza del suo aspetto strumentale. Da segnalare in controtendenza donne, laureati, lavoratori autonomi e con contratto flessibile, che mettono al primo posto la realizzazione personale (43%).
E i giovani abruzzesi?
– In discontinuità con i dati nazionali, il lavoro rappresenta prima di tutto un’occasione di realizzazione personale (43,5%) e solo in secondo luogo la possibilità di portare a casa uno stipendio (38%). Questo item è, però, al primo posto per i laureati abruzzesi, che si dimostrano in controtendenza rispetto al campione di laureati italiani.
Il lavoro dei sogni
– Per più di 1 giovane su 4 il settore pubblico rappresenta il lavoro ideale, ma 1 su 6, se potesse scegliere, avvierebbe una propria attività, contrariamente al 25% dei genitori che vorrebbe impiegato il proprio figlio in una multinazionale; pochissimi giovani sceglierebbero una PMI (6,5%).
E i giovani abruzzesi?
– Il settore pubblico si conferma al primo posto della graduatoria del lavoro ideale (28,7%), in linea con il campione nazionale. Al secondo posto, ma con solo un paio di punti di scarto, c’è la possibilità di avviare una propria attività (26,9%), che registra una percentuale di gradimento superiore rispetto a quanto registrato dalla survey nazionale. Grande impresa e PMI raccolgono la stessa preferenza, fermandosi attorno al 7,4%.
Il lavoro manuale
– I ragazzi a livello nazionale considerano il lavoro manuale un “male necessario”; sono più propensi ad accettarne uno rispetto ai genitori, se pure in condizioni di alta professionalità, stipendio adeguato o temporaneamente (pari merito 28,5%).
E i giovani abruzzesi?
– Mostrano una maggiore propensione per il lavoro manuale, che non si connota così fortemente come “male necessario”: i rispondenti a livello locale si dividono tra chi ritiene il lavoro manuale importante (47,2%) e chi non lo considera tale (52,8%).
La disponibilità a trasferirsi
– 8 ragazzi su 10 dichiarano di essere disposti a trasferirsi per lavoro, anche se per lo più in altre regioni d’Italia (circa 40%) o in Europa e sono sostenuti in questo anche dai genitori. Le aziende consigliano, invece, quasi tutte i Paesi dei BRICS.
E i giovani abruzzesi?
– Si dimostrano ancora più propensi a trasferirsi per lavoro (90%), anche al di fuori dell’Unione Europea, nonostante questo significhi allontanarsi dai genitori ai quali i giovani abruzzesi, in linea con i connazionali, riconoscono un ruolo preponderante (59,3%) nelle scelte professionali, risultato di un lavoro di squadra. Sono, inoltre, allineati con il resto del Paese nel riconoscere l’importanza dello stage (69,4%) e dei servizi offerti da scuola e università (67,6%) per l’orientamento e per prendere consapevolezza delle proprie attitudini.
L’apprendistato
– I giovani, in accordo con i genitori, vedono nell’apprendistato un’opportunità di ingresso nel mondo del lavoro (74,2%), ma non credono rappresenti un primo passo verso l’inserimento a tempo indeterminato, nonostante quasi 8 aziende su 10 dichiarino di utilizzarlo proprio per tale scopo.
E i giovani abruzzesi?
– Risulta ancora più radicato l’atteggiamento di apertura nei confronti dell’apprendistato, come occasione di miglioramento della propria professionalità (86,1%). Tuttavia, è anche più evidente la diffidenza circa il buon esito del contratto: il 30,1% dei rispondenti dell’Abruzzo non crede, infatti, che l’apprendistato sia un punto di partenza verso il contratto a tempo indeterminato.
“Il profilo del giovane abruzzese che emerge dalla ricerca spezza alcuni stereotipi che costellano il rapporto giovani e lavoro a livello nazionale. Infatti, nonostante l’insicurezza generale e una buona dose di disincanto, il lavoro rimane per gli abruzzesi, al contrario dei loro connazionali, una risposta a bisogni di auto-realizzazione, un obiettivo da perseguire con perseveranza e proattività, pienamente consapevoli che spesso è necessario faticare e sporcarsi le mani per ottenere dei buoni risultati. Inoltre – conclude Antonio Bonardo -, accanto all’impiego pubblico come posto di lavoro ideale, si fa spazio un forte spirito di imprenditorialità e di iniziativa, maggiore rispetto alla media italiana. Pertanto, auspichiamo che, a livello locale, tutti gli attori del mercato operino affinché i punti di forza espressi dai più giovani possano essere valorizzati nel migliore dei modi anche a vantaggio del territorio”.
Nota metodologica
La ricerca “I giovani italiani e la visione disincantata del lavoro. Divergenze e convergenze con genitori e imprese” è stata condotta nei mesi di marzo-aprile 2012 tramite questionario web-based su un campione di:
- 1018 giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni;
- 1019 adulti tra i 40 e i 64 anni, genitori di almeno un figlio di età compresa tra i 15 e i 29 anni;
- 30 aziende nazionali e multinazionali.
Nel gennaio 2013, la survey è stata aggiornata sottoponendo lo stesso questionario a risposta chiusa a un campione locale di 108 giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, residenti in Abruzzo, che rappresentano il 9,7% del campione nazionale.