8 febbraio 2013 – Si chiama ‘Sherpa’ il nuovo progetto europeo coordinato dall’Universita’ di Bologna che prende il via in questi giorni con l’obiettivo di mettere a punto una piattaforma robotica in grado di aiutare i soccorritori impegnati in attivita’ in ambienti ostili, come quelli dove operano abitualmente il soccorso alpino, le guardie forestali, la protezione civile.
‘Sherpa’ si concentrera’ in particolare sul soccorso prestato in occasione di valanghe. Partendo dal presupposto che in questi casi e’ fondamentale la tempestivita’ dei soccorsi, ‘Sherpa’ si integrera’ con le capacita’ cognitive e di ricerca dei soccorritori per ridurre al minimo i tempi di intervento e soccorso. La piattaforma robotica sara’ in grado di operare sia a terra che in volo e si comporra’ di diversi elementi, tra cui essenziale sara’ ovviamente il soccorritore.
“Nella soluzione tecnologica immaginata nel progetto – spiega Lorenzo Marconi, coordinatore del progetto e professore di automatica del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marcon – il soccorritore trasmette la sua posizione alla piattaforma robotica e comunica con essa attraverso dispositivi tecnologici facili da operare e leggeri. La piattaforma comprendera’ poi un piccolo rover terrestre che trasportera’ piccoli “elicotteri”, adatti a operare nelle vicinanze di essere umani e che supporteranno l’attivita’ del soccorritore e un aereo ad ala fissa che vola in modo autonomo a un’altezza di circa 50-100 metri”.
La piattaforma combina i vantaggi di una piattaforma aerea, in termini di sorveglianza e capacita’ di raggiungere velocemente zone lontane e magari inaccessibili da terra, con quelle di una terrestre in termini di autonomia e raggio operativo. I piccoli elicotteri, dotati di telecamere e ricevitori dei segnali di soccorso sono in grado di volare autonomamente, eventualmente opportunamente tele operati dal soccorritore. Questo consentira’ di estendere il raggio di ricerca intorno alla posizione del soccorritore. Anche l’aereo ad ala fissa sara’ dotato di telecamere e ricevitori di soccorso (cellulari e beacon signals), ma avra’ il compito di supervisionare una zona piu’ ampia, ricostruendo la mappa 3D a complemento delle informazioni dei piccoli elicotteri, il cui raggio d’azione e’ confinato intorno del soccorritore.
Il progetto prevede anche al suo termine un’attivita’ dimostrativa dei risultati di ricerca e della piattaforma tecnologica presso il “testing site” dell’istituto “Swiss Avalanche Research Institute” dell’ETH di Zurigo, uno dei partner del progetto, che mettera’ a disposizione le proprie strutture presso Valle’e de Sionne. Oltre all’istituto svizzero, Sherpa riunisce universita’ di tutta Europa – l’Universita’ di Napoli Federico II, la svedese Linkopings Universiteit, l’Universita’ di Brema, l’universita’ di Twenete e la Katholieke Universiteit di Leuven. Fanno parte del consorzio anche due piccole e medie imprese e il Club Alpino Italiano. Il progetto finanziato dall’Ue, che durera’ 4 anni, costera’ complessivamente oltre 11 milioni di euro.