Le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna dei componenti della Commissione Grandi Rischi per il terremoto dell‘Aquila, sono state depositate in questi giorni.
Il 22 ottobre dello scorso anno il Palazzo di Giustizia dell’Aquila ha emesso una sentenza storica condannando a sei anni di detenzione per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime i sette componenti della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.
Tutti scienziati di chiara fama: Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico della Protezione Civile e professore all’Università di Napoli, Franco Barberi, vulcanologo ed ex sottosegretario alla Protezione Civile, Giulio Selvaggi, direttore del Centro Nazionale Terremoti, Gian Michele Calvi, professore di Progettazione Sismica all’Università di Pavia, Claudio Eva, ordinario di Fisica Terreste all’Università di Genova, Enzo Boschi presidente dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia e Bernardo De Bernardinis, vice capo della Protezione Civile.
Il giudice Marco Billi che ha emesso la sentenza ha dato ragione all’impianto accusatorio del pm Fabio Picuti, secondo cui i sette scienziati condannati non hanno svolto con responsabilità la funzione che lo Stato aveva loro assegnato in quanto componenti della Commissione. Non avrebbero svolto una vera analisi del rischio, sottovalutando i due mesi di sciame sismico che avevano preceduto il terremoto dell’Aquila, facendo passare l’idea che a L’Aquila non vi fosse alcun rischio. Anzi lo sciame sismico sarebbe stato il buon segnale che l’energia in accumulo si stava scaricando.
Questa sentenza ha fatto molto discutere, si è parlato di attacco alla scienza e si è persino tirato in ballo il processo a Galileo Galilei. La giornalista Lisa Iotti di PRESADIRETTA ha seguito tutte le udienze del processo e ha ripercorso tutta la cronaca e gli atti della Commissione Grandi Rischi, dando voce alle ragioni degli scienziati e a quelle dell’accusa in un racconto appassionante che ha al centro un grande interrogativo: sono stati “irresponsabili” gli scienziati chiamati a dire quali avrebbero potuto essere i rischi di un terremoto a L’Aquila o hanno esercitato bene la loro funzione