VULCANO VESUVIO: PROTEZIONE CIVILE AGGIORNA PIANO NAZIONALE DI EMERGENZA

vesuvio13 gennaio 2013 – Si è conclusa la prima fase di aggiornamento dello scenario per il Piano nazionale di emergenza dell’area vesuviana, con la definizione della nuova zona rossa, l’area da evacuare prima che abbia inizio un’eruzione vulcanica sul Vesuvio.

A differenza di quella individuata nel Piano del 2001, la nuova zona rossa comprende oltre a un’area esposta all’invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1) anche un’area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (zona rossa 2).

L’area da evacuare preventivamente è stata individuata sulla base del documento elaborato dal gruppo di lavoro “Scenari e livelli d’allerta” della Commissione Nazionale, istituita nel 2003 per provvedere all’aggiornamento dei piani di emergenza per l’area vesuviana e flegrea.

Questo studio rappresenta il punto di partenza per una revisione completa del Piano di emergenza per il Vesuvio. Il documento, consegnato al Dipartimento della protezione civile, è stato sottoposto al parere della Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico che si è espressa in particolare sulla delimitazione dell’area di possibile invasione di flussi piroclastici.

Il Dipartimento e la Regione Campania, sulla base delle indicazioni della Comunità scientifica, hanno dunque avviato la revisione del Piano di emergenza, ridisegnando i confini della zona rossa. L’area comprende i territori di 25 comuni della provincia di Napoli e di Salerno, ovvero 7 comuni in più rispetto ai 18 previsti dal Piano di emergenza del 2001.

Il 19 dicembre 2012 il nuovo scenario è stato presentato ai comuni della zona rossa dell’area vesuviana per poi essere illustrato alle strutture operative nazionali, l’11 gennaio 2013, nell’ambito di un Comitato Operativo sul rischio vulcanico nella regione Campania.

Questo dossier è dedicato all’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza per il Vesuvio e sarà costantemente modificato per raccontare tutte le fasi che porteranno alla sua ridefinizione. La prima pagina ripercorre il percorso di lavoro della Commissione Nazionale dal 2003 ad oggi; la seconda spiega in sintesi il contenuto del nuovo documento sugli scenari e livelli di allerta; la terza dettaglia la ridefinizione della zona rossa.

NUOVA ZONA ROSSA
zona_rossa_vesuvioLa “zona rossa” è l’area per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione. A differenza di quella individuata nel Piano del 2001, la nuova zona rossa comprende oltre ad un’area esposta all’invasione di flussi piroclastici, definita “zona rossa 1”, anche un’area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (ceneri vulcaniche e lapilli), definita “zona rossa 2”.

Studi alla base della ridefinizione della zona rossa. Il gruppo di lavoro della Commissione Nazionale, incaricata di aggiornare il Piano di emergenza per il Vesuvio ha ridefinito l’estensione dell’area esposta ai flussi piroclastici, rimarcando l’opportunità che i limiti della nuova zona rossa venissero ampliati rispetto al Piano vigente. La Commissione Grandi Rischi-Settore Rischio vulcanico, convocata dal Dipartimento della protezione civile per esprimere un proprio parere in merito, ha confrontato l’area individuata nel documento con i più recenti studi svolti sul tema. In particolare, i risultati del gruppo di lavoro sono stati raffrontati con la linea che individua l’area a media frequenza di invasione da flussi piroclastici tracciata nella pubblicazione scientifica del 2010 di Gurioli et al. “Pyroclastic flow hazard assessment at Somma Vesuvius based on geological record”, ritenendo gli studi sostanzialmente coerenti. Per l’individuazione delle zone esposte ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici, sono stati considerati anche i risultati del Progetto SPeeD che ha combinato l’analisi delle curve di carico del deposito di ricaduta di ceneri con i dati di vulnerabilità delle coperture degli edifici.

Elenco dei comuni in zona rossa. Di conseguenza, la nuova zona rossa è stata ampliata, rispetto a quella prevista nel Piano del 2001, comprendendo i territori di 24 Comuni e tre circoscrizioni del Comune di Napoli. Oltre ai 18 indicati già in zona rossa (Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase), saranno ricomprese le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, i Comuni di Nola, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e l’enclave di Pomigliano d’Arco nel Comune di Sant’Anastasia.

Ridefinizione dei confini della nuova zona rossa. Per la “zona rossa” la strategia operativa generale prevede l’allontanamento preventivo della popolazione prima dell’inizio dell’attività eruttiva: nella prima versione di aggiornamento del Piano nazionale di emergenza definita dal Dipartimento, i 24 comuni e le 3 circoscrizioni di Napoli saranno inclusi interamente nella “zona rossa”, assumendo come riferimento i limiti amministrativi. La scelta del Dipartimento di considerare i limiti comunali – o delle municipalità nel caso di Napoli – è legata alla necessità di integrare informazioni operative di dettaglio che devono essere fornite dal territorio. Per questo, anche in un’ottica di condivisione e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nella pianificazione nazionale, i singoli Comuni, d’intesa con la Regione Campania, potranno proporre per i propri territori confini della nuova “zona rossa” diversi dai limiti amministrativi – mai, però, inferiori rispetto alla delimitazione della “zona rossa 1” – se dimostreranno di essere in grado di gestire evacuazioni parziali delle proprie comunità e, per chi è in zona rossa 2, di aver rafforzato le coperture degli edifici vulnerabili esposti alla ricaduta di depositi piroclastici come ceneri vulcaniche e lapilli.

Il Dipartimento ritiene sia opportuno che i 18 comuni già individuati nel vecchio Piano mantengano i confini amministrativi come perimetro della zona rossa, vista la consapevolezza maturata negli anni da queste comunità di vivere in un’area ad elevato rischio vulcanico e lo sforzo compiuto da alcuni enti locali per adottare opportune misure di prevenzione.

La partecipazione dei comuni e degli enti territoriali all’attività di pianificazione è essenziale: il Piano nazionale di emergenza potrà diventare uno strumento realmente operativo solo quando i criteri e le strategie generali troveranno applicazione in specifici Piani locali. È infatti la conoscenza puntuale degli elementi territoriali che consentirà di realizzare piani comunali contenenti le misure di dettaglio utili alla popolazione e piani di settore per ciascuna delle strutture che sarà chiamata ad operare in una situazione di emergenza.

NUOVO SCENARIO

zona_rossa_colorata_vesuvioL’evento di riferimento. Il documento “Scenari e livelli di allerta per il Vesuvio” consegnato dal Gruppo di lavoro della Commissione Nazionale individua come evento di riferimento per il Piano nazionale di emergenza per il Vesuvio un’eruzione esplosiva sub-Pliniana, confermando quanto già assunto nel Piano del 2001.

Questo scenario prevede:
– la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta diversi chilometri;
– la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell’immediato intorno del cratere e di particelle di dimensioni minori (ceneri e lapilli) anche a diverse decine di chilometri di distanza;
– la formazione di flussi piroclastici che scorrerebbero lungo le pendici del vulcano per alcuni chilometri.

L’attività sismica potrà precedere l’eruzione e accompagnarne le diverse fasi, causando danni particolarmente gravi agli edifici già appesantiti dal carico dei prodotti emessi nella prima fase dell’eruzione.

La scelta dello scenario. Per la definizione dello scenario di riferimento, è stata valutata la probabilità di accadimento di diversi scenari, corrispondenti a tre tipi di eruzioni esplosive (Pliniana con Indice di Esplosività vulcanica VEI=5, sub-Pliniana con VEI=4 e stromboliana violenta VEI=3).

Sulla base degli studi statistici, per il Vesuvio risulterebbe più probabile (di poco superiore al 70%) l’evento di minore energia (VEI=3), tuttavia gli esperti hanno ritenuto che lo scenario di riferimento da assumere dovesse essere un’eruzione esplosiva sub-Pliniana con VEI=4 per le seguenti motivazioni:

– ha una probabilità condizionata di accadimento piuttosto elevata (di poco inferiore al 30%);
– corrisponde ad una scelta ragionevole di “rischio accettabile” considerato che la probabilità che questo evento venga superato da un’eruzione Pliniana con VEI=5 è di solo 1%;
– dati geofisici non rivelano la presenza di una camera magmatica superficiale con volume sufficiente a generare un’eruzione di tipo Pliniano.

Le aree a rischio previste per un’eruzione sub-pliniana, assunta come scenario di riferimento per il nuovo Piano Vesuvio, coprono anche quelle previste per un’eruzione stromboliana, di minore energia.

Tuttavia, si sottolinea che nonostante sia stato individuato come evento di riferimento un’eruzione sub-pliniana, allo stato attuale delle conoscenze, qualora si presentassero fenomeni legati ad una probabile riattivazione, non sarebbe possibile stabilire dall’analisi dei precursori di quale tipo sarà l’eventuale eruzione.

Le aree di pericolosità. Sulla base dello scenario di riferimento e delle aree a diversa pericolosità sono in corso di definizione le tre zone del Piano (rossa, gialla e blu) per le quali sono previste differenti misure operative. E’ già stata tracciata la nuova zona rossa che comprende l’area esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che per le loro elevate temperature e la loro velocità rappresentano il fenomeno più pericoloso per le vite umane (definita “zona rossa 1”) e – novità rispetto al Piano vigente – le aree i cui edifici sono esposti ad un elevato rischio crolli delle coperture per accumulo di ceneri vulcaniche e lapilli (definita “zona rossa 2”). Sono in via di individuazione la zona gialla, che farà riferimento alle aree esposte alla ricaduta di depositi piroclastici, e la zona blu che prenderà in considerazione i fenomeni di alluvionamento e invasione da colate rapide di fango (lahar).